Lo Statuto siciliano (dei privilegi) non si tocca - QdS

Lo Statuto siciliano (dei privilegi) non si tocca

redazione

Lo Statuto siciliano (dei privilegi) non si tocca

mercoledì 02 Aprile 2014

Il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, ha convocato una seduta straordinaria per domani, mentre in tutta Italia i Consigli regionali discutono della riforma del Senato e del Titolo V. Ma in Sicilia i politici hanno già messo le mani avanti

Il presidente Vasco Errani ha convocato una seduta straordinaria della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome per domani a Roma, anche in vista della successiva riunione della Conferenza unificata che il ministro Maria Carmela Lanzetta ha convocato per lo stesso giorno nel pomeriggio a via della Stamperia. La Conferenza delle Regioni affronterà, oltre le questioni all’ordine del giorno della Conferenza Unificata, anche atri temi: in particolare, in seduta riservata, proseguirà il dibattito sulle riforme istituzionali e sulla programmazione 2014/2020 (questioni relative all’Accordo di Partenariato).
 
“L’Italia deve uscire dal pendolarismo per cui 15 anni fa siamo partiti dal fallimento del centralismo statale, per seguire la strada del federalismo anche se a volte in forma un po’ ‘propagandistica’”, ha dichiarato Vasco Errani, presidente dell’Emilia-Romagna e della Conferenza delle Regioni. Si è avviato oggi nei Consigli regionali di tutta Italia una discussione sulle riforme costituzionali, l’istituzione del Senato delle autonomie e il titolo V. In particolare si discute il documento firmato da Errani insieme al presidente delle Assemblee, Eros Brega.
 
“Dobbiamo parlare di federalismo, statale o regionale – ha spiegato Errani – ma non del centralismo: 20 centralismi regionali non funzionano" e, ha riconosciuto, "anche le Regioni hanno fatto degli errori. Ma facciamo finalmente il dibattito vero", per una complessiva riforma istituzionale sulla base di un ‘patto’ tra Stato, Regioni e Autonomie locali. Perché, ha sottolineato più volte, "se non c’è cooperazione non c’è federalismo".
 
I politici siciliani hanno già messo le mani avanti, pronti a difendere senza sé e senza ma lo statuto siculo, quello che fino ad oggi è stato utilizzato come scudo per proteggere atavici privilegi piuttosto che come mezzo per l’autoderminazione di un popolo.
 
Una risoluzione dei capigruppo dell’Assemblea siciliana, infatti, dà mandato al presidente, Giovanni Ardizzone, "a promuovere, anche in raccordo al presidente della Regione, ogni opportuna iniziativa volta a far sì che il Parlamento nazionale si adoperi a salvaguardare la storica specialità della Regione siciliana, nell’ambito dell’ordinamento regionale differenziato riconosciuto e garantito dalla Costituzione”.
 
La conferenza dei capigruppo, riunita stamani a Palazzo dei Normanni, ha deciso di bloccare l’attività parlamentare per dedicare la seduta di oggi al tema. Con la risoluzione si chiede ad Ardizzone anche "di intervenire presso la deputazione siciliana al Parlamento nazionale affinché, nell’interesse superiore dell’autonomia siciliana, venga prevista la clausola di salvaguardia, analoga a quella di cui all’articolo 10 della legge costituzionale n. 3/2001, secondo la quale le modifiche costituzionali in discussione trovano applicazione per le Regioni speciali e le Province autonome esclusivamente nel caso in cui esse stabiliscano forme di autonomia più ampia”.
 

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