Il Cottarelli siciliano è pronto a costo zero - QdS

Il Cottarelli siciliano è pronto a costo zero

Carlo Alberto Tregua

Il Cottarelli siciliano è pronto a costo zero

sabato 22 Marzo 2014

Presidente, serve un gesto forte

Carlo Cottarelli, commissario straordinario per la riduzione della spesa pubblica, ha presentato il piano di tagli chirurgici dei capitoli clientelari improduttivi ed inefficienti e ha demandato alle decisioni politiche sulle quali intervenire.
è evidente che tutti i privilegiati che sino ad oggi hanno incassato indebitamente risorse pubbliche protestino, seppure non ufficialmente, ma mediante le lobbies e le cinghie di trasmissione che hanno in Parlamento e nei ministeri. Lo scandalo più grosso è quello dei dirigenti pubblici che guadagnano sino a 12 volte lo stipendio medio con punte fuori da ogni logica.
Il Primo ministro ha detto una cosa ovvia: Nessuno può guadagnare  più del Presidente della Repubblica (236 mila euro). Peraltro la legge 214 del 2011 stabilisce che nessuno dovrebbe percepire più dello stipendio del primo presidente della Corte di Cassazione (303 mila euro), ma essa è stata regolarmente ignorata da Stato, Regioni e persino da alcuni Comuni.  

Del tutto ignorata, poi, è nelle partecipate pubbliche statali, regionali e comunali, ove vi sono stipendi da capogiro e ove addirittura i manager di vertice, qualora non fossero rinnovati, percepiranno liquidazioni milionarie. Tutto ciò sulle esangui casse pubbliche, bisognose di alleggerire queste uscite improduttive e ingiustificate.
Non sappiamo quali provvedimenti adotterà il prossimo Consiglio dei ministri. Certo è che se dovesse continuare nell’inutile pratica d’inserire questi provvedimenti in disegni di legge, anziché essere oggetto di decreti legge, che sono necessari e urgenti per porre fine al dissanguamento delle risorse pubbliche, la dilatazione dei tempi comporterebbe la non comprensione fra il dire e il fare di Renzi.
La differenza fra la sua azione e quella del pesce lesso Enrico Letta sta proprio nella rapidità e nella velocità con cui egli saprà ribaltare l’asfittico e lento andamento, la quasi immobilità dei governi che lo hanno preceduto su questo versante.
Cottarelli ha fatto un buon lavoro, ha aggredito 200 mld di spesa pubblica e ha indicato quelle parti che possono essere amputate senza danneggiare i servizi sociali e gli altri di vera utilità per i cittadini.

 
In Sicilia, si sostiene da molte parti che serva un Cottarelli con analogo lavoro di quello nazionale. Letta lo aveva nominato, però aveva frenato alquanto, mentre Renzi ha impresso una accelerazione e ha liberato lo stesso Commissario da lacci e laccioli che lo avevano compresso. In Sicilia, abbiamo un presidente della Regione che versa in uno stato quasi confusionario. Non ha una direttrice per rimettere i conti in ordine e contemporaneamente usare le risorse recuperate nella direzione dello sviluppo, della crescita e, quindi, di nuova occupazione.
Il presidente della Regione si occupa di trovare risorse per pagare stipendi a tutti i privilegiati. Ma questa è la strada dell’inferno. Deve dire a tutti costoro che ormai la festa è finita e che si mettano il cuore in pace. Un gesto politico forte, coraggioso, anche se impopolare. Di segno opposto è il ridicolo riversare ben 370 ex Pip al Comune di Palermo. Bene ha fatto Leoluca Orlando a rifiutare questo sgradito regalo.  

Ma c’è il Cottarelli siciliano? Più di uno. Ognuno dei possibili candidati ha doti professionali elevate, capacità, dirittura morale. Perciò può ricevere l’incarico come Commissario straordinario per la riduzione delle spese in Sicilia, incarico che svolgerebbe a costo zero, cioè gratuitamente, ad una condizione: consentirgli di fare un lavoro serio, forte, in favore di tutti i siciliani, anche se questo ne scontenterà 100 o 200 mila.
Il presidente della Regione deve scegliere se stare ancora dalla parte dei privilegiati del settore pubblico e delle sue partecipate o da quella dei 368 mila disoccupati (Istat, giugno 2013) e di tutti gli altri siciliani di cui centinaia di migliaia di piccoli imprenditori e di cooperative che, in un programma sistematico di opere pubbliche e di  attività produttive, diventerebbero il locomotore della Sicilia.
Avanti, Crocetta, sia coraggioso, soprattutto in questo versante, dopo esserlo stato per le sue denunce contro la mafia e quella solenne porcheria che è stata la corruzione (pardon, la formazione) professionale.

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