Minori stranieri soli al Sud quasi abbandonati - QdS

Minori stranieri soli al Sud quasi abbandonati

Serena Giovanna Grasso

Minori stranieri soli al Sud quasi abbandonati

venerdì 27 Giugno 2014

Nelle Isole più della metà dei Comuni ha investito meno di 50 mila € nel 2012. In Sicilia alto tasso di fuga dai centri di prima accoglienza (39,5%)

PALERMO – Minori stranieri non accompagnati (msna), quegli immigrati da tutelare con più attenzione perché più vulnerabili, a rischio sfruttamento lavorativo e sessuale e già molto spesso vittime di tratta. Secondo i dati contenuti all’interno del quinto rapporto di Anci/Cittalia “I minori stranieri non accompagnati in Italia”, il 2012 ha contato 9.104 msna presenti a livello nazionale, con una concentrazione proporzionale di poco superiore ad un minore su dieci per la Sicilia (1.061).
Dunque, conseguentemente alla portata non indifferente del fenomeno, bisogna porre sotto la dovuta attenzione la quantità e la qualità dei servizi messi in atto dagli enti locali. La prima tappa seguita dai Servizi sociali consiste nell’immediato collocamento del minore in un luogo sicuro e nell’attivazione degli interventi di tutela. Facenti capo agli interventi di tutela risultano essere i colloqui con il minore, segnalazione alla Questura e al Comitato per i minori, iscrizione al Servizio sanitario nazionale, richiesta di permesso di soggiorno, accertamento dell’identità e dell’età e ricerca della famiglia. Ma certamente tutto ciò non può bastare, è necessario tendere all’integrazione sociale del minore mediante interventi volti a favorire l’inserimento scolastico, alfabetizzazione, formazione professionale, mediazione linguistico – culturale, interventi a tutela della salute e inserimento lavorativo.
Naturalmente sono considerevoli i costi che gli Enti locali dovranno sostenere: a livello nazionale il 45% dei Comuni ha investito importi inferiori ai 50 mila euro, il 21,8% ha speso tra i 50 e i 100 mila euro, un 14% da 100 a 300 mila e solo il 2% si colloca nel range 300 – 500 mila euro. A livello territoriale, il 51% dei Comuni delle Isole ha investito importi inferiori ai 50 mila euro, percentuale nettamente superