Kosovo, Crimea, Québec, Scozia, Catalogna, Cipro - QdS

Kosovo, Crimea, Québec, Scozia, Catalogna, Cipro

Carlo Alberto Tregua

Kosovo, Crimea, Québec, Scozia, Catalogna, Cipro

venerdì 21 Marzo 2014

Diritto all’autodeterminazione dei popoli

Domenica 16 marzo il popolo della Crimea è andato in massa alle urne per votare sul referendum con il quesito: chiedere l’adesione alla Federazione Russa oppure restare uno stato autonomo dell’Ucraina.
Il novantasette per cento dei cittadini ha votato sì al primo quesito, dopo che il Parlamento aveva votato a grande maggioranza nella stessa direzione.
Il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, ha firmato il decreto con il quale la Crimea diventa l’ottantaquattresimo stato della Federazione Russa. La questione si potrebbe ritenere chiusa, ma Stati Uniti e Unione Europea sono in totale disaccordo.
Flebili segnali sono arrivati dai due giganti asiatici: la Cina e il Giappone. Il resto del mondo non conta. Neanche l’Onu ha voce in capitolo: infatti la sua risoluzione è stata bloccata dal veto della Russia.
Ora si apriranno numerosi contenziosi soprattutto sul piano economico e i due blocchi, Usa e Ue, tenteranno di forzare la mano per ottenere dalla Russia qualche cedimento.

Vi sono regole internazionali che ingabbiano l’autodeterminazione dei popoli. Tuttavia essa non può essere compressa oltre certi limiti, perché vi sono tradizioni usi e costumi, perché vi è un sentimento nella popolazione che non può essere oppresso.
Ricordiamo che quando il popolo kosovaro chiese alla comunità internazionale di riconoscere la propria indipendenza dalla Serbia, il riconoscimento arrivò immediatamente. Le ragioni del Kosovo non sono diverse da quelle della Crimea. è incomprensibile come sul piano dei diritti civili si possano usare due pesi e due misure.
Sappiamo benissimo che dietro l’operazione Crimea vi sono macrointeressi economici, soprattutto in campo energetico. Quello che dicono i capi di Stato occidentali e russi sono solo motivazioni esteriori che nascondono quelle vere, appunto gli interessi economici non solo degli Stati ma anche di gruppi di potere.
Così è stato e così sarà nei secoli futuri, per cui non c’è da illudersi che in queste controversie vincano equità e buon senso. Vedremo quali effetti avranno le sanzioni Usa e Ue e come si evolverà l’intera questione. Certo non scoppierà una guerra tuonante e nessuno correrà rischi.
 

Nessuna meraviglia per la voglia del popolo della Crimea di diventare indipendente e associarsi alla Federazione Russa. Vi sono altre aree del mondo ove il sentimento dei popoli di sganciarsi dalla collettività politica cui aderiscono è molto forte. Nell’Isola di Cipro la comunità turca a suo tempo si separò da quella greca e funziona, così, in piena autonomia da molti anni, pur non avendo mai avuto il riconoscimento della collettività internazionale.
Vi sono altri popoli in sofferenza: pensiamo al Québec, che ha già promosso diversi referendum per diventare stato indipendente dal Canada, anche se gli indipendentisti, pur sfiorando il 51 per cento, non l’hanno mai raggiunto per qualche punto percentuale. Quel popolo francofono non vuole stare con quello anglofono.
In Spagna, la Catalogna ha indetto un referendum per diventare indipendente, ma Madrid ha preso posizione sostenendo, anche in questo caso come ha fatto l’Ucraina con la Crimea, illegittimo tale referendum.

Vi è poi un popolo che intende staccarsi dalla Gran Bretagna: quello scozzese. La Scozia ha tradizioni secolari diverse da quelle degli inglesi, dei gallesi e dei nordirlandesi. Anche in questo caso, il leader indipendentista Alex Salmond ha indetto un referendum per il prossimo anno,  chiedendo al suo popolo se vuole restare legato all’United Kingdom o diventare indipendente.
Il primo ministro britannico, David Cameron, sta tentando con ogni mezzo di spostare la data in avanti, ma non ha dichiarato illegittimo il referendum perché teme la reazione degli scozzesi, perché essi hanno tradizioni forse più longeve di quelle inglesi.
Dal quadro descritto succintamente si capisce come lo spirito di libertà aleggi in tanti popoli. Esso non può essere compresso perché tutti hanno il diritto di determinare le regole della propria convivenza e dei rapporti con gli altri popoli.
Anche la Sicilia, dopo la caduta del regime fascista, avanzò l’idea indipendentista. Ottenne uno Statuto speciale che è servito a tutelare l’interesse dei privilegiati.

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