Siciliani all’estero, l’altra Isola “Una risorsa da non disperdere” - QdS

Siciliani all’estero, l’altra Isola “Una risorsa da non disperdere”

Antonio Leo

Siciliani all’estero, l’altra Isola “Una risorsa da non disperdere”

venerdì 13 Dicembre 2013

L’organizzazione da 45 anni cura i rapporti con le comunità isolane sparse per tutto il pianeta. Intervista a Domenico Azzia, presidente dell’associazione “Sicilia mondo”

CATANIA – “I siciliani nel mondo sono 7-8 milioni, ma un dato certo è impossibile da calcolare”. C’è una Sicilia più grande di quella bagnata dal Mediterraneo, che esula dai confini insulari: è l’Isola che non c’è dei conterranei che hanno varcato lo Stretto o le colonne d’Ercole in cerca di fortuna.
L’avvocato Domenico Azzia, da oltre 45 anni impegnato con la sua associazione “Sicilia mondo” a tenere insieme le fila della diaspora sicula, è il decano e custode di un piccolo mondo antico. Quello delle comunità isolane sparse tra le Americhe e la vecchia Europa, tra il Continente “nero” e quello nuovissimo, l’Oceania. Sono 150 le associazioni che fanno parte del suo network, alcune arrivano a contare 2.000 iscritti: un social vecchia maniera nato molto prima che arrivassero Facebook, Twitter e compagnia bella. Nel lontano 1967, Azzia lanciò “Catanesi nel mondo”, un embrione di quello che poi sarebbe diventata l’attuale associazione, trait d’union per gli etnei emigrati nel triangolo industriale del Nord Italia e da lì in Europa. Da allora ha girato in lungo e largo il mondo alla scoperta delle più sparute comunità sicule.
“Sono stato 17 volte negli Stati Uniti, decine in Sudamerica, cinque in Oceania”, ci racconta senza nascondere una punta di soddisfazione. E ci mancherebbe. Il suo studio è un museo, pieno di cimeli che trasudano anni di viaggi e di chissà quante storie. La chiave di Detroit, la nomina a sceriffo del New Jersey, il riconoscimento quale uomo dell’anno di New York e di altre città Usa, nonché i numerosi convegni con i quali ha cercato di mantenere viva l’identità dei siciliani espatriati. Sono soltanto alcune delle esperienze di questo uomo di 89 anni, che ha dedicato la sua vita ai corregionali in terra straniera. E che continua a battersi perché le istituzioni capiscano quanto possano essere importanti per lo sviluppo economico. “La rabbia – spiega l’avvocato – è che non si fa niente per i siciliani che vivono fuori, mentre sono una grande risorsa, molti di essi occupano posti di responsabilità. Bisognerebbe investire per farli tornare nella loro terra d’origine”. La sua sembra una battaglia solitaria, come Don Chisciotte contro i mulini a vento.“La Regione non ha capito l’importanza di una rete mondiale di siciliani, ha addirittura cancellato quegli articoli della Legge finanziaria che davano un piccolo contributo alle attività. Il presidente della Regione si muove soltanto per l’Isola, come se questa finisse dove inizia il mare. L’altra Sicilia – quella più numerosa – viene trascurata, sprecando così una grande risorsa. Specialmente economica: immaginate una rete di persone che vuole venire in Sicilia o che intende avviare rapporti con le imprese siciliane. È un patrimonio immenso”.
Ma cosa fa in poche parole “Sicilia mondo”?
“Sicilia mondo è un’associazione socio-culturale che cura i rapporti con i siciliani all’estero. Per avere un’idea noi siamo 5 milioni e 100 mila abitanti nell’Isola, fuori ce ne sono da 7 a 8 milioni tra naturalizzati, oriundi e discendenti (terza e quarta generazione). Allo stato attuale, siamo collegati con 150 associazioni con le quali ci sentiamo nella quotidianità: abbiamo sostituito in tutti questi anni quello che avrebbero dovuto fare lo Stato e la Regione. Senza di noi questo rapporto si sarebbe perduto, abbiamo impedito che i nostri corregionali si facessero assimilare dalla cultura locale, dimenticando l’identità di appartenenza”.
In quanti Paesi ci sono siciliani?
“Dovunque, anche in Cina ci sono comunità”.
Secondo l’ultimo rapporto della Fondazione Migrantes, la Sicilia, con quasi 700.000 cittadini residenti, è la prima regione di origine degli italiani all’estero.
“Il nostro gruppo è di gran lunga il più numeroso. Bisogna pensare che in Sicilia una persona su quattro ha un parente che è emigrato, una percentuale altissima. Se gli oriundi, i naturalizzati e i discendenti sono 7-8 milioni, ce ne sono oltre 700 mila con passaporto e cittadinanza italiana. Se quest’ultimi votassero tutti potrebbero prendere i 90 seggi della Regione. Certo dovrebbero votare qua, perché non c’è un voto per corrispondenza”.
E se un deputato regionale proponesse un disegno di legge per far votare i siciliani all’estero?
“Non farebbe niente di straordinario, solo che servirebbero i soldi per rimborsare il viaggio”.
Non potrebbero esprimere il voto tramite i Consolati?
“No, non si può fare: ci vorrebbe una legge a parte. Una volta, per gli immigrati in Europa che tornavano qui a votare, venivano rimborsate le spese di viaggio. Ma ormai non si fa più”.
Recentemente ha chiesto l’istituzione di un osservatorio permanente degli Italiani all’estero. Di cosa si tratta?
“ Come membro del Consiglio generale degli italiani all’estero ho presentato un ordine del giorno – approvato all’unanimità dall’assemblea – con il quale abbiamo chiesto al Governo di istituire un Osservatorio per monitorare e guidare le nuove generazioni che si trovano all’estero, sensibilizzando la rete consolare. Un organismo che raccolga tutte le domande per dare la sensazioni ai giovani che non sono soli, che l’Italia non li abbandona”.
Qualche anno fa ha lanciato il social network dei siciliani “eccellenti”. In cosa consiste?
“Si tratta di un network dei talenti che si sono affermati e che occupano posti di responsabilità nel mondo. Oggi abbiamo 140 iscritti: lo scopo è che questi conterranei si conoscano fra di loro. Siamo convinti che attraverso queste sinergie potrà nascere una risorsa per la Regione. L’anno scorso con un piccolo finanziamento ho portato qui a Catania dieci di loro”.
Lei che tiene il polso dei siciliani nel mondo, c’è voglia da parte loro di ritornare?
“Tutti vogliono ritornare. Soprattutto nei giovani c’è un grande desiderio di conoscere l’Isola. Gli anziani andavano là, spesso non sapevano né leggere né scrivere, e addirittura negavano di essere italiani. Ora le nuove generazioni vogliono riscoprire le loro origini. Ma non c’è nessuna iniziativa che li porti qui. Per questo, come Sicilia mondo, abbiamo proposto una serie di attività culturali che possano coinvolgere le comunità straniere. La Regione si è riservata di decidere, siamo in attesa di una risposta”.
Dall’alto della sua esperienza, oggi dove consiglierebbe di andare a un siciliano per trovare fortuna?
“In Oceania, è una terra grandissima ancora ricca di opportunità”.

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