Il non fare della Pa ci costa 4 miliardi - QdS

Il non fare della Pa ci costa 4 miliardi

Carlo Alberto Tregua

Il non fare della Pa ci costa 4 miliardi

sabato 16 Novembre 2013

La burocrazia blocca l’economia

Una quantità eccessiva di personale, costi esorbitanti, tassi elevati di assenteismo fino al 30%, scarso rendimento in tutti i settori, troppi sprechi e una sequela d’inadempienze, con una moltitudine di avventizi in attesa della raccomandazione per l’assunzione, larghi margini di discrezionalità, esasperante lentezza nelle procedure.
Sembra un commento dei nostri giorni. è, invece, la relazione di una Commissione istituita nel giugno del 1962 dal primo Governo di centrosinistra, presieduto dall’onorevole Amintore Fanfani, che aveva come principale riforma quella della Pubblica amministrazione.
Dopo oltre cinquant’anni, nulla è cambiato, salvo che l’economia è andata in picchiata anche per il continuo ricatto della burocrazia, che blocca tutto e che dice sempre “No” in modo da essere compulsata con la richiesta di una favore o di una bustarella.

Il rapporto annuale dell’Osservatorio sui Costi del non fare (Cnf), pubblicato anche quest’anno dell’Agici-Bocconi, determina in 470 miliardi di euro la mancata realizzazione di opere da quest’anno al 2017. Non si tratta soltanto di costi economici, ma anche di mancate realizzazioni, per effetto dell’indolenza, dell’incapacità e della corruzione che albergano nella Pa italiana.
Non c’è verso di smuovere questo moloch, di metterlo al guinzaglio e trasformarlo in un levriero. I dirigenti pubblici di qualunque livello dicono sempre “No”. Non usano i provvedimenti di autotutela e vessano i cittadini, perché il loro lavoro non è improntato al conseguimento del risultato, ma al nulla. Tanto i ricchi stipendi e i premi (non si sa per cosa) vengono accreditati regolarmente sul loro conto bancario.
Sul ricatto della burocrazia, che non si ritiene a servizio dei cittadini ma di sé stessa, siamo più volte intervenuti. Essa fa parte di quell’oligarchia parasovietica, già denunciata dalle colonne del QdS, che considera i cittadini sudditi e non persone alle quali si debba prestare un servizio pubblico secondo disciplina e onore, come prevede l’art. 54 della Costituzione.
Nonostante la legge sulla mobilità, nessun dirigente ritiene di esercitare il suo dovere/potere di spostare i propri dipendenti da una stanza all’altra, da un palazzo all’altro, da un servizio all’altro, con ciò violando la legge dell’efficienza dei servizi pubblici.

 
In Sicilia le cose vanno peggio rispetto al livello centrale. Facendo un rapporto con la stima dell’Osservatorio sui Cnf, si può calcolare che in Sicilia il non fare costi 4 miliardi: vincoli, ritardi, scarsa programmazione, disorganizzazione, inefficienza, assenza di produttività sono le principali cause del non fare.
Il ridicolo di questa faccenda è che tutti questi affossatori che remano contro i siciliani non solo percepiscono stipendi e compensi di almeno un terzo superiori a quelli dei loro colleghi statali e comunali, ma in più ricevono premi rilevanti, che per i dirigenti superano il 30% dello stipendio.
Fare il dirigente e il dipendente regionale in Sicilia è una cuccagna, poco si lavora, tanto si guadagna. Parte di quest’esercito di persone è nullafacente, insufficiente e anche corrotta. Altra parte, per fortuna, è fatta di persone perbene e validi professionisti, che però sono contagiati dai loro cattivi colleghi, mentre dovrebbero reclamare a voce alta la separazione del grano dal loglio.

L’abbiamo scritto più volte e continueremo a farlo: noi siciliani non siamo più in condizioni di pagare lo sperpero e subire l’inefficienza. Non vogliamo più accettare l’estesa corruzione che c’è nella Regione, ma anche in qualche Comune.
è il momento di dire basta e i cittadini, anziché votare per i grilletti, che si sono dimostrati del tutto inconcludenti, devono cominciare a protestare, a immischiarsi nella Cosa pubblica e a partecipare al lavoro delle istituzioni, aprendo banchetti nelle piazze, non per reclamare un proprio diritto, ma per spingere i responsabili pubblici a fare il loro dovere.
Qual è il loro dovere? Quello di fare funzionare la macchina burocratica senza intoppi, senza soste, spendendo quanto strettamente necessario possa servire, mai un euro in più.
In altri termini, i responsabili delle amministrazioni regionale e locali devono comportarsi, né più né meno, col buonsenso del pater familias. Quando non hanno questo buonsenso, i cittadini li devono cacciare a pedate, facendosi dare la voce da quotidiani come il nostro, che hanno la schiena dritta e nessuna preoccupazione di dire la verità.

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