Anche dal Parlamento arriva il sì per il Def - QdS

Anche dal Parlamento arriva il sì per il Def

Oriana Sipala

Anche dal Parlamento arriva il sì per il Def

venerdì 18 Aprile 2014

Si è anche deciso di chiedere all’Ue il rinvio del pareggio di bilancio al 2016

Roma – Il Parlamento ha approvato ieri il Documento di economia e finanza (Def), con una maggioranza non indifferente sia al Senato (156 voti a favore, 92 contrari e 2 astenuti) che alla Camera (348 sì, 143 no). L’ok delle due Camere arriva dopo appena una settimana dell’approvazione dello stesso Documento da parte del Consiglio dei ministri.
 
Adesso, quindi, si potranno concretamente perseguire gli obiettivi del Governo, primo fra tutti il consolidamento fiscale e l’all’accelerazione sulle riforme strutturali per favorire la crescita. Per far questo, si prevedono risparmi per circa 4,5 miliardi nell’anno in corso, e fino a 17 per il 2015 e 32 per il 2016. I risparmi conseguiti verranno principalmente utilizzati per la riduzione del cuneo fiscale, ma anche di Irap e Irpef. Ma la liquidità verrà ricercata anche attraverso le privatizzazioni e la dismissione di alcune società sotto controllo statale e di parte del patrimonio immobiliare. Inoltre, non sono previsti stanziamenti per il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici fino al 2017. Queste, almeno, le misure più significative per rimpolpare le casse.
Via libera anche all’autorizzazione per il Governo, approvata con la maggioranza assoluta, a chiedere all’Unione europea lo slittamento al 2016 per il pareggio di bilancio. A Montecitorio i voti favorevoli sono stati 373, i contrari 114 e gli astenuti 4. L’Italia si trova in “circostanze eccezionali”, ha infatti affermato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, intervenendo prima al Senato e poi alla Camera, e nel 2014 la ripresa sarà “ancora lontana da livelli accettabili”, pertanto il rinvio del pareggio di bilancio sembra un passaggio obbligato.
“Nonostante i segnali di ripresa – ha aggiunto il ministro – anche nel 2014 il gap tra crescita osservata e crescita potenziale resterà molto negativo”. Insomma la “ripresa è fragile e la situazione del mercato del lavoro molto difficile”. “A partire dal 2009 e durante il 2012-2013 l’economia italiana ha attraversato una profonda e prolungata depressione”, con una perdita complessiva del 9% del Pil. “Solo nel 2012 e nel 2013 la crescita potenziale – ha continuato il ministro Padoan – è calata rispettivamente dell 0,7% e dello 0,4%, e il gap tra la crescita potenziale e quella registrata è pari al 4,3% nel 2013, molto vicino al minimo del 1965”. Un allarmante salto verso il passato. Ma il ministro dell’Economia sta già pensando alle riforme. L’intenzione, infatti, è quella di attuare “un piano per raggiungere pienamente il pareggio nel 2016”, assicura Padoan, chiedendo “il voto a maggioranza assoluta”.
Il ministro ha spiegato che, in presenza di riforme strutturali, “è possibile deviare temporaneamente dall’obiettivo di medio periodo a condizione che sia mantenuto un opportuno margine di sicurezza rispetto al valore di riferimento del rapporto deficit-pil e che la posizione di bilancio ritorni agli obiettivi di medio termine entro il periodo coperto dal programma di stabilità”. Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione Ue e candidato di Fi alle europee, su questo punto, sembra però molto scettico: “Si sta facendo un pasticcio – ha affermato – ottenere un allentamento dei vincoli di bilancio è possibile con riforme già avviate, non solo con promesse”.

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