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Energia dai rifiuti: il Governo inglese favorisce dibattito su tecnologia impiegata

Andrea Salomone

Energia dai rifiuti: il Governo inglese favorisce dibattito su tecnologia impiegata

venerdì 14 Marzo 2014

La guida Energy from waste definisce gli Rsu “una fonte energetica parzialmente rinnovabile”

LONDRA – Poco più di un paio di settimane fa nella sezione “publications” del sito del governo inglese è stato pubblicato un documento intitolato “Energy from waste: a guide to debate”, una guida al dibattito sulla tecnologia “energia dai rifiuti”.
Come si legge all’inizio del rapporto scritto dal Defra, il dipartimento inglese per l’ambiente, gli alimenti e gli affari rurali (Department for Environment, Food & Rural Affairs), “L’energia dai rifiuti consiste nel prendere i rifiuti e trasformarli in una fonte energetica utilizzabile, ossia elettricità, calore e combustibile da trasporto come il diesel. Ciò può essere realizzato in diversi modi e l’incenerimento è quello più noto”.
L’obiettivo della guida è quello di “fornire un punto di inizio per discussioni sul ruolo che la produzione di energia dai rifiuti potrebbe avere nella gestione dei rifiuti”. Ruolo che, però, ovviamente dipende dalle circostanze specifiche e non può essere assolutizzato, sciolto cioè da ogni legame con altri fattori.
All’interno del documento si trovano le domande più comuni a proposito dell’impiego dei rifiuti per la produzione di energia, i problemi più discussi e le ragioni che stanno alla loro base, le opzioni disponibili e l’iter da seguire per prendere decisioni in merito.
In realtà si tratta di un rifacimento dell’edizione pubblicata nel 2013 con l’aggiunta di alcune parti, la più consistente delle quali, il capitolo 5, prende in considerazione la futura direzione politica della tecnologia “energia dai rifiuti” con considerazioni chiave sia per il governo sia per l’intero settore.
Secondo il documento i rifiuti misti residui, meglio noti come rifiuti solidi urbani (Rsu) o rifiuti indifferenziati, ossia tutta la spazzatura rimasta quando è stato fatto tutto il riciclo possibile, sono una fonte energetica parzialmente rinnovabile. Nel nostro articolo pubblicato in data 6 Dicembre 2013 abbiamo visto che l’Epa, l’ente nazionale statunitense per la protezione dell’ambiente (Environmental Protection Agency), è dello stesso parere.
Come spiega il Defra, con i Rsu i costi economici e ambientali di ulteriori processi di separazione e pulizia sono superiori ad ogni potenziale beneficio. Una parte di questa massa di Rsu proviene da cose prodotte dal petrolio come la plastica; l’altra parte è composta da materiali organici biodegradabili (come cibo, legno e carta) nati e cresciuti recentemente e che normalmente finiscono per decomporsi in discarica. Questi ultimi materiali, tutti provenienti dal mondo vegetale e animale, vengono definiti recenti per il fatto che – contrariamente ad olio, gas e carbone, rimasti sottoterra per milioni di anni e quindi fuori dal ciclo naturale del carbonio – si tratta di materia prima nata e cresciuta negli ultimi secoli.
Solo l’energia prodotta da materiali biodegradabili “recenti” presenti nei rifiuti misti viene considerata rinnovabile, perché si tratta di scarti prodotti all’interno del ciclo naturale del carbonio. È per questa ragione che l’energia prodotta dai Rsu viene considerata una fonte energetica parzialmente rinnovabile, talvolta indicata come fonte energetica a basso carbonio.
Le tecnologie per ricavare energia dai rifiuti hanno una cattiva immagine nel Regno Unito, come anche in Italia e in molti altri paesi del mondo, perché per tanti anni siamo stati molto dipendenti dalle discariche e prima degli anni ’90 molti inceneritori erano impianti per il solo smaltimento dei rifiuti privi di un sistema di produzione energetica, che bruciavano la spazzatura solo per ridurne il volume, facilitarne l’interramento in discarica e arrestare i processi di decomposizione e fermentazione.
 
L’introduzione degli obiettivi di deviazione dei rifiuti dalle discariche nella metà degli anni ’90 ha aiutato a condurre verso una nuova generazione di impianti di energia dai rifiuti, progettati appositamente per soddisfare nuovi e più stretti requisiti minimi di emissioni e fornire energia di valore con bassi livelli di carbonio.
 

 
Discarica, ultima scelta anche per impatto su clima
LONDRA – L’obiettivo del Defra è quello di riuscire ad evitare, riutilizzare e riciclare più rifiuti possibili in modo da ridurne la quantità. Ad ogni modo, il dipartimento del governo inglese considera “importante” la tecnologia “energia dai rifiuti” perché, per garantire la produzione di energia rinnovabile a basso costo ambientale ed economico dai residui misti, è necessario deviare una quantità maggiore di rifiuti dalle discariche, considerate la soluzione peggiore al problema rifiuti.
Come già mostrato dai grafici dell’Epa, oltre ad essere decisamente meno inquinanti dei combustibili fossili, i Rsu sono anche gratuiti (nessuno li vende).
Secondo il rapporto del Defra “in un mondo ideale tutti rifiuti verrebbero evitati. Ad ogni modo, in realtà, per tutta una serie di ragioni sociali, economiche e pratiche, ciò non avviene. Dove esistono i rifiuti la cosa migliore è riutilizzarli e, se ciò non è possibile, riciclarli. Ciò che non può essere riciclato, ossia i Rsu, può andare o a recupero energetico o, in ultima istanza, in discarica. Questo ordine di preferenze è noto come gerarchia dei rifiuti”.
Quando si mettono a confronto i vantaggi ambientali delle discariche e della tecnologia “energia dai rifiuti”, infatti, ad essere considerato decisivo è il loro potenziale contributo al cambiamento climatico.
La quantità di gas serra rilasciati se gli stessi rifiuti fossero bruciati o interrati è differente. Vengono indicate due regole che possono aiutare a scegliere quale strada intraprendere. La prima è che più efficiente è l’impianto nel trasformare i rifiuti in energia riutilizzabile, meglio è. La seconda è che la quantità di materiale rinnovabile presente nei rifiuti è un elemento decisivo, perché per sua natura produce più energia dai rifiuti rispetto alle discariche dotate di un sistema di recupero di gas naturale. Per questa ragione la tecnologia “energia dai rifiuti” è migliore delle discariche “a condizione che i Rsu abbiano il giusto contenuto di materiale rinnovabile e l’impianto dove vengono trattati sia sufficientemente efficiente nel trasformare i rifiuti in energia”.

 
Rsu e raccolta differenziata possono coesistere bene
LONDRA – Se oggi dovessero esistere centrali dotate dei moderni sistemi di depurazione dei fumi industriali e utilizzabili per il solo incenerimento e smaltimento dei rifiuti – il che tuttavia sarebbe inutile, perché non avrebbe senso lasciare inutilizzata l’energia prodotta – questa scelta resterebbe sempre preferibile rispetto alle discariche, sia dal punto di vista economico sia ecologico.
Spesso si crede che l’energia dai rifiuti scoraggi il riciclo ma, come abbiamo scritto in un articolo pubblicato quasi esattamente un anno fa e in numerosi altri articoli, in realtà non è così. L’obiettivo del governo inglese, che poi dovrebbe essere comune a tutti i paesi membri dell’Unione europea, è quello di spostare i rifiuti in una classe superiore della gerarchia. In tutta Europa ci sono esempi dove l’energia dai rifiuti coesiste con alte percentuali di riciclo e la quantità di rifiuti interrati in discarica resta bassa.
In qualche modo, sottolinea il Defra, il rischio che l’energia dai rifiuti possa competere con il riciclo invece di completarlo esiste. Tuttavia, come già notato da Grillo nel video in cui parla del Centro Riciclo Vedelago (TV), questo rischio è evitabile affidando la raccolta dei Rsu ai gestori delle centrali Rsu e la raccolta differenziata (Rd) ad un altra azienda.
“Le infrastrutture per i rifiuti, continua il rapporto, hanno una lunga vita (normalmente intorno ai 40 anni, ndr) e bisogna prendersene cura sin dall’inizio per assicurare che i sistemi possano adattarsi ai potenziali cambiamenti a lungo termine nel settore e possano salire ai livello più alti della gerarchia delle strategie per la gestione dei rifiuti, non costringendo questi materiali ad un destino rigidamente determinato.
Alla luce di queste valutazioni, la flessibilità dell’approccio viene considerata un’altra considerazione chiave per ogni proposta sul tema”.
 
 
(45. Continua. Le precedenti puntate sono state pubblicate – nel 2013 – il 22 febbraio, l’1, 12, 15, 22, 29 marzo, il 5, 12, 19 aprile, 3, 10, 17, 24 maggio, il 7 giugno, il 5, 12, 19, 26 luglio, 2, 9, 23, 30 agosto e 6, 13, 20, 27 settembre, 4, 18, 25 ottobre, 1, 8, 15, 22, 29 novembre, 6, 13 dicembre, – nel 2014 – 10, 17, 24, 31 gennaio, 14, 21, 28 febbraio e 7 marzo. La prossima pubblicazione è prevista venerdì 21 marzo).

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