Quel pasticciaccio brutto delle royalties siciliane - QdS

Quel pasticciaccio brutto delle royalties siciliane

Rosario Battiato

Quel pasticciaccio brutto delle royalties siciliane

sabato 25 Gennaio 2014

Governo umiliato e offeso, cassata la norma che riduce dal 20 al 13% i diritti sulle estrazioni. Janni (Italia Nostra): “Governo e maggioranza succubi dei poteri industriali”

PALERMO – La mannaia del Commissariato dello Stato per la Regione siciliana non ha soltanto “umiliato” la manovra finanziaria votata all’Ars, come sottolineato dai banchi dall’opposizione di Palazzo dei Normanni, ma ha ulteriormente rinfocolato la lunga polemica sulle royalties per le attività estrattive, leggasi attività petrolifere. L’impugnativa del prefetto Carmelo Aronica, che ha cassato ben 33 articoli della legge di stabilità regionale, non ha infatti salvato la riduzione dal 20 al 13% delle royalties, ulteriore motivo di imbarazzo per un norma fortemente voluta dal duo Crocetta-Vancheri e che adesso risalta come ventre molle gentilmente offerto alle lance, già affilate, degli ambientalisti nostrani.
Il Commissario dello Stato ha diffuso le motivazioni dell’impugnativa che riguarda “Disposizioni programmatiche e correttive per l’anno 2014, legge di stabilità regionale”. Tra le norme cassate c’è appunto proprio l’art. 5 c. 2 che “si ritiene essere in contrasto – si legge nell’impugnativa – con l’art. 81 della Costituzione”. Si tratta dell’articolo che disciplina le regole essenziali del bilancio dello Stato che rappresenta il documento contabile in cui vengono elencate le entrate e le spese relative all’attività finanziaria dello Stato in un periodo di tempo determinato.
Nelle motivazioni dell’impugnativa si legge come “si rileva che il legislatore dispone che l’aliquota di prodotto dovuta dal titolare di concessione di coltivazione di giacimenti di idrocarburi liquidi e gassosi e di gas diversi dagli idrocarburi sia ridotta dal 20% al 13%, ma non si preoccupa di quantificare le evidenti minori entrate e la conseguente copertura dell’onere derivante”. Altre pesanti responsabilità vanno rintracciate nella relazione tecnica nella quale "non è fatto alcun cenno alle ragioni che hanno indotto il legislatore a tale scelta ed alle conseguenze sugli equilibri finanziari dei Comuni nei cui territori ricadono i giacimenti che, in virtù dell’art. 13, 4° c. della L.R. 9/2013, hanno diritto ai due terzi dei proventi derivanti dalla suddetta aliquota”.
 
La ramanzina del commissario, però, non si ferma perché “si soggiunge, peraltro, che risulta inspiegabile come, a fronte di detta previsione legislativa, il relativo capitolo di bilancio 2612, presentava inizialmente una dotazione di 8.547 migliaia di euro in diminuzione rispetto al dato rendicontato nel 2012 di 10.232 migliaia di euro, mentre nel testo notificato a questo Commissariato, a seguito della approvazione definitiva, risulta aumentata a 15 milioni”.
L’occasione è stata sin troppo ghiotta per quanti aspettavano al varco l’ennesimo tonfo del governo in una materia così delicata. “La bocciatura da parte del Commissario dello Stato dell’abbattimento delle royalties proposto da un governo e da una maggioranza succube dei poteri industriali, – ha dichiarato Fabio Granata, Green Italy – rappresenta una bellissima notizia e l’ennesima figuraccia di un Governo patetico e privo di visione”.
Durissimo anche Leandro Janni, presidente regionale di Italia Nostra. “Si evidenzia che negli altri paesi europei – ha scritto in una nota – le royalties sono del 50/60%. Governo e maggioranza appaiono succubi dei poteri industriali. Inesorabilmente. E ancora una volta è dovuto intervenire il Commissario dello Stato”. Non è la prima volta, in effetti, che il Commissario dello Stato mette mano a un’azione del governo Crocetta in materia di royalties. Già nella legge finaziaria dello scorso anno era stato impugnato l’articolo 13 – quello che prevedeva il passaggio delle royalties dal 10 al 20% per la produzione di idrocarburi liquidi – per motivazioni del tutto differenti: in quel caso fallace era stata l’opzione retroattiva “in quanto nell’intero contesto normativo, – si legge nelle motivazioni – volto a reperire nuove e/o maggiori risorse con cui far fronte agli impegni finanziari della Regione, solo per una categoria di operatori economici viene prevista l’efficacia retroattiva agli incrementi dei canoni dovuti”. E poi la solita sferzata nella relazione tecnica dove non era possibile rinvenire “alcuna quantificazione del prevedibile maggior gettito”.

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