Crocetta l'indipendentista: Bossi avrebbe chiesto la secessione - QdS

Crocetta l’indipendentista: Bossi avrebbe chiesto la secessione

Antonio Leo

Crocetta l’indipendentista: Bossi avrebbe chiesto la secessione

venerdì 24 Gennaio 2014

Il presidente della Regione continua (da ore) a denunciare il commissario dello Stato, "reo" di aver bocciato la sua Finanziaria. "Attacco all'autonomia siciliana"

Sono ormai più di 24 ore che le agenzie di stampa battono senza sosta le dichiarazioni fiume del presidente della Regione, Rosario Crocetta. Bersaglio è naturalmente il commissario dello Stato, “reo” di aver osato bocciare la “sua” Finanziaria. Quella che lo avrebbe posto come il paladino dei diritti civili, della giustizia sociale, dei tagli agli sprechi. E, invece, no: il presidente si ritrova con il 70% delle norme “cassate” e un pugno di mosche in mano. Le copertura dei crediti difficilmente esigibili non è “credibile”, sentenzia il prefetto Carmelo Aronica.
 
Apriti cielo, chi lo ferma più a Crocetta. “Sono veramente indignato perché questo è un attacco all’autonomia siciliana”, ha detto l’ex sindaco di Gela.
I toni si fanno sempre più autonomisti, manco Raffaele Lombardo nell’età dell’oro. “Bisognerebbe costituire l’Alta corte e abolire la figura del Commissario dello Stato – ha aggiunto il presidente – Non può scoprire la presenza dei forestali nel 2014. Lo doveva scoprire 20 anni fa; come non può scoprire adesso che la società Resais ha 3.600 dipendenti, l’avrebbe dovuto scoprire quando dava parere positivo alle assunzioni”.
 
“Non è che – azzarda il governatore – il commissario si salva la coscienza rispetto alle omissioni degli anni passati, cominciando ora a fare il rigorista sociale e mandando al massacro i poveri?”. Per Crocetta “è una balla il fatto che non c’è copertura finanziaria sulla legge di stabilità. C’è una lettera del ministero dell’Economia in cui si afferma che la copertura finanziaria esiste”.
 
“La sera prima dell’approvazione della manovra finanziaria – rivela – avevo parlato con il ministro Saccomanni e col ministro Del Rio, non c’erano problemi. Avevamo anche le note dei ministeri del Tesoro, degli Affari regionali e della Coesione con un giudizio positivo sulle entrate previste nella legge di stabilità. L’impugnativa del commissario dello Stato è inspiegabile”.
 
La tesi del complotto è nell’aria, si aspetta solo il momento giusto affinché la pronunci. Eccola “finalmente”: “In Sicilia è in atto un attentato all’ordine sociale da parte dello Stato”.
 
“Ci sono 40mila persone a rischio – prosegue con la sua concione, ora a Gela, ora davanti ai parlamentari siculi – Con questa impugnativa, il commissario dello Stato ci dice che dobbiamo chiudere i musei, i teatri pubblici, che dobbiamo abbandonare i disabili, i ciechi, i sordi, le persone disagiate”.
 
Tra le righe, forse una tentazione. “Da questa impugnativa emerge la rottura storica del patto sociale Stato-Regione siciliana nel ’46. Se fosse accaduto in Lombardia, Bossi avrebbe organizzato un referendum per la secessione e sarebbe stato applaudito dalla classe dirigente”. Ci mancava solo “Roma ladrona”.

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