Redditi, siciliani tra i poverissimi con le addizionali Irpef più salate - QdS

Redditi, siciliani tra i poverissimi con le addizionali Irpef più salate

redazione

Redditi, siciliani tra i poverissimi con le addizionali Irpef più salate

venerdì 29 Novembre 2013

Dati Mef: siamo al quinto posto su scala nazionale quanto a contributi derivanti dall’addizionale regionale. L’imponibile nell’Isola è pari a 20.996 € contro i 23.482 € della media italiana

PALERMO – Mentre il reddito imponibile, tanto in Sicilia quanto nel resto della Penisola, è pressochè fermo, l’imposta Irpef continua a correre alla maniera di un treno lanciato giù per un pendio. Questa è la fotografia scattata dal dipartimento dell’Economia e delle Finanze (Mef) sui redditi imponibili del 2011.
Il reddito medio rilevato in Sicilia in base alle dichiarazioni dei redditi 2012, facente capo all’anno di riferimento 2011, è pari a 20.996 euro, ben al di sotto della media nazionale che si attesta a 23.482 euro. L’Isola si colloca fra le sei regioni con reddito medio imponibile più basso d’Italia. Peggio di noi fanno Abruzzo, Puglia, Molise, Basilicata e soprattutto la Calabria, cenerentola d’Italia con un reddito imponibile fermo a 19.842 euro.
Proprio come anticipato in apertura, la crescita del reddito imponibile è quasi impercettibile; infatti, rispetto al dato del 2010, la Sicilia registra un incremento che si arresta allo 0,75% contro l’1,04% nazionale.
Nonostante la crescita dei redditi imponibili si muova con inesorabile lentezza, possiamo notare come il peso fiscale che grava sulla Sicilia è decisamente considerevole, tanto da annoverare l’Isola tra le cinque regioni da cui proviene il grosso dell’addizionale regionale su scala nazionale (in totale si arriva al 56%). è la Lombardia a versare la fetta più consistente con una percentuale che si attesta al 20% del totale nazionale, seguita da Lazio (12%), Emilia Romagna (10%), Campania (8%) e Sicilia (6%).
In realtà sarebbe più opportuno parlare di addizionali, al plurale, in quanto sui cittadini ne pesano due: regionale e comunale. In Sicilia l’aliquota dell’addizionale regionale all’Irpef è dell’1,73%, maggiorata dello 0,5% rispetto all’aliquota base e rimasta invariata per gli anni d’impostata 2011 e 2012. Anche nel 2014 – a meno di clamorosi dietrofront – dovrebbe rimanere uguale. Il Governo regionale, infatti – dopo un lungo tira e molla con il Mef, ha ottenuto di utilizzare un miliardo di euro destinato a coprire il deficit sanitario della Regione per ripianare i debiti con le imprese. Grazie a questa concessione non sfrutterà il Decreto attuativo del federalismo fiscale, il quale prevede la facoltà di ulteriori aumenti dello 0,6% a partire dal prossimo anno.
Scongiurata quella che sarebbe stata una vera e propria mazzata, i siciliani restano comunque tra i cittadini che pagano di più: in media 398 euro pro capite contro la media nazionale di 359 euro secondo le ultime stime della Uil riferite all’anno 2012-2013. Ma non finisce qui. A questo salasso bisogna aggiungere, come dicevamo, le addizionali comunali che in alcune città in difficoltà finanziaria, come Palermo e Messina, sono schizzate al massimo (lo 0,8%). Qui i contribuenti versano in media 184 euro pro capite ai Comuni, che sommandosi ai balzelli regionali fanno lievitare il conto fino a 582 euro.
Scorrendo la classifica – diffusa dalla Uil – sulle addizionali, inoltre, ci accorgiamo che le Regioni che si ritrovano a pagare di più sono proprio quelle che registrano i redditi imponibili più bassi. Nel 2012 così come nel 2013, i cittadini di Calabria, Molise e Campania si sono ritrovati a versare – soltanto di aliquote regionali – ben 467 euro.
Lanciando uno sguardo al passato, il Mef rileva come le addizionali pagate nel 2012 sui redditi del 2011 abbiano subìto un rincaro del 27,5% rispetto a quelle versate nel 2008 in riferimento ai redditi del 2007. L’imponibile, invece, nel quinquennio 2007-2011, ha acquisito una flessione positiva di solo il 3,43%: la crescita dell’Irpef è, dunque, 8,3 volte superiore rispetto all’incremento dell’imponibile.
Un andamento che di fatto sprigiona i suo effetti più devastanti nelle regioni del Sud, dove i redditi sono più bassi e crescono in media più lentamente di quelli del Nord. E come se non bastasse l’imposizione che vessa i cittadini del Mezzogiorno è spesso e volentieri la più alta.
 

La parola chiave – Irpef

Il reddito imponibile per le persone fisiche è il reddito complessivo al netto, cioè il reddito da cui vengono detratti le ritenute previdenziali e assistenziali e gli altri oneri deducibili.
Entrando più nel dettaglio, per le persone fisiche residenti il reddito imponibile è la somma di tutte le tipologie di reddito prodotto in Italia (redditi di lavoro dipendente, reddito di lavoro autonomo, reddito d’impresa, reddito di capitale e reddito diverso). Costituisce invece il totale del solo reddito prodotto in Italia da cui vengono detratti una serie di oneri deducibili per le persone fisiche non residenti.
è su tale cifra che si pagano l’Irpef e le addizionali regionali e comunali. L’Irpef, altrimenti detta imposta sul reddito delle persone fisiche, è un’imposta progressiva in quanto colpisce con aliquote che dipendono dagli scaglioni di reddito. I soggetti interessati al pagamento sono le persone residenti sul territorio italiano, i non residenti che abbiano prodotto redditi in Italia e i soggetti passivi impropri, cioè le società di persone.


Antonio Leo e Serena Grasso

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