Vincenzo Morgante: «Tgr: con 800 giornalisti è la big d’Europa» - QdS

Vincenzo Morgante: «Tgr: con 800 giornalisti è la big d’Europa»

Anna Maria Verna

Vincenzo Morgante: «Tgr: con 800 giornalisti è la big d’Europa»

sabato 12 Aprile 2014

Forum con Vincenzo Morgante, Direttore Tgr Rai

Che spazio dedica la Tgr a inchieste e approfondimenti sul territorio?
“Noi la chiamiamo ‘informazione di prossimità’. La gente vuol sapere che sta facendo Obama ma vuole anche sapere delle strisce blu. Ci crediamo molto e anche dal vertice aziendale la Tgr sta ricevendo segnali di grande attenzione, anche in termini di investimenti. Sia perché i dati di ascolto ci stanno premiando, sia perché dal territorio arriva forte la richiesta di questo tipo di informazione stiamo crescendo e marciando speditamente anche verso la digitalizzazione di tutte le sedi regionali. Sono 24 perché a Bolzano, oltre alla redazione italiana, ci sono quelle tedesca e ladina, a Trieste la slovena e in Val d’Aosta quella bilingue italiano-francese. In due anni recupereremo un ritardo tecnologico ingiustificabile, perché digitalizzare significa un modo nuovo di lavorare. Non solo un’interlocuzione potente tra centro e periferia, ma anche una maggiore velocità nel montaggio, nell’archiviazione e nell’accesso al materiale”.
Sarà necessario un adeguamento professionale?
“Naturalmente partirà un’attività di formazione che riguarderà tutti noi e che farà sì che non si giunga impreparati a questo cambiamento. A Bolzano stiamo già sperimentando l’uso dell’iPad, ma presto sarà esteso anche alle altre Regioni. Non sostituirà di certo le telecamere, però qualsiasi collega che vorrà raccontare un fatto o inviare delle immagini avrà dei destinatari in tempo reale. Per noi è una rivoluzione se si pensa al nostro modello produttivo con giornalisti, telecineoperatori, lo specializzato di ripresa, il fonico: una certa lentezza e pesantezza”.
La Tgr quanti giornalisti ha?
“Quasi ottocento. È la testata più grossa della Rai e si dice che sia la testata giornalistica televisiva più grossa d’Europa. Contando amministrativi e tecnici siamo oltre le mille unità: una corazzata”.
Essendo così articolata è difficile da gestire?
“Come direttore da un lato ho una responsabilità editoriale e dall’altro svolgo una grossa attività manageriale. L’esperienza di dieci anni in Sicilia è stata preziosa e i colleghi lo hanno percepito. Anch’io ringrazio quegli anni perché tutti i problemi che riscontro oggi in redazione in qualche modo li avevo già affrontati. Il voto di gradimento sul mio piano editoriale è stato dell’82%, il più alto nella storia dei direttori della Tgr. Giro molto nelle nostre articolazioni regionali perché sto lavorando per recuperare l’orgoglio di testata con colleghi che si sono sentiti spesso alla periferia dell’impero. Recentemente, per la prima volta, abbiamo organizzato un corso di formazione per i caporedattori regionali nella nostra Scuola di giornalismo radio televisivo di Perugia. Abbiamo offerto un’intensissima serie di lezioni in campo manageriale, sulle relazioni col personale, sulla sicurezza, sul rispetto e sulla gestione dei budget e questo è servito anche a fare squadra”.
I regionali hanno anche un direttore o un responsabile di rete?
“Il riferimento giornalistico nelle singole redazioni è il caporedattore regionale. Con la mia direzione, inoltre, si è tornati a un vecchio modello con sei vicedirettori. Ognuno gestisce un gruppo di regioni, tranne una collega che sta a Roma e che ha competenze legate alla formazione e alla produzione. Poi ne abbiamo uno a Milano per il nordovest, uno a Venezia per il nordest, uno a Roma per il centro, un altro a Roma per il Lazio e le due isole e uno a Napoli per il Sud. Anche questi vicedirettori girano per il territorio. Negli ultimi anni c’è stata un’incentivazione all’esodo che ha dato luogo a un minimo di ricambio generazionale inserendo giornalisti nativi digitali, molto pronti e attenti. Accanto alla digitalizzazione si sta lavorando molto sulla presenza dell’informazione regionale sul web. Il sito Rai è affidato a Rai News, diretto da Monica Maggioni, ma al suo interno ci saranno pagine regionali che dipenderanno dalla Tgr. Anche questo è uno sforzo che significa ammodernamento, apparecchiature e formazione”.
 
