Oggi il ridicolo non uccide più - QdS

Oggi il ridicolo non uccide più

Carlo Alberto Tregua

Oggi il ridicolo non uccide più

mercoledì 20 Novembre 2013
L’aumento considerevole di spazi radio televisivi, con la partecipazione di decine e decine di ospiti, può sembrare utile a far capire meglio ai radio e telespettatori, cioé ai cittadini, le vicende pubbliche italiane.
Ma questa pletora di ospiti fa più quantità che qualità. Infatti, molti di essi non sono qualificati, non sanno di che parlano, oppure parlano in malafede mistificando la verità, capovolgendola e facendo in modo di intossicare l’informazione per carpire la buona fede degli ascoltatori.
Il guaio peggiore di questo scenario è che i giornalisti e i conduttori, non avendo sovente sufficiente preparazione sulle materie di cui parlano, non bloccano le esternazioni esondanti di tanta gente, con la conseguenza che dalle loro bocche esce un profluvio di parole senza senso concreto: cioé a dire una fiera di parole, il nulla in vetrina. Sono in pochi i partecipanti che parlano per concetti, in modo chiaro e semplice con l’intento di far capire agli uditori ciò che vogliono dire.

Il grave della situazione è che la gente ha perso il senso del ridicolo, quasi nessuno è capace di autoironia, molti si prendono sul serio ed altri si scambiano i favori dell’autoreferenzialità. è vero che la democrazia consente, anche agli ignoranti, ai cialtroni e ai delinquenti di proporsi ai cittadini. Molti di loro, improvvidamente, approdano anche nelle Istituzioni centrali, regionali e comunali, col risultato che inizia una serie infinita di imbrogli e di sottrazioni alle casse pubbliche di risorse destinate ai portafogli privati.
Oggi il ridicolo non uccide più. Una volta chi aveva vergogna nel commettere un atto contro la cosa pubblica arrivava anche a suicidarsi; ai nostri giorni, se un responsabile pubblico non ha ricevuto almeno un avviso di garanzia non ha la carriera assicurata, fermo restando che vi sono tante persone oneste e capaci.
Il linguaggio è sempre più importante perché cerca di colpire la fantasia di chi ascolta, ma non può essere linguaggio senza una dirittura morale secondo la quale occorre dire la verità, fino in fondo, e non imbrogliare i cittadini, né illuderli. Anzi, quando un responsabile pubblico riceve la richiesta di un favore, dovrebbe rispondere con fermezza che egli è al servizio di tutti i cittadini e non di quello che gli sta chiedendo il favore, pertanto la risposta deve essere fermamente negativa.

 
Nascondere la verità e dire al suo posto menzogne è un comportamento da vili. I giornalisti che interpellano costoro, memori del loro codice deontologico, dovrebbero smascherarli sull’istante, senza alcuna esitazione. Quando non lo fanno diventano conniventi e complici, con la conseguenza che non possono protestare quando poi sono oggetto di prepotenze e soverchierie.
Se le cose stanno così, invitiamo qualcuno a smentire, cosa si può fare per cambiarle, in modo da rientrare nel binario della correttezza collettiva, che consenta ad ogni parte sociale di fare il proprio ruolo senza invadere il campo altrui? Bisogna che le persone per bene, colte e generose, profondano nel sistema Paese la loro parola espressa, come si diceva, per concetti, pulita, nitida o, come si afferma nel mondo anglosassone, no frills (senza fronzoli).
Stabilire un obiettivo e andarci diritto, senza deviazioni.  Chi ondeggia lo fa per incapacità o per malafede.

La vanità, si sa, è un vizio morale. sentirsi potenti è ancora peggio perché si considerano gli altri come se stessero più in basso. Il senso di onnipotenza ha perso molti grandi uomini, è noto, ma anche tanti piccoli uomini (e donne) che non avevano capito come, invece, bisogna essere umili, sapere di non sapere ed essere disponibili continuamente ad imparare e a crescere, fino all’ultimo respiro.
Chi si loda si imbroda, ma anche chi loda gli altri ingiustamente commette un reato morale. Qualcuno sostiene che bisogna essere cauti nella critica e generosi nella lode: dissentiamo. Bisogna criticare il giusto proponendo soluzioni a soluzioni in modo che prevalga quella più efficace e non essere generosi nel lodare, anche sbrodolando, ma dare, invece, il giusto riconoscimento al merito vero ed effettivo.
Il pavone fa la ruota ma la persona umana colta e intelligente non deve farla mai. Piuttosto deve avere consapevolezza dei propri mezzi ed anche della propria microscopica dimensione. Ognuno di noi faccia il possibile, in relazione alle proprie forze, ma non ipotizzi di intraprendere una strada che ha un obiettivo irragiungibile. Sognare, si, ma con i piedi per terra.

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