Patto con il Diavolo per salvare la Sicilia - QdS

Patto con il Diavolo per salvare la Sicilia

Carlo Alberto Tregua

Patto con il Diavolo per salvare la Sicilia

venerdì 27 Dicembre 2013

Vergogna della Regione, 235a in Ue

L’altra notte pensavo a un romanzo scritto da Alberto Pincherle, conosciuto come Moravia, pubblicato da Bompiani nel 1983. Si tratta de La cosa e altri racconti. Fra questi mi sovveniva Il Diavolo non può salvare il mondo.
In breve, si tratta di questo: un vecchio Diavolo conosce un tale, Gualtieri, ai giardini pubblici. Travestito da ragazza bruna e formosa, lo guarda con insistenza, mentre Gualtieri legge un libro. Cerca di attirare l’attenzione dell’uomo e gli chiede di mettere la firma su un foglio (metafora del sesso e del bene). Gualtieri le chiede: Cosa mi dai in cambio? E il Diavolo-bruna formosa risponde: Tutto quello che vuoi.
Scritto il contratto, aumenta il desiderio del Diavolo-bruna di fare l’amore con Gualtieri. Ma appena cominciatolo, scatta la mezzanotte, ora in cui egli comincia a disfarsi per svanire. Il Diavolo ha perso.
È questo il caso in cui il Diavolo può fare e far fare tutto fuorché il bene.

Dopo aver speso 55 anni della mia  vita lavorativa in quest’Isola e dopo avere constatato, con vergogna, che la nostra Regione è al 235° posto della classifica europea, e dopo aver preso atto che le nostre nove province si trovano dall’84° posto al 106° posto della classifica annuale de Il Sole 24 ore, sarei disposto a fare un patto con il Diavolo pur di salvare la Sicilia.
Visto che abbiamo avuto la peggiore classe politica del dopoguerra, come afferma convinto Matteo Renzi, è difficile pensare di cambiare le cose con mezzi terreni.
Ecco perché accordarsi con Satana non sarebbe poi male, se il fine fosse quello di ribaltare questa situazione tremenda in cui si trovano 4,5 milioni di siciliani, dato, invece, che gli altri 500 mila privilegiati stanno molto bene.
Intendiamoci, quando dico che sono privilegiati non voglio riferirmi ai loro redditi, regolarmente tassati e regolarmente guadagnati, bensì alle loro ricchezze accumulate in nero o attraverso l’indebita utilizzazione delle risorse pubbliche provenienti dai sacrifici dei siciliani.
Nella nostra Isola, ribadiamo, vi sono 500 mila privilegiati e 4,5 milioni di siciliani danneggiati. Il fatto è che i privilegiati sono nelle stanze dei bottoni, sia in quelle istituzionali che burocratiche, e manovrano per restare indenni da qualunque riforma verso l’equità.

 
Si tratta, in effetti, di un’oligarchia di tipo sovietico o feudale (l’abbiamo già scritto), che accentra ricchezza e potere in danno del popolo. Costringerla a rinunciare ai propri privilegi è azione estremamente difficoltosa.
Eppure, se vogliamo mettere la nostra Regione in condizione competitiva, in modo da essere concorrenziale a livello europeo e mondiale, non c’è altro da fare che isolare i conservatori, i quali non hanno nessuna intenzione di uscire dalle stanze dei bottoni.
Scacciare i dinosauri della politica, anche con le facce giovani, non significa sostituire i giocatori con altri nella stessa stanza dei bottoni blindata e opaca. Significa, al contrario, demolirne le pareti e sostituirle con vetrate totali che consentano di vedervi dentro e controllare ciò che succede in essa e in tutti i palazzi del potere.

Forse questa è un’utopia, ma leggendo i Doveri di Cicerone e Dei doveri dell’Uomo di Giuseppe Mazzini mi rendo conto che questa utopia è realizzabile.
Le persone perbene della classe dirigente siciliana, che sono in maggioranza, devono mettersi insieme al QdS per scardinare questo dissennato sistema di potere, il cui emblema è stata la ritrosia dei consiglieri regionali a ridursi gli emolumenti, per salvare la Sicilia.
Lorsignori devono capire che la strada del clientelismo e del favoritismo è finita e che devono imboccare quella degli interessi generali, sempre superiori a quelli di parte.
In queste note non riformulo l’elenco delle riforme da fare, più volte pubblicato, ma indico la necessità assoluta di farle subito per tentare di ribaltare la situazione economico-sociale-occupazionale tremenda e anche lo stato di subalternità che i siciliani hanno nei confronti del sistema di potere.
Qui non si tratta di fare un altro M5S che protesta, bensì di creare un movimento di opinione e non un partito politico.
Oppure fare un patto con il Diavolo, come Gualtieri. Tanto il Diavolo non può che vincere.

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