Regione, Faraone presenta il conto - QdS

Regione, Faraone presenta il conto

Carlo Alberto Tregua

Regione, Faraone presenta il conto

venerdì 31 Gennaio 2014

Strampalate dichiarazioni di Crocetta

Il presidente della Regione, dopo il giusto ed opportuno taglio del Commissario Aronica, ha perso completamente la trebisonda. Con un comunicato stampa, si presume da lui redatto visto che non ha giornalisti nel suo ufficio, informa i siciliani: “Sarò costretto a pubblicare una finanziaria che non mi appartiene, che ripudio, che canta il de profundis di migliaia di lavoratori…”.
Il presidente falsifica la realtà. Il Commissario ha impugnato per incostituzionalità le norme clientelari e assistenzialistiche che, ancora un volta, con pervicace ostinazione, la Giunta regionale ha fatto approvare da altrettanti consiglieri-deputati regionali che del clientelismo hanno fatto la loro bandiera.
Infatti, non sono stati in discussione posti di lavoro, bensì stipendi e cedolini corrisposti da anni a persone che non lavorano o che fanno tutt’altro. Peraltro, la finanziaria è stata tutta formulata dalla Giunta regionale ed anche se depurata delle parti marce, quella residua è pur sempre frutto della gestazione governativa.
Il presidente non ha capito (o non vuole capire) che il tempo dell’assistenzialismo è finito, che forestali, Lsu, Pip, dipendenti di Resais, precari comunali e tanti altri devono andare a casa e si devono cercare un lavoro produttivo.

Sorprendente è il fragoroso silenzio del presidente della Regione sugli oltre trecentomila disoccupati che fino ad oggi, in quanto non raccomandati, non hanno percepito alcun assegno. Sorpresa ancora maggiore desta il comportamento irresponsabile di tale presidente che difende circa sessantamila privilegiati, dimenticandosi totalmente dei citati trecentomila disoccupati. Dov’è l’equità della sua azione tante volte sbandierata? Anche in questo caso gli atti del presidente smentiscono le sue parole.
Ancor peggio è il suo comportamento quando si rivolge come un mendicante al presidente del Consiglio, per avere risorse non da destinare alla crescita e allo sviluppo, come sarebbe ovvio, in modo da assorbire parte dei citati trecentomila disoccupati, ma da destinare ai sessantamila raccomandati che continuerebbero a restare privilegiati senza che questa azione desse un purchè minimo contributo allo sviluppo.
Crocetta è bocciato, su tutta la linea, dall’85% dei siciliani che non l’hanno votato.
 

Di fronte a questa situazione disastrata arriva una ventata di aria fresca. Davide Faraone, che rappresenta Matteo Renzi in Sicilia, ha presentato alla Giunta regionale un piano. Esso è dettagliato nella nostra pagina interna e troviamo una ovvia sintonia con alcune delle tantissime soluzioni che il QdS ha prospettato in tutti questi anni alle diverse giunte regionali.
Siamo lieti di questa sintonia, mentre ci auguriamo che Faraone non si faccia coinvolgere nelle stupide azioni di pietismo, che nascondono l’assistenzialismo, per continuare a mantenere gli inutili sessantamila raccomandati e penalizzare i disoccupati esclusi (trecentomila), che non hanno avuto la raccomandazione.
Fra i punti indicati da Faraone vogliamo evidenziare: l’abbattimento dei costi enormi della politica, sia a livello regionale che comunale; la burocrazia a chilometri zero, cioè l’inserimento del silenzio-assenso in ogni richiesta di cittadini e imprese, costringendo così i dirigenti regionali e comunali a rispondere entro trenta giorni.
Ancora, la totale trasparenza delle amministrazioni regionali e locali mediante la totale digitalizzazione di procedure e rapporti con i cittadini.

Evidenziamo ancora il punto che riguarda “il lavoro che c’è”. Una nostra inchiesta del 6 gennaio 2012 titolava Miracolo, il lavoro c’è per chi sa.
Poi, Faraone indica l’innovazione, la vera formazione e la valorizzazione del capitale umano. Non certo quella vergogna della formazione regionale che ha bruciato oltre due miliardi in otto anni.
La sfida di Faraone si indirizza verso le città (390 comuni) che devono essere riportate a dimensioni da vivere, responsabilizzando i sindaci, che devono diventare dei veri e propri amministratori di azienda, in modo da fare aumentare il Pil della propria città, attraendo turisti ed investimenti.
Il mare e la terra, cioè i gioielli culturali, paesaggistici e archeologici, devono diventare il centro dell’azione della Giunta regionale e, infine, la fiscalità, vale a dire l’applicazione immediata del decreto del Mef per attuare l’articolo 37 dello Statuto, ma senza sottrarre risorse. Avanti con lo sviluppo!

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