Il potere per servire, le imposte per i servizi - QdS

Il potere per servire, le imposte per i servizi

Carlo Alberto Tregua

Il potere per servire, le imposte per i servizi

giovedì 29 Maggio 2014
Ci sono tanti beceri, pseudo galantuomini, che amano il potere per servire sé stessi, per la propria cupidigia e per il proprio egoismo. Tutti costoro non hanno la minima capacità di comprendere che fra le persone viventi vi sono quelle veramente bisognose cui occorre porgere la mano per dare assistenza.
Comportarsi in questo modo dovrebbe essere la necessità morale di ogni persona umana. Purtroppo, per la maggior parte non lo è con la conseguenza che essa pensa agli affari propri, ignorando del tutto quelli altrui.
Ovviamente, per gestire i servizi pubblici, indispensabili ai cittadini e ancor di più a quelli più deboli, occorrono dirigenti che possiedano capacità professionali multiple e una dirittura morale in condizione di evadere i veri bisogni, non quelli fasulli. I dirigenti non devono soddisfare tutte le richieste che arrivano, anche quelle non giustificate, ma fare una rassegna dei bisogni effettivi dei cittadini cui dare soluzioni. Diversamente non possono immettere efficienza nella Pa.

Ascoltare, valutare, scegliere, decidere, agire. Questa è la filiera che ogni bravo dirigente dovrebbe seguire, come fosse un binario rigido. Agire significa esercitare il potere, ma non quello arrogante e tornacontista, bensì il potere-dovere, cioé il dovere di assumere le responsabilità delle proprie decisioni in funzione delle quali si servono i cittadini.
È una questione di metodo (ricordiamo René Descartes, 1596-1650, con il suo celebre scritto Discours de la méthode). Esercitando lo stesso si risolvono le questioni di merito.
I dirigenti pubblici, di qualunque livello, devono risolvere i problemi, non eluderli, né rinviarli e neppure lasciarli nella putrida palude del menefreghismo, perché così facendo danneggiano i cittadini che hanno bisogno.
Il potere-dovere deve essere limpido e trasparente. Dei loro atti i dirigenti devono dar conto inserendo sui siti web degli Enti tutto ciò che fanno: i procedimenti, dall’istanza all’emissione del provvedimento amministrativo richiesto, stipendi e salari di tutto l’organico e, infine, gli ordinativi di acquisto e le rispettive fatture, anche relative ad una siringa o a una bic.
 

Per produrre i servizi pubblici sono indispensabili le imposte che ogni cittadino deve corrispondere alle diverse Istituzioni, statale e locali, in ragione della propria capacità contributiva, cioè in modo progressivo, di cui all’articolo 53 della Costituzione.
Le imposte pagate dai cittadini debbono essere esclusivamente utilizzate per produrre i servizi. Sembra una banalità, ma non lo è, tenuto conto che in Italia la dilagante corruzione non consente l’equa concorrenza fra imprese e fa disperdere, secondo stime concordanti, circa 60 miliardi di ricchezza.
C’è un’altra, e non meno importante questione: le risorse ricavate dalle imposte debbono essere utilizzate nel modo più efficiente possibile, il che significa che i servizi debbono costare il minimo in proporzione, con la conseguenza positiva che, a parità di spesa, se ne erogano di più e di maggiore qualità. è proprio l’attenta ed oculata gestione dei servizi una qualità che manca nel nostro Paese.

In questi sei anni di crisi, il Pil è precipitato di quasi dieci punti e, ancora, nel primo trimestre di quest’anno, è arretrato dello 0,1 per cento. La disoccupazione ha quasi raggiunto il tasso del 13 per cento, il debito pubblico è aumentato a 2.120 mld (marzo 2014).
I dati sono di un Paese in coma. Questo avviene mentre Irlanda, Portogallo e Spagna sono quasi fuori dalla crisi e, perfino la Grecia, dopo i grandi sacrifici imposti dalla Triade (Ue, Fmi, Bce), ha avuto l’esplosione del turismo nello scorso anno e tutte le attività sono di nuovo in forte crescita, tanto che il Governo ellenico è riuscito a piazzare sul mercato ben cinque miliardi di titoli di stato.
Il potere-dovere del ceto politico e di quello burocratico è di dare soluzioni a questa situazione drammatica, alla quale debbono concorrere tutte le parti della classe dirigente. Fra essa, i Club service che hanno fra i loro scopi quello di intervenire nella Cosa pubblica, immischiarsi e partecipare, come autorevolmente ha detto Papa Francesco.
Ognuno faccia la propria parte per adempiere al proprio dovere di cittadino.

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