Lo stile di vita salva la vita - QdS

Lo stile di vita salva la vita

Carlo Alberto Tregua

Lo stile di vita salva la vita

mercoledì 11 Dicembre 2013
È diventato di moda, in quest’era salutistica, il consiglio, ripetuto anche da medici, che bisogna avere un buono stile di vita. Ma poi, quando è il momento di tradurre tali stili di vita, si crea una certa confusione. Vediamo di fare chiarezza usando un poco di buon senso.
Tu sei solo colui da cui io tolsi lo bello stilo che m’ha fatto onore (Dante). Nella retorica medievale si distinsero tre stili: alto, mezzano e umile, ovvero tragico, comico, elegiaco. Vi è lo stile omerico, ariostesco, ciceroniano, tacitiano. Vi è poi lo stile musicale, per esempio di Beethoven o di Wagner. Nel linguaggio odierno lo stile è il carattere individuale dell’opera d’arte, da distinguersi dal gusto che riguarda l’insieme di preferenze culturali e figurative. Nel nuoto vi è lo stile libero. Stile si riferisce anche a costume, a consuetudine, a modo abituale di comportarsi.
Dopo questi lapidari esempi ritorniamo allo stile di vita da cui siamo partiti, che è quell’insieme di comportamenti per mantenersi in buona salute psichica e fisica.

Mens sana in corpore sano. Se il corpo non funziona, difficilmente l’intelligenza che governa il cervello riesce a fargli fare quello che dovrebbe, da cui nasce l’imperativo di tenere il corpo in buona salute e da lì il consiglio di avere un buon stile di vita. Vediamo di dare qualche piccolo consiglio sotto questo titolo.
Innanzitutto bisogna acquisire un modo di vedere positivo, secondo il quale affrontare tutti i problemi che ci capitano, giorno dopo giorno, trovandone le soluzioni. E quando non si trovano, senza arrendersi mai, tentare e ritentare. Non è detto che vi si riesca, ma bisogna evitare, quando si cade, di non rialzarsi prontamente.
Poi alcune semplici regolette: bere due litri d’acqua al giorno, camminare per venti minuti, fare ginnastica per almeno un quarto d’ora, dormire e lavorare almeno otto ore al giorno  e utilizzare la domenica per l’ozio creativo.
La regoletta per il vitto è semplice: legumi, cereali, frutta, verdura, pesce, un buon piatto di pasta alla settimana e un bicchiere di vino rosso. Il fumo di pipa o toscanello, una volta al giorno, fa sicuramente bene, come bene è zin zin un paio di volte la settimana.

 
La preoccupazione che hanno molte persone non è morire, ma soffrire. Sembra banale, ma è poi il cuore della fine della carne. Avere la fortuna di morire in ottima salute, sosteneva Ettore Petrolini (1884-1936). combacia col famoso detto di Marcello Marchesi, umorista e battutista, morto nel 1978, a sessantasei anni: l’importante è che la morte ci colga vivi. Gli faceva eco Vincenzo Caldarelli: morire, non farsi ghernire dalla morte.
Questi ragionamenti ci portano al dilemma sulla libertà di ciascuna persona di porre fine alle sofferenze, talvolta atroci, causate da malattie anche incurabili, e fra queste sofferenze vi sono anche quelle mentali e psicologiche.
Si pone il dilemma fra la libertà di decidere di porre fine alla propria vita e il divieto di privarsene in quanto essa è stata dono di Dio.
Su questo dilemma sono stati scritti fiumi di pagine e non crediamo che vi sia una risposta. Forse, l’unica è che ognuno si regoli secondo la propria coscienza.

Joseph Conrad (1857-1924) sosteneva che ognuno deve dar conto solo alla propria coscienza e a nessun altro. Concordiamo, perchè il Creatore ci ha dotato del libero arbitrio con il quale possiamo scegliere fra il bene e il male, fra il giusto e l’ingiusto.
Avere un buono stile di vita non è solo mantenere in salute il proprio corpo, ma far sì che il nostro spirito stia in pace senza costringerlo a capriole o a farlo assistere a comportamenti inadeguati o, peggio, nel versante del male.
La testimonianza di ognuno di noi si dimostra durante tutto il corso della vita. Difficilmente qualcuno può apparire ciò che non è quando arriva alla parte finale. Se ancora ci ricordiamo di tanti illustri personaggi, accade perché ne leggiamo ancora i testi, ne ascoltiamo la musica, ne vediamo sculture e quadri o pezzi di architettura.
Testimonianze indelebili che ci dicono chi è stato chi, cosa ha fatto e come si è comportato.

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