I tre maggiori partiti senza capi in Parlamento - QdS

I tre maggiori partiti senza capi in Parlamento

Carlo Alberto Tregua

I tre maggiori partiti senza capi in Parlamento

sabato 30 Novembre 2013

Nel caos, regnano i privilegiati

E così la molto annunciata decadenza di Berlusconi è un fatto. Ora, il Movimento 5 stelle ha un capo riconosciuto che non è voluto entrare in Parlamento, cioè il comico genovese Beppe Grillo. Dopo l’8 dicembre, è molto probabile che anche il capo del Pd sia Matteo Renzi, anch’egli non presente in Parlamento. Berlusconi, padre-padrone di Forza Italia, non è più in Parlamento.
Si è realizzata un’altra anomalia italiana. Nelle democrazie che funzionano, di solito, il capo di un partito diventa anche primo ministro ed è in ogni caso parlamentare.
Sia bene o sia male, questa situazione italiana non è facile da distinguere, ma una cosa è certa: la Babele nelle istituzioni nazionali, regionali e comunali ha raggiunto livelli che non hanno riscontro nei decenni precedenti. Insieme alla Babele, anche la corruzione si è estesa a macchia d’olio. Tutti i casi che emergono ogni giorno non sono che una minima testimonianza, quasi la punta dell’iceberg.

In questo caos generale, i privilegiati straguadagnano. Vespa ha un contratto di 6,3 mln €, Fazio un contratto di oltre 2,5 mln €, Radio Radicale prende 10 mln € l’anno di contributo a fondo perduto non si sa bene perché, indipendentemente dagli ascoltatori che sono i soliti quattro gatti.
Nel Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro), sono state distribuite 104 consulenze a singole persone per l’ammontare di 2,262 mln €. Ha fatto contratti di ricerca a società per oltre 2 mln €. Al presidente Marzano vanno 213 mila € l’anno, mentre gode di un vitalizio parlamentare di altri 60 mila € lordi.
Questi pochi esempi si possono moltiplicare per mille o per diecimila, tanto nessuno controlla e anche quando questo accade, le barriere difensive dei privilegi si ergono alte e impediscono ai privilegiati di diventare cittadini normali.
In Italia, si è persa la bussola dei valori. Cosicché tutto è ammesso e ammissibile, nessuno fa l’esame di coscienza e, invece, occorrerebbe che si parlasse di meno e si seguissero di più quei valori che sono il fulcro di una società democratica: solidarietà, verità, rigore, crescita, trasparenza, merito e responsabilità.

 
Solo seguendo tali valori si può pensare di rimettere in rotta questa nave che è sballottolata fra i marosi, e che senza un capitano degno di questo nome e una ciurma legata da obiettivi comuni non può che peggiorare.
Leggevo, qualche giorno fa, un’intervista rilasciata da Tony Blair, uscito definitivamente dalla scena politica e diventato consulente di oltre venti governi. Intanto è vivo il suo esempio di aver agito nell’interesse del popolo britannico nel corso di un  periodo durato 13 anni, fra il 1994 e il 2007, quando lascia contestualmente la guida del partito e quella del governo.
Blair è stato un esempio di chi ha tirato dritto per la sua strada rifondando il Labour Party e continuando sul solco tracciato dalla Thatcher, pur ampliando la sfera di interventi nel versante della solidarietà. Ci auguriamo che Matteo Renzi divenga il Blair italiano.
***
Quali sono stati gli elementi di successo dell’ex leader laburista? Concentrarsi e puntare ai risultati, lasciando da parte tutte quelle funzioni deleterie di una politica parlata e non fatta di decisioni e di azioni.
Blair sostiene che occorra aumentare la circolazione delle idee, come fonte di ricchezza per trasformarla in progetti e realizzazioni. L’azione politica deve servire da guida a questo processo. Essa deve essere programmata in tempi stretti e puntare direttamente agli obiettivi, esattamente come avviene nel settore privato.
Tuttavia, le azioni devono essere inserite in un quadro strategico che riformi le situazioni cristallizzate dalle quali traggono vantaggi solo pochi privilegiati.
Dice Blair che i social network hanno aumentato fortemente l’interazione fra eletto ed elettore, ma questo fatto crea un maggiore controllo del secondo sul primo. Perciò il bravo politico, quando viene eletto perché al massimo della popolarità, deve fare le riforme che non potrà più fare via via che passa il tempo perché la conseguente impopolarità lo renderà inviso ai cittadini.
Guardare fuori dalla finestra alle volte serve per tenere meglio in ordine la propria casa. Meditiamoci.

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