Royalties giù per i petrolieri, regalo della Regione - QdS

Royalties giù per i petrolieri, regalo della Regione

Antonio Leo

Royalties giù per i petrolieri, regalo della Regione

venerdì 10 Gennaio 2014

Nessun impegno da parte delle compagnie a investire nella bonifica dei territori. Ecco perché lo sconto è stato definito da più parti "una svendita"

Per alcuni è un’opportunità di sviluppo, per altri invece è l’ennesimo regalo alle grandi compagnie del petrolio. Fatto sta che ieri all’Assemblea regionale è stata approvata una norma che riduce le royalties per le estrazioni petrolifere dal 20 al 13 per cento. Le royalties in buona sostanza sono un corrispettivo che le multinazionali degli idrocarburi pagano alla Regione siciliana in cambio dello sfruttamento del territorio.
 
Va subito detto che questa forma di compensazione era stata aumentata nella scorsa Finanziaria regionale dal 10 al 20 per cento, ma il Governo non ha mai applicato l’aliquota – la quale sarebbe scattata a partire dall’anno appena iniziato – per timore che l’aziende avrebbero fatto ricorso contro il provvedimento.
 
Quindi, in effetti, rispetto all’ultima applicazione dell’aliquota in Sicilia, le compagnie dell’oro nero subiranno un leggero rincaro, in quanto passeranno dal 10 al 13 per cento. L’effetto della manovra – secondo le prime stime regionali diffuse dall’Ansa – dovrebbe portare nelle casse pubbliche tra i 9 e i 10 milioni di euro, di cui circa 3 alla Regione e 7 ai Comuni. Oltre ad applicare l’aliquota del 13 per cento, la nuova norma cancella la franchigia pari a 1.500 barili, di fatto l’aliquota quindi scatta subito.
 
Quello che in molti lamentano in queste ore è l’assoluta mancanza di contropartite per lo sconto ottenuto dai petrolieri. Nessun impegno è previsto per la bonifica del devastato territorio siciliano. La sensazione è dunque quella di una “resa incondizionata”.
 
La conferma arriva anche da ambienti istituzionali. “La diminuzione delle royalties con provvedimento governativo – spiega il vice presidente dell’Ars, Antonio Venturino – non prevede nessuna forma di compensazione per il territorio in termini di infrastrutturazione e bonifica delle aree interessate agli insediamenti petroliferi, almeno in questa fase. Una condizione inaccettabile. Ecco perché avevamo si proposto l’abbassamento delle royalties al 10% con un sub-emendamento che prevedeva però l’obbligatorietà per le società petrolifere di applicare importanti misure di compensazione e bonifica ambientale e la costruzione di infrastrutture primarie come strade, porti oltre che l’abbassamento del prezzo dei carburanti alla pompa, anche ad 80 centesimi litro per il gasolio o 1 euro litro per la benzina per gli impianti dell’isola, altro che regalo”.
 
Invece, i siciliani continuano a essere “cunnuti e vastunati” (cornuti e bastonati). Oltre un anno fa – era il 10 ottobre del 2012 – raccontavamo in un’inchiesta del QdS, infatti, come la Sicilia è tra le Regioni che pagano di più la benzina in Italia, nonostante “una capacità di raffinazione pari a oltre 40 milioni di tonnellate (il 40% dell’intera capacità italiana)”. Un paradosso che solo nella terra di Pirandello possiamo accettare.
E d’altro canto i benefici economici sono minori di quello che può apparire: infatti quel 13% non va tutto nelle casse della Regione, che percepirà per legge solo il 7,5%.
 
“Il danno che la Sicilia subisce in termini ambientali è notevole e permanente”, ha aggiunto il deputato Pippo Gianni, tra gli altri firmatari del sub-emendamento all’articolo 5, comma 2, della legge di stabilità regionale che voleva introdurre forme di compensazione per il territorio. “Aspettare che le energie alternative sostituiscano in toto l’utilizzo del petrolio – continua Gianni – richiede purtroppo dei tempi ancora lunghi, ecco perché proponevamo che le compagnie petrolifere pagassero oggi con risorse proprie i danni ambientali. Con una semplice misura avremmo potuto attutire l’inquinamento ambientale, il tasso di disoccupazione e avremmo generato economia dato l’abbassamento del prezzo dei carburanti”.
 
I più duri di tutti, però, sono i grillini che di fatto si sono visti smantellare l’aumento approvato grazie alla loro determinazione nella scorsa legislatura.
“La maggioranza svende il territorio alle grandi imprese di estrazione petrolifera”, tuonano i deputati del Movimento cinque stelle.
“Una vergogna, come sempre, – affermano Ciaccio, Foti, La Rocca, Zafarana, ai quali si aggiunge la voce del deputato Pdl-Ncd Vincenzo Vinciullo – la maggioranza ha deciso a spese dei siciliani, cedendo a pressioni politiche esterne riduce l’introito dovuto alla Regione e ai Comuni e aumenta, come ad esempio nel comma successivo, le tasse sullo start up delle imprese. Della serie, regali per le multinazionali e tasse per i siciliani”.
 
“È davvero incredibile come non si pensi a tutelare l’ambiente – continuano – visto che le royalties non sono altro che una compensazione per gli enormi danni ambientali causati dalle compagnie petrolifere, seppure effimere, considerato che le stesse vengono spese per fini ricreativi e ludici dagli amministratori locali – spiegano – garantendo agli stessi clientelismo e propaganda elettorale permanente”.
 
I cinquestelle comunque non si arrendono. “Hanno vinto la battaglia ma non la guerra – conclude Angela Foti – rilanceremo la problematica e terremo i riflettori accesi sulla questione. Le proposte del Movimento 5 Stelle, nelle more di una riforma che abolisca definitivamente le royalties, come accade già nel Nord Europa, sono quelle di istituire direttamente una tassazione sul fatturato e riformare l’intero sistema autorizzativo dei pozzi, confrontandoci con la volontà di tutti i siciliani”.
 
Non mancano i pareri positivi, come quello di Marco Forzese, deputato dei Democratici riformisti per la Sicilia, il quale è convinto che – con “l’abbattimento fino al 13% delle royalties” – “si dà un concreto aiuto ai Comuni in cui ricadono le aree industriali petrolifere che grazie proprio alle royalties potranno investire risorse nelle bonifiche e nella tutela dell’ambiente”.
 
Ma fino a oggi – con le aliquote ancora al 10% – molto raramente si è assistito a tale interventismo. E intanto in alcune zone dell’Isola l’aria resta irrespirabile.
 

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