Ex Fiat di Termini Imerese: nuovo piano, vecchi dubbi - QdS

Ex Fiat di Termini Imerese: nuovo piano, vecchi dubbi

Rosario Battiato

Ex Fiat di Termini Imerese: nuovo piano, vecchi dubbi

sabato 17 Maggio 2014

La Regione ha approvato investimenti per 250 mln, altri 100 dovrebbe metterli il governo nazionale. Renzi vanta di aver risolto le vertenze Ansaldo, Electrolux e Fincantieri. E in Sicilia?

PALERMO – Il nuovo piano approvato dalla giunta Crocetta per Termini Imerese non cambia la sostanziale incertezza sul futuro dell’area. Il governo regionale, al momento, può soltanto vantarsi di aver fatto il minimo indispensabile, perché alternative solide all’orizzonte non se ne vedono. "Merito" anche del governo nazionale, che da queste parti non ha ancora mostrato quel tanto sbandierato attivismo dell’era Renzi, dimostrato invece altrove.
Il 13 maggio la giunta regionale ha approvato il piano di riconversione industriale dell’area di Termini, prospettando finanziamenti sostanziosi per il settore, della meccanica e della green economy, inclusa la produzione di auto ibride ed elettriche. Il punto è stato fatto dall’assessore alle Attività produttive, Linda Vancheri, che ha spiegato l’investimento di 250 milioni da parte della Regione a cui se ne aggiungeranno altri 100 da parte del governo (il precedente piano era da 450 milioni di euro).
 
Di questo ricco gruzzolo, 150 milioni saranno destinati alla realizzazione di opere infrastrutturali primarie e secondarie, fibra ottica, banda larga e soprattutto il porto di Termini Imerese, il cui iter è arrivato all’avvio della gara e alla composizione della commissione che si occuperà della conferenza dei servizi. In linea teorica il documento approvato dalla Regione dovrebbe aprire le porte al futuro piano industriale e quindi, in definitiva, all’accordo di programma quadro su Termini. La delibera di giunta, che è anche un messaggio al governo nazionale per capire se effettivamente le risorse promesse ci sono, ha avuto anche il merito di far emergere uno scenario inquietante.
L’assessore Vancheri aveva messo sul piatto l’interesse di due aziende dell’orbita Fiat pronte a investire a Termini Imerese sfruttando gli impianti del Lingotto per assemblare la Ypsilon ibrida. Si tratterebbe una società creata ad hoc per riprendere lo stabilimento palermitano e che, secondo fonti ufficiose, darebbe lavoro ad almeno mezzo migliaio degli attuali 1.100 cassaintegrati. Assieme a questo progetto al vaglio di Invitalia, l’advisor del ministero dello Sviluppo economico, ci sarebbero anche Mossi Ghisolfi per la realizzazione di una bioraffineria e un’azienda che produce batterie per l’automotive. Sempre in tempi recenti c’era stato anche l’interesse di importanti case automobilistiche asiatiche, qualcuno vocifera Mitsubishi e Nissan, data la visita di due società di scouting che si sono confrontate con i vertici della Regione.
Tante offerte, zero certezze. A distanza di poche ore, seppur in via ufficiosa, ambienti industriali vicino alla Fiat, che tramite Fiat Group Automobiles detiene marchi come Alfa Romeo e Lancia, hanno sconfessato le notizie in merito a un progetto per assemblare nello stabilimento di Termini Imerese la Ypsilos Ibrida. La Fiat, fanno notare gli stessi ambienti, ha sempre detto che è disponibile alla cessione dello stabilimento a fronte della ricollocazione di tutti i lavoratori. Eventuali iniziative industriali, delle quali la Fiat non avrà alcuna responsabilità, sono oggetto di valutazione, hanno spiegato le fonti anonime, del ministero dello Sviluppo Economico e di Invitalia.
Tutto questo può essere utile anche per capire la complessità e la difficoltà di risoluzione di una vicenda che dopo tre anni è ancora tutta da definire. Pensiamo all’affare Electolux che nel giro di pochi mesi è stato risolto grazie a un accordo che ha salvato da licenziamenti ed esuberi i lavoratori dell’azienda. E prima erano state trovate soluzioni anche per Ansaldo Energia e Fincatieri, così come comunicato dallo stesso premier Renzi su twitter. Solo per Termini, a quanto pare, non c’è futuro che tenga.

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