Brand Sicilia, Made in Sicilia - QdS

Brand Sicilia, Made in Sicilia

Carlo Alberto Tregua

Brand Sicilia, Made in Sicilia

venerdì 17 Gennaio 2014

Rendere appetibili le ricchezze isolane

Dopo il marchio Coca Cola e quello Visa, il terzo più conosciuto al mondo e, quindi, più sfruttabile economicamente, è il Made in Italy. Perché quest’ultimo è così noto? Perché il glamour dell’Italia, la sua ispirazione, l’aria che si respira nei luoghi archeologici, la cultura millenaria, il ricordo sempre vivo dell’Impero Romano, allora centro del mondo, alimentano l’immaginazione di tutti i popoli e il loro desiderio non solo di venire dalle nostre parti, ma anche di comprare i prodotti italiani, primi fra i quali quelli del lusso e dell’enogastronomia.
Ferrari, Tod’s, Prada ed altri aumentano sempre di più le esportazioni, soprattutto nei Paesi del Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica), ma anche in altri emergenti come Messico e Nigeria.
Non secondarie sono le esportazioni di macchinari industriali e civili, rinomati nel mondo per la loro alta tecnologia e precisione, nonché apparecchi astronomici, aeronautici e militari.
Insomma, un pezzo importante dell’Italia che funziona bene e che sta trainando il Pil, anche se esso non progredisce, essendo anzi regredito in questi sei anni di crisi, di quasi il 10%.

C’è da chiedersi che cosa non funzioni: l’immensa risorsa di cinque milioni di piccole e medie imprese vessate e soffocate da un’imposizione insopportabile; e una burocrazia ottusa, che dice sempre di “no”, tanto gli stipendi dei pubblici dipendenti arrivano puntualmente ogni mese nei loro conti correnti. Se ne possono altamente fottere di imprenditori e cittadini ai quali negano i provvedimenti richiesti in tempi europei.
Ed è proprio la palla al piede della burocrazia, che comprende la giustizia (o meglio l’ingiustizia), la quale emette sentenze non in un anno, ma in dieci e forse più.
Enorme tassazione, giustizia lenta, costo dell’energia maggiore di un terzo rispetto alla media europea, burocrazia perniciosa e classe dirigente inadeguata ai propri compiti respingono gli investimenti stranieri che in queste condizioni sarebbero indispensabile leva per fare accelerare un poco la ruota economica.
E proprio per dare soluzioni a questi problemi che contiamo su Matteo Renzi, il quale dovrà svolgere un’azione rapida per fare le riforme in tempi brevissimi. Oppure diverrà anch’egli un dinosauro.
 

Una parte importante del brand Made in Italy è il Brand Sicilia che dovrebbe essere apposto su tutti i prodotti e servizi dell’Isola, a qualunque titolo, in qualunque dimensione e per ogni destinazione.
In Sicilia, vi è un concentrato di beni culturali e archeologici, ma anche il clima temperato e soleggiato del Mediterraneo, le proprie coste (quelle non deturpate), quattro parchi naturali, decine di riserve marine e terrestri, luoghi incantevoli e caraibici. Tutti potrebbero fare diventare la nostra Isola una delle prime regioni d’Europa.
Ma una classe politica di infimo ordine e una classe dirigente quasi disinteressata allo sviluppo l’hanno fatta regredire al 235° posto in Europa, un’autentica vergogna.
Invece, bisognerebbe apporre il marchio Sicilia su tutti i prodotti di qualità, non solo agricoli, e su tutti i servizi di qualità di ogni genere. Per fare questo, la Regione dovrebbe istituire l’ufficio del brand Made in Sicily.

Tale ufficio, condotto e gestito da dirigenti onesti e capaci (nella Regione ve ne sono decine), dovrebbe rilasciare il citato marchio dopo rigorose procedure di verifica corrispondenti a requisiti ineccepibili che dimostrino la qualità dei predetti prodotti e servizi.
Dopo di che, la Regione dovrebbe fare una massiccia campagna stampa a livello nazionale ed internazionale, con una road map per presentare il Brand Sicilia nelle maggiori capitali del Brics e delle prime venti nazioni per Pil nel mondo.
Il Brand Sicilia potrebbe essere rilasciato anche a congressi e convegni nazionali e internazionali che avessero le caratteristiche qualitative inserite in un apposito protocollo.
Ecco di cosa si dovrebbe occupare il presidente della Regione, cessando di parlare e straparlare, organizzando un percorso efficiente con l’obiettivo di far aumentare il Pil della Sicilia di almeno un punto all’anno e i pernottamenti di visitatori di almeno il 10 per cento all’anno, fino a un primo traguardo di trenta milioni.
Ma ognuno può dare quello che ha e se il presidente non ha capacità, nulla può fare. E si vede!

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