Vietare agli Enti pubblici la partecipazione a Spa - QdS

Vietare agli Enti pubblici la partecipazione a Spa

Carlo Alberto Tregua

Vietare agli Enti pubblici la partecipazione a Spa

venerdì 13 Dicembre 2013

Cancellare tutte le società pubbliche

Uno degli impegni che ha assunto Matteo Renzi, dopo la clamorosa messa di suffragi, oltre 1.600.000, a lui diretti, è quello di tagliare la spesa pubblica improduttiva. Se è vero, da subito, bisognerà azzerare tutte le Province, accorpare i Comuni sotto i 5.000 abitanti, tagliare 1 miliardo di costi della politica e, soprattutto, eliminare le oltre 8.000 partecipate che hanno costituito in questi 20 anni il più nefando serbatoio clientelare di una classe politica che ha fondato la raccolta del consenso su favore e raccomandazione.
Le partecipate pubbliche, regionali e comunali, sotto forma di società per azioni, hanno avuto il grande vantaggio di consentire l’assunzione di personale senza i vincoli dell’art. 97 della Costituzione, cioè l’obbligo di passare attraverso la selezione concorsuale.
Inoltre, sono stati piazzati nei Cda i politici trombati e tanti altri raccomandati cui dare un’indennità o un compenso (nel caso dei presidenti auto di servizio, segretarie e altro). Tutto ciò senza recare alcun vantaggio ai cittadini.
Oltre 50.000 persone, compresi i revisori dei conti, girano attorno a questo verminaio. Mentre tutti i servizi potrebbero tranquillamente essere gestiti da Regioni e Comuni con propri dipartimenti e proprio personale, notoriamente in esubero, soprattutto nelle regioni del Centro-Sud.
Io ho votato ancora una volta per Renzi (l’avevo già fatto anche quando era dato per perdente contro Bersani) e mi aspetto che il Pd da lui guidato dia una forte accelerazione  all’azione di governo senza più cincischiamenti.
Il sindaco di Firenze troverà forti resistenze nell’ala sinistra-sinistra del suo partito, cioè i vecchi comunisti rappresentati da Cuperlo, che però è stato sonoramente sconfitto con quel piccolo 17%.
Renzi troverà resistenze nei gruppi parlamentari quando vorrà potare i privilegi. Cosicché la sua vita politica non sarà né semplice né facile. Eppure non ha scelta. Se vuole vincere le elezioni europee, in questi cinque mesi dovrà dimostrare che la musica è cambiata, che il Paese può ribaltare il tran-tran e avviare la sua profonda modernizzazione per essere competitivo a livello internazionale.
 
Il secondo semestre 2014 di presidenza italiana dell’Ue non deve essere un bavaglio, bensì un’opportunità. Proprio in quel periodo il presidente del Consiglio in carica (non importa che sia Letta o un altro) dovrà spingere sull’acceleratore europeo non già per diminuire l’equilibrio dei conti di ogni Paese membro, bensì per consentire che dalla spesa corrente vengano portate fuori le spese di investimento.
Ma il rigore deve rimanere per intero se si vuole che il Pil italiano cresca in linea con la media europea. Nelle attuali condizioni, invece, esso sarà dimezzato.
Va da sé che Renzi incontrerà difficoltà con il gruppuscolo di Alfano, perché tagliare le unghie ai privilegi significa anche colpire il suo elettorato. Ma se vuole tappare la bocca a Grillo deve obbligare il governo a trovare immediate soluzioni alle giuste istanze dei cittadini, mentre deve dir loro con grande chiarezza quello che non si può fare.

Fra i privilegi ricordiamo quello dei pensionati avvantaggiati a danno dei pensionati veri, argomento su cui scriveremo un prossimo editoriale.
La questione da affrontare domattina è la riforma della legge elettorale in senso maggioritario, possibilmente a due turni, per assicurare governabilità lungo tutta la legislatura quinquennale.
Alfano si è espresso a favore dell’ipotesi del sindaco d’Italia, ma essa comporterebbe una riforma costituzionale troppo lunga. Non resta che il matteum, cioè il mattarellum che mette in palio il proporzionale del 25% in un secondo turno come premio di maggioranza.
è chiaro che la Costituzione necessita di un restyling, ma questo si può fare solo con un governo di legislatura e non con uno raffazzonato che tiene insieme i propri pezzi con la colla.
Non sappiamo se Renzi ce la farà a mettere in atto le sue intenzioni, ma questo ceto politico non dovrà sbarrargli la strada se non vuole suicidarsi. In questo quadro, anche il giovane Angelino può svolgere il suo ruolo.
Qui ci sono due Italie: quella della proposta e quella della protesta (Grillo e Berlusconi). con quest’ultimi si va nel baratro.

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