Immigrati-schiavi: piaga dilagante in Sicilia, Campania e Puglia - QdS

Immigrati-schiavi: piaga dilagante in Sicilia, Campania e Puglia

Chiara Borzi

Immigrati-schiavi: piaga dilagante in Sicilia, Campania e Puglia

venerdì 18 Aprile 2014

Tema dibattuto presso la facoltà di Scienze politiche di Catania grazie al documentario di Mencherini. Nell’Isola il fenomeno sta prendendo piede soprattutto nel ragusano

CATANIA – Il Meridione d’Italia, insieme ad alcuni tratti del Nord, fa oggi i conti con una realtà moderna di tratta di uomini ridotti in schiavitù. Sembra una notizia controtendenza, ma quello delle “nuove tratte” è un tema che sta lentamente emergendo, grazie a lavori d’inchiesta giornalistica, che hanno permesso di scoprire l’ennesimo grave retroscena portato dall’incapacità di gestione dell’ingresso dei migranti in Italia.
Campania, Puglia e Sicilia sono le tre regione in cui questo fenomeno rivive. È grazie al lavoro del registra Stefano Mencherini, dal nome appunto “Schiavi”, che presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali di Catania, si è potuto dibattere e soprattutto conoscere una problematica che in Sicilia si sta espandendo a macchia d’olio in particolar modo nelle zone del ragusano, dove non sono pochi quei migranti che, presenti sul territorio senza alcun permesso o tutela, diventano lavoratori invisibili. Molti di loro cedono allo sfruttamento per la necessità di onorare il debito contratto scegliendo di imbarcarsi clandestinamente verso l’Italia, ma pochi tra questi riescono ad uscire successivamente da un sistema sempre più organizzato.
A confermarlo è lo stesso regista Mencherini, il quale ha evidenziato anche una collusione indiretta dello Stato nel sistema. Ciò accade nel momento in cui, durante l’ultimo governo Berlusconi, si è deciso di alzare le accise sulla benzina per finanziare una fallimentare operazione chiamata ad arginare l’“emergenza immigranti”, costata milioni di euro. Il piano italiano è tremendamente fallito, lasciando circa 25 mila di migranti oggi presenti sul territorio senza un visto e senza un lavoro. Nel lavoro del regista, autore anche del film “Mare Nostrum”, si evidenzia come in realtà nelle zone di Napoli o Lecce, siano i sindacati a lavorare per i diritti dei migranti o associazione di volontariato e Onlus. Negli hotel convenzionati con il Governo – come si evince dalle testimonianze portate da film – gli immigrati ospiti sono spesso messi a lavorare forzatamente dai gestori delle strutture, mentre all’interno delle stanze – come ancora denunciato da uno degli ospiti – è iniziato un’attività di prostituzione, intercettato anche dalla camorra, sostentato dalla disperazione delle donne bloccate negli alloggi.
“La situazione attuale non è generata dalla Bossi-Fini, ma dalla legge Turco-Napolitano che per prima ha decretato la nascita dei centri di reclusione dei migranti”, ha dichiarato al termine della proiezione l’avvocato Giorgio Bisagna.

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