Applicare in Sicilia il metodo Renzi - QdS

Applicare in Sicilia il metodo Renzi

Carlo Alberto Tregua

Applicare in Sicilia il metodo Renzi

sabato 05 Aprile 2014

La data fa la differenza
 

Matteo Renzi ha fatto una rischiosissima scommessa: ribaltare la palude nella quale si trova il nostro Paese e tirare fuori i migliori, quelli che vogliono costruire, edificando una Comunità competitiva e concorrenziale, capace di creare ricchezza e lavoro, diffondendo equità fra i ceti sociali.
Il premier ha messo al centro della sua agenda la data, fondamentale differenza con i precedenti primi ministri, che galleggiavano, rinviavano e non decidevano niente. È proprio questo il punto: decidere, dopo attenta valutazione, senza esitazione e andando fino in fondo.
Sul metodo e sulla data Renzi ha detto di giocarsi la sua carriera politica. Non sappiamo quanto questo sia vero, ma è la prima volta che un presidente del Consiglio dice a chiare lettere all’opinione pubblica quello che intende fare e, soprattutto, quando intende farlo.

Proprio per questo, la luna di miele con il sentimento popolare si prolunga e in queste settimane i sondaggi dicono che egli ha il sessanta per cento di consensi, contro il quarantacinque di Napolitano, che è stato sempre al vertice di questa classifica.
L’impegno di far approvare l’Italicum, entro la fine di febbraio, è slittato di appena dieci giorni. Il 12 marzo ha presentato il disegno di legge costituzionale per abolire il Senato e trasformare l’articolo V della Costituzione. Il Consiglio dei ministri del 31 marzo ha approvato puntualmente il relativo ddl insieme al ddl sul lavoro.
Un precedente Cdm ha approvato l’opportuno decreto legge sui contratti di lavoro. Così come per decreto sarà approvato anche il bonus di 80 euro per i dipendenti che percepiscono fino a 25 mila euro lordi l’anno.
La rivolta di parrucconi, vecchie cariatidi e conservatori all’interno e all’esterno del Partito democratico denota quanto sia efficace il complesso di azioni di Renzi. Il Parlamento adesso dovrà approvarli secondo la tabella di marcia già definita.
In questo contesto, la recente uscita del presidente del Senato, Piero Grasso, è il colmo. Egli, infatti, dovrebbe essere arbitro e non entrare nel merito delle riforme.

 
In Sicilia, non emerge un Renzi, e questo è un grave peccato, come abbiamo più volte scritto. Né il Pd né gli altri partiti sono capaci di individuare una forte personalità, che non abbia fatto mai politica, cui offrire l’oneroso incarico di presidente della Regione, mandando preliminarmente a casa quello attuale che della sua insipienza e incapacità ha fatto una bandiera.
Ogni oste dà il vino delle proprie botti. Lo decanta anche quando è cattivo, non potrebbe fare altrimenti. Si circonda di collaboratori più scadenti di lui stesso e così l’osteria va male e perde clienti.
Parimenti, la Regione va male e danneggia i siciliani, proprio perché il suo oste ha vino cattivo nelle proprie botti e cerca di propinarlo facendolo ingurgitare anche a chi non ne ha alcuna voglia.
Occorre voltare pagina, commissariando la Regione, ormai fallita, indicendo nuove elezioni entro tre mesi con uomini nuovi portati da centrodestra e centrosinistra. Ma nuovi veramente: non collusi, senza scheletri negli armadi, con referenze professionali di prim’ordine, capaci di fare Risorgere la Sicilia.

Il nuovo presidente della Regione, supportato da una forte maggioranza, dovrebbe agire su due direzioni: tagliare tutte le spese clientelari, soprattutto nella Sanità, attivare piani di investimenti nel turismo, in agricoltura, nell’industria leggera e nei servizi avanzati, cercando di attirare investimenti, nazionali ed esteri. Ma questi vengono solo se il presidente si impegna per iscritto a rilasciare tutte le autorizzazioni e concessioni in trenta giorni.
Perché questo avvenga occorre selezionare fra i 1.800 dirigenti i trecento più bravi cui affidare l’incarico di realizzare il programma con date certe. Così, anche in Sicilia, la data farebbe la differenza.
Quanto precede sembra un’utopia. Ma anche le utopie vanno inseguite per realizzarle, come i sogni si possono realizzare restando rigorosamente con i piedi per terra.
È inutile continuare a sperare che l’oste ci propini vino buono. Ci vuole un nuovo e bravo oste.

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