3 milioni di disoccupati neanche uno nel pubblico - QdS

3 milioni di disoccupati neanche uno nel pubblico

Carlo Alberto Tregua

3 milioni di disoccupati neanche uno nel pubblico

mercoledì 09 Aprile 2014

Privilegiati non servono i cittadini

La disoccupazione del 13%, – 3 mln di disoccupati – è sconvolgente, ha esclamato Renzi a Londra. Ma non ha fatto alcun cenno che tale devastante fenomeno sociale non ha colpito il settore pubblico.
Infatti, fra gli oltre 3 milioni di dipendenti delle amministrazioni centrale, regionali e locali, non vi è neanche un dipendente disoccupato, non vi è neanche un dipendente in cassa integrazione. Insomma, sono tutti felici e contenti perché la crisi non li ha sfiorati.
Nessuno dei pubblici dipendenti, di qualunque livello, prende meno di 1.200/1.300 euro al mese netti. Moltissimi dei dirigenti pubblici percepivano emolumenti di 60/70 mila euro al mese. Però la provvidenziale circolare del ministro della Funzione pubblica, Marianna Madia, ha obbligato l’amministrazione centrale a tagliare tali compensi, che non devono superare il tetto di 311 mila euro l’anno, pari a quello del primo presidente della Corte di Cassazione. Tutto ciò con decorrenza immediata, vale a dire dallo scorso 1 aprile.  

Renzi ha detto che il suo target è di ridurre sotto il 10% la disoccupazione privata e, ha aggiunto, che tenterà di fare conseguire al Paese un progresso del Pil dell’1% già quest’anno o al massimo nel 2015. Questo è un modo serio di comunicare ai cittadini sia gli obiettivi che le date per realizzarli.
Per nulla serio è il presidente della Regione siciliana – nella quale vi è una disoccupazione doppia alla media nazionale, soprattutto fra i giovani – che non si azzarda a comunicare all’opinione pubblica né a quanto intende ridurre la disoccupazione con la sua azione, né di quanto intende far crescere il Pil isolano e in quale tempo. Questo non è un modo di governare, ma solo di dare fiato alla bocca.
Neppure, il presidente della Regione, mette cenno al disboscamento del pubblico impiego, che alimenta indebitamente e inutilmente qualche centinaio di migliaia di siciliani privilegiati perché raccomandati, in quanto entrati nelle pubbliche amministrazioni senza concorso, cioè per chiamata diretta in base alle segnalazioni.
Questa affermazione è stata da noi riportata decine di volte, mai nessuno l’ha smentita, così la verità è emersa , forte e incontrovertibile.

 
È inutile girarci intorno. Non è facilitando la contrattualistica che le imprese aumenteranno l’assunzione di dipendenti, ma occorre ripristinare le corrette condizioni di mercato, per fare in modo che gli imprenditori possano aumentare il loro fatturato con nuovi piani d’investimento per i quali occorre nuova manodopera.
Insomma, bisogna dare carburante al motore dello sviluppo, in modo che acceleri la velocità delle ruote del veicolo Italia. La timida mossa di mettere 80 euro in busta paga dei dipendenti è un segno di buona volontà ma non la soluzione.
Essa, invece, deve essere affrontata drasticamente riducendo di almeno un terzo l’indebito cuneo fiscale. Tradotto in numeri: un dipendente costa al datore di lavoro (pubblico o privato) 2.600 euro al mese, ma ne percepisce 1.300; se il cuneo fosse ridotto di un terzo, il costo resterebbe 2.600 euro ma il dipendente ne percepirebbe 1.700 con ovvia positiva conseguenza per consumi e benessere dello stesso.

Come si riduce il cuneo fiscale? Tagliando di alcuni punti le aliquote fiscali del 20, 23 e 27% e le aliquote previdenziali di tre punti. Ovviamente per fare le due manovre occorre tagliare 20 miliardi di spesa pubblica nel primo caso e mettere in cassa integrazione almeno un sesto dei pubblici dipendenti (a 800 euro al mese) di modo che l’onere per l’Inps possa diminuire.
Come si vede le soluzioni ci sono per mettere in moto il Paese. Ma non bastano. Occorre diminuire le imposte sull’energia e, dall’altra parte, promuovere fortemente le fonti rinnovabili, per renderla piu competitiva.
E serve, punto principale, azzerare la burocrazia, in modo da consentire che tutti i provvedimenti richiesti da cittadini e imprese s’intendano approvati, se no negati entro 30 giorni, dalla data dell’istanza, da formularsi esclusivamente per Pec (Posta elettronica certificata).
Renzi ha detto che il Mediterraneo deve diventare il cuore dell’Europa: obiettivo lontano. Ma anche su questo bisogna lavorare intensamente per raggiungerlo.

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