Matrimoni, al Sud durano di più con solo il 18% di separazioni - QdS

Matrimoni, al Sud durano di più con solo il 18% di separazioni

Giuseppe Paterno di Raddusa

Matrimoni, al Sud durano di più con solo il 18% di separazioni

domenica 30 Marzo 2014

Al Nord i fallimenti ammontano al 38,3%. A Milano il 20% delle coppie divorzia al superare dei 65 anni. Il 30% dipende dalle infedeltà consumate a causa dei social network

NAPOLI – Associazione avvocati matrimonialisti italiani: non è uno scherzo, una boutade di qualche commedia americana, né il titolo di un film di Pappi Corsicato.
È una "comunità" che porta davvero questo nome, e che si riunisce regolarmente in convegni, sintetizzata in una sigla che lascia poco spazio all’immaginazione: Ami. Ed è proprio durante l’ultimo convegno, che ha avuto luogo a Napoli, che sono emersi dati di notevole interesse.
Seguendo i dati Istat, al Nord ci sarebbero 383 separazioni ogni mille matrimoni: dati à la Liz Taylor, che fanno impallidire i miseri 180 fallimenti coniugali presentati dalle coppie del Sud.
E non è un caso che Napoli funga da doppia cornice: luogo dell’incontro e, al tempo stesso, baluardo inespugnabile – pare – di ogni buon matrimonio che voglia mantenersi tale.
L’avv. Gian Ettore Gassani, presidente nazionale di Ami (non ridete, ché vi sentiamo), direttore nazionale Inarf (Istituto nazionale di ricerca statistica sulla famiglia e sui minori) e presidente e fondatore della Camera Minorile, ha tessuto un elogio importante al capoluogo campano: “il numero dei matrimoni è in costante ascesa, i napoletani ci tengono al matrimonio ed è un giorno su cui investono molto”. Dopo aver visto “Reality” di Matteo Garrone, non possiamo che trovarci d’accordo, aggiungeremmo. Siccome non siamo cattivi, continuiamo con l’analisi dei dati, che presenta risvolti parecchio inaspettati e bizzarri: se credevate che, superati i 65 anni, fosse rigoroso dovere abbandonare ogni sogno di libertà dal vostro vincolo coniugale, sbagliavate – ed è tempo di rimetter mano a valigia e rassicurare l’amante. Roma e Milano, infatti, presentano un elevato numero (circa il 20%, contro il risicato 2% di un ventennio fa) di coppie che divorziano in anzianità.
Non esiste più la crisi del settimo anno, destinata sempre più a diventare mera convenzione letteraria: anche al Sud, dove si registra una buona tenuta dei matrimoni, le nozze finiscono entro i tre anni.
E un ruolo importante e di mefistofelica funzione lo giocano anche i social network. “Meetic, sposi miei non vi conosco”, si potrebbe affermare con sicurezza senza offendere i titolari del famoso social network di incontri, dato che a Meetic potreste sostituire senza problemi Facebook, Chatta.it, e derivati. Quale sicurezza? Il 30 per cento delle separazioni dipende dalle infedeltà consumate all’interno di social network e chat. Prima la cam, poi la camera? A quanto pare, sì. Un 30% che ci permette di avere un primato inedito e tutto nostro: “Questi dati – ammette il buon Gassani – fino a poco tempo fa appartenevano agli inglesi, ai tedeschi, ai francesi”.
 
E se da un lato Valentina De Giovanni – presidente della sezione distrettuali Ami di Napoli – dichiara che “noi avvocati matrimonialisti facciamo i conti con tradimenti avvenuti in chat o scaturiti da conoscenze maturate in internet e sulla possibilità o meno di poter allegare nella documentazione i link delle chat e il loro contenuto a dimostrazione del tradimento”, dall’altro non può ignorare la pesante incidenza dei social nelle famiglie italiane in generale, non soltanto nelle dinamiche matrimoniali: “assistiamo a madri e figlie che discutono chattando, a bambini che vengono lasciati parcheggiati nelle loro stanze a chattare e vivere una vita virtuale delegando alla rete l’educazione dei nostri figli”. O tempora, o mores, direbbe qualcuno. E a Napoli, intanto, i matrimoni durano che è una meraviglia.

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