La Santacrisi secondo Einstein - QdS

La Santacrisi secondo Einstein

Carlo Alberto Tregua

La Santacrisi secondo Einstein

mercoledì 08 Gennaio 2014

I bravi vincono sempre

Non pretendiamo che le cose cambino se continuiamo a farle nello stesso modo. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni.
La vera crisi, è la crisi dell’incompetenza. L’ inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c’è merito. è nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze.
Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il  conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa, che  è la tragedia di non voler lottare  per superarla.
Non sono parole mie, ma di Albert Einstein (1879-1955) che sottoscrivo totalmente. Senza saperlo, ho scritto, molto più modestamente, gli stessi concetti esposti dallo scienziato tedesco, naturalizzato americano e autore della teoria della relatività. Analizziamoli.

La prima cosa che emerge è la posizione mentale di chi si affloscia di fronte alle difficoltà, non cerca dentro di sè le risorse per superarle e le soluzioni idonee a risolvere i problemi.
Intendiamoci, non è che la capacità e la vitalità siano spontanee in ogni persona, al contrario, bisogna costruirle giorno dopo giorno su quei pilastri che sono il sacrificio e il sudore. è così che si superano le crisi, la prima delle quali è quella della mancanza di conoscenza.
L’ignorante, infatti, non è nella condizione di capire bene i problemi e, di conseguenza, di trovarne le idonee soluzioni. è bene chiarire ancora una volta che se esiste un problema, matematicamente esiste la sua soluzione. La morte non costituisce problema perché non ha soluzione. Chi sa, quindi, è in condizione di cercare e di attuare soluzioni e, per farlo, oltre alla conoscenza, ha bisogno di una grande tenacia: non arrendersi mai, provare e riprovare, fino a quando non si arrivi al risultato.
Le persone umane non sono tutte uguali. Ci sono quelle vigorose, attive, creative, che hanno una grande voglia di fare, e altre che si lamentano, che si considerano dei Calimeri e che addebitano sempre a terzi le proprie sconfitte e i propri errori.
 

In altre parole, si tratta dei perdenti. Ma costoro non nascono in condizioni di inferiorità, perché tutte hanno lo stesso punto di partenza.
Le istituzioni hanno il compito di consentire ai propri cittadini di avere pari opportunità nel momento in cui acquisiscono i diritti politici, cioè a 18 anni. Poi, la fila si sgrana, come in tutte le competizioni in natura. Chi è più forte e abile va avanti e chi è più debole resta indietro.
Ovviamente, non ci riferiamo a quelle persone che abbiano debolezze fisiche o menomazioni di altra natura. Ci riferiamo a tutte le persone normali. Ognuna di esse dovrebbe avere la consapevolezza che vivere significa anche soffrire e gioire, perché, come scriveva Qoèlet il predicatore: c’è un tempo per ogni cosa (Qo 3, 1-15).

Chi è positivo e guarda con concreto ottimismo al futuro supera le crisi meglio degli altri. Inoltre, contribuisce al cambiamento delle circostanze negative. Perché ciò accada occorre continuamente aggiornare i percorsi e migliorarli, in modo da ottenere risultati più idonei.
In generale, le situazioni di una Comunità e delle persone cambiano se c’è innovazione, se ognuno cerca di crescere e di essere più idoneo alle sfide del futuro. Chi invece resta aggrappato al tran-tran giornaliero non progredisce, resta scontento, ma ancora una volta la colpa sarà degli altri.
Nella vita bisogna lottare, lottare e lottare per superare le difficoltà. Quando due parti negoziano vi deve essere la capacità di ognuna di esporre argomenti logici e organizzati per superare l’altra. Ricordo che gli oratori greci esponevano una tesi e subito dopo, ricominciando, la demolivano.
Guardiamo al futuro lavorando alacremente affinché sia migliore del passato e del presente, senza formulare solo desideri, ma mettendo in atto azioni concrete derivanti da decisioni ponderate.
Non è che quanto scriviamo riguardi solo l’attività economica. Anche l’azione di solidarietà abbisogna, oltre che di amore, di organizzazione ed efficienza.

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