Assistenza disabili, dopo le proteste la Regione rassicura le famiglie - QdS

Assistenza disabili, dopo le proteste la Regione rassicura le famiglie

Desiree Miranda

Assistenza disabili, dopo le proteste la Regione rassicura le famiglie

venerdì 06 Dicembre 2013

Lucia Borsellino ha chiarito che i familiari dei soggetti semi assistiti non devono partecipare alle spese. L’assessore alla Salute ha garantito l’integrità degli assegni di accompagnamento

PALERMO – Avrebbero potuto rischiare di rimanere a casa bloccati senza che nessuno potesse occuparsi di loro giorno e notte (come avrebbero bisogno) alcuni disabili siciliani, ma a seguito di una serie di proteste e di una specifica dell’assessore regionale alla Salute Lucia Borsellino, l’allarme è rientrato.
Al centro della vicenda i disabili che godono di assistenza semi permanente in centri specializzati convenzionati. Si tratta di ragazzi che non sono autonomi, per lo più con disabilità mentali o fisiche, che la mattina vengono prelevati a casa dagli addetti che li conducono nei centri in cui svolgono una serie di attività educative e ludiche in compagnia di altri ragazzi con problemi simili. Al pomeriggio, poi, vengono riaccompaganti a casa dove vengono accuditi dalle famiglie così come durante il fine settimana.
Con il decreto dell’asssessorato alla Salute approvato a inizio settembre e pubblicato nella Gazzetta ufficiale della Regione siciliana il 4 ottobre, però, si definiscono le regole in merito alla “compartecipazione delle famiglie ai costi delle prestazioni riabilitative psico-fisiche-sensoriali in regime residenziale e semi-residenziale”. Con questo provvedimento si chiede quindi ai nuclei familiari come ai Comuni di residenza, di contribuire alle spese sanitarie per i propri figli che necessitano cure specifiche facendo riferimento a norme e accordi di legge “per il perseguimento dell’equilibrio economico del servizio sanitario regionale”.
In particolare è l’articolo 2 ad avere allarmato le famiglie siciliane. In questo infatti si legge che “la retta dovrà essere corrisposta interamente dall’Asp al centro di riabilitazione convenzionato. L’Asp provvederà successivamente a rivalersi nei confronti del Comune di residenza dell’assistito per il recupero della quota a carico dell’ente locale. I soggetti invalidi civili beneficiari di ‘assegno di accompagnamento’ sono tenuti alla corresponsione dell’assegno medesimo mentre la restante parte della quota di compartecipazione rimane a carico del Comune”.
Regole uguali per tutti: per i disabili ospitati in appositi istituti in modo residenziale, ovvero tutto il giorno, e per quelli che ricevono assistenza semi-residenziale. Lo specifica il titolo del decreto. Se però per i primi la situazione con il nuovo decreto non cambia perché non ricevono personalmente, già adesso, l’assegno di mantenimento, per gli altri la situazione è ben diversa.
Ecco perché dunque sono scattate le proteste e sono stati inviati molti reclami all’assessore Borsellino, nonché ipotizzate azioni legali.
“Mio figlio non è autonomo, deve sempre essere accompagnato da un adulto, ma anche lui ha diritto ad andare al cinema o al mare ad esempio, e l’assegno serve anche a questo”, afferma Rita D’amico, mamma di Giovanni, disabile di 31 anni. “Ha una sindrome genetica che lo ha lasciato a un’età mentale di un bambino, non è autonomo”, spiega la madre. Ogni mese riceve 750 euro di contributo per il figlio, “soldi importanti perché mio figlio non è un cittadino di serie B e invece così viene trattato. Lotto da sempre per i diritti di mio figlio, ma sono stanca. La disabilità in questa società non viene capita, figuriamoci aiutata”. Questo lo sfogo almeno fino a quando, insieme con altri genitori, non ha ricevuto le rassicurazioni dell’assessore Borsellino.
Dopo poco un mese dall’emanazione del decreto regionale dell’assessorato alla Sanità, arriva da parte dell’assessore Lucia Borsellino una specifica che tranquillizza molti genitori in ansia per il futuro dell’assistenza ai propri figli disabili.
Con riferimento al decreto del 2 settembre quindi “si precisa che la corresponsione dell’assegno di accompagnamento da parte dei soggetti invalidi civili è limitata esclusivamente alla tipologia di prestazione resa in regime di internato”, fa sapere l’assessore. Informazione che lei stessa ha dato ad un gruppo di genitori che ha incontrato in audizione lo scorso 20 novembre. Tra queste Rita D’amico che si dice “soddisfatta perché ha modificato l’errore”.
“Rimane ancora l’errore relativo a chi vive in istituto”, fa notare. Nel decreto infatti, tolto il riferimento a chi riceve assistenza parziale, rimane quello a chi vive in convitto e che già adesso non riceve l’assegno personalmente. Nulla cambia invece nei criteri di compartecipazione per i Comuni, gli unici, a quanto pare, a cui si riferisce la compartecipazione.

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