Cosa ci dice della radio?
“Sono il direttore di Tgr e Tgr Radio. Oggi l’informazione regionale in radio tira moltissimo. Tuttavia, tranne che nelle Regioni a statuto speciale, nelle altre l’informazione regionale si chiude con il giornale radio delle 12.10. Quindi alle 12.26 l’informazione termina e riprende l’indomani alle 7.20, creando un buco non giustificato che ci stiamo sforzando di colmare. I direttori Mucciante e Sinisi hanno notato che, al momento dell’informazione regionale, c’è sempre un picco per cui hanno deciso di togliersi degli spazi pomeridiani per darli all’informazione regionale gestita autonomamente dalla Tgr”.
I giornalisti radio e tv sono gli stessi?
“Sì e ciò ci permette di sfruttare eventuali sinergie. Un’altra cosa su cui stiamo lavorando è Il Settimanale che va in onda il sabato. Stiamo pensando di trasformarlo da regionale a nazionale e mettervi i servizi più rappresentativi di ogni Regione. Mi troverei così ad avere uno spazio di mezz’ora da poter sfruttare anche in caso di grandi eventi o emergenze. In quella circostanza la puntata sarebbe dedicata a quel tema, magari con i contributi di qualche Regione che su quel tema può dire qualche cosa. Ora faremo un Settimanale tutto dedicato alla canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, però secondo la nostra ‘specificità’: i papi e le Regioni. Per esempio entrambi sono stati a Loreto e ad Assisi; la Sicilia è legata al famoso anatema del papa contro la mafia… Sempre senza sostituirci ai nazionali”.
 

 
Buongiorno Italia raggiunge il 14% di share

Come va la fascia mattutina?
“Buongiorno Italia è uno dei programmi mattutini più apprezzati. Nel 2009 si era partiti con Buongiorno Regione e nel 2010 si è aggiunto Buongiorno Italia. Inizialmente lo share si avvicinava al 6%, ora siamo al 14%. In mezzo c’è un blocco pubblicitario di quattro minuti. L’interesse della pubblicità è una conferma della salute del programma e significa anche introiti per l’azienda. Per quanto riguarda il Tg dobbiamo sforzarci di differenziare l’edizione delle 14.00 da quella delle 19.35. Il marketing sta preparando un’analisi del nostro uditorio e, su quei dati, imposteremo la nostra missione, puntando a elevare la qualità. I caporedattori in questo un segnale lo hanno già avuto. Non si era mai avuta formazione per i caporedattori regionali ed essa ha toccato anche i contenuti, non solo gli aspetti manageriali. Ho chiesto anche di riprendere la formazione dei giornalisti, dei conduttori e dei telecronisti, cosa che da molto tempo non si faceva. Vorrei anche un restyling scenografico fatto con l’uso di risorse interne. Puntiamo a una scenografia che sia il segno che siamo nel terzo millennio. Sia la presidente Tarantola che il direttore generale Gubitosi stanno dimostrando un grande entusiasmo  verso queste e altre iniziative della Tgr. Sono veramente grato all’azienda per l’opportunità che mi sta dando. È impegnativo perché ho promesso ai colleghi che non sarò un direttore ‘romano’, quindi giro molto ma non vado nelle stanze dei caporedattori bensì nelle redazioni per parlare con i colleghi. Inoltre, poiché sono uno che avuto dall’azienda grandi opportunità, voglio concederle anche agli altri. Ai caporedattori raccomando sempre i più giovani perché è bello mettere insieme l’esperienza dei colleghi più maturi con l’entusiasmo dei giovani”.
 


Dall’Europa a Rai Fiction si valorizzano le peculiarità

Come valorizzare le peculiarità della Tgr?
“Siamo servizio pubblico e per noi i nostri non sono solo telespettatori, ma cittadini che pagano il canone e che hanno una certa avidità di informazione e di notizie, anche locali. Dobbiamo approfittare del fatto di essere nel contempo anche una testata nazionale per far vedere a tutti che sul territorio c’è un’Italia che marcia e Regioni che, nonostante tutto, reagiscono. Ci sono esempi importanti nelle nostre Regioni che potrebbero diventare modelli da emulare; non si può solo denunciare. Sto suggerendo anche alle altre testate aziendali di occuparsi dei nostri territori e non soltanto per quanto riguarda la cronaca. I segnali comincio a coglierli, per esempio abbiamo avviato una collaborazione con Rai Fiction. Si tratta di prodotti Rai legati a un territorio o a un personaggio. Abbiamo cominciato con la fiction su don Diana e la Campania, così, ha avuto la possibilità di raccontarsi. Un’altra cosa che stiamo cercando di fare sono delle campagne nazionali declinate territorialmente. Ogni Regione potrà raccontarsi su argomenti come la sicurezza sul lavoro, il ruolo delle donne, il volontariato, l’immigrazione, l’alcol tra i giovani… Ho anche avviato un’interlocuzione con l’Ufficio Italiano della Commissione Europea in Italia perché, finora, di quest’Europa è stato raccontato poco. Lo faremo adesso con le elezioni europee, ma dopo non possiamo tornare di nuovo a silenziare. Ho scoperto che in Europa ci sono anche dei bandi e dei fondi a disposizione diretta. Desidero creare sportelli d’informazione per far sapere, soprattutto ai giovani, quello che c’è a disposizione per loro. Ho anche ottenuto che un giornalista per ogni redazione faccia un corso di formazione a Bruxelles. Fra l’altro l’Ue ha una mediateca con archivi immensi”.

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