Tumori e inquinamento, senza bonifiche la strage continua - QdS

Tumori e inquinamento, senza bonifiche la strage continua

Rosario Battiato

Tumori e inquinamento, senza bonifiche la strage continua

mercoledì 14 Maggio 2014

Il rapporto Sentieri sui Sin: eccessi per il tumore della tiroide a Milazzo e mesotelioma a Priolo e Biancavilla. Nelle capitali siciliane dell’inquinamento si muore più facilmente che altrove

PALERMO – I numeri non mentono mai. A ogni aggiornamento il rapporto Sentieri sugli insediamenti a rischio da inquinamento, finanziato dal ministero della Salute e coordinato dall’Istituto superiore di sanità, si accentua la preoccupazione per gli abitanti che vivono nei pressi dei siti di interesse nazionale (sin) e che patiscono l’insalubrità di quei luoghi. Un disagio che si manifesta tramite tassi di mortalità, ricoveri e tumori, più elevati della media nazionale. La novità dell’ultimo rapporto risiede nella crescita dei tumori correlati all’esposizione da amianto, anche perché diverse patologie correlate al pericoloso minerale, come il mesotelioma pleurico, hanno un periodo di incubazione piuttosto lungo e la Sicilia si è dotata di una legge in materia per avviare mappatura e bonifica dei siti contaminati soltanto un mese fa.
Non ci sono buone notizie nell’ultimo aggiornamento del rapporto sentieri. L’eccesso di mortalità nelle capitali italiani dell’inquinamento ambientale continua a essere determinante, mentre sono addirittura in aumento i casi di mesotelioma pleurico polmonare nei luoghi dove vi è stata lavorazione dell’amianto. Il percorso della morte si diffonde abbastanza omogeneamente in tutti i 44 sin nazionali, anche se l’ultimo rapporto coinvolge soltanto 18 siti, cioè quelli che hanno attivato un Registro tumori.
Loredana Musmeci, direttore del dipartimento Ambiente-Prevenzione dell’Iss, ha spiegato che la mortalità è stabile rispetto al Rapporto 2010-11, “ma la novità di questo rapporto, pubblicato sul sito dell’Associazione italiana di epidemiologia, sta nell’aver analizzato anche altri parametri come, appunto, le schede di dimissioni ospedaliere e l’incidenza generale dei casi di tumore”.
 
Emerge, avverte, “un eccesso di morti, ricoveri e tumori in tutti i 18 Sin considerati, con un aumento dei tumori da amianto”. La ricetta è ovvia, ma procede a rilento. Consideriamo che in Sicilia le bonifiche nei quattro sin (Biancavilla, Gela, Milazzo e Priolo) stanno ancora all’anno zero o quasi. A bloccare il processo molteplici fattori tra cui i ritardi della burocrazia, la cattiva gestione dei fondi stanziati (come il caso della bonifica della rada di Augusta), i ricorsi delle aziende. E non possiamo dire che la situazione sia migliore sul fronte dell’amianto, dal momento che la Regione, a distanza di oltre due decenni dalla messa fuorilegge del minerale, si è dotata di una legge per procedere alla mappatura e alla bonifica delle aree contaminate. Un processo lungo che non si risolverà nel giro di qualche anno.
Per il direttore resta improcrastinabile l’esigenza di azioni mirate poiché “c’è un rischio per la salute della popolazione”. Per questo, ha spiegato, “bisogna procedere quanto prima alle bonifiche ambientali in tutti i siti, anche se va precisato che l’eccesso nei casi di tumori può essere dovuto a più fattori e non solo a quello dell’inquinamento ambientale”.
Nel nuovo rapporto, per il tumore della tiroide in alcuni Sin sono stati rilevati incrementi abbastanza evidenti per l’incidenza e per i ricoveri ospedalieri. Tra i siciliani risalta il dato di Milazzo (+24% per gli uomini, +40% per le donne) per il tumore della tiroide. Eccessi per mesotelioma e tumore maligno della pleura si registrano invece nei Sin siciliani di Biancavilla (Ct) e Priolo (Sr).
 

 
 Abitanti hanno arsenico nelle urine ma Gela non è nello studio
 
GELA (CL) – Tra i 18 sin analizzati nel rapporto Sentieri non figura il capitolo dedicato a Gela, sede di uno dei più noti petrolchimici d’Europa. Eppure i dati sul comune nisseno, oltre che essere diffusi nei precedenti rapporti, sono accompagnati da altri studi che testimoniano uno stato decisamente preoccupante per la salute dei cittadini che vivono nel centro nisseno. Lunedì scorso abbiamo pubblicato l’ultimo aggiornamento dello studio del Consiglio nazionale delle ricerche che, nella seconda tranche della pubblicazione del Progetto “Sepias – Sorveglianza epidemiologica in aree interessate da inquinamento ambientale da arsenico di origine naturale o antropica”, ha confermato valori elevati di arsenico nell’urina. Per quanto riguarda l’arsenico inorganico sono stati osservati “valori medi di concentrazione elevati, – ha spiegato Fabrizio Bianchi, responsabile della ricerca – sulla base di quelli di riferimento nazionali e internazionali per il biomonitoraggio umano, in un soggetto su quattro sul totale, ma con rilevanti differenze: 40% Gela, 30% Taranto, 15% viterbese, 12% Amiata”.

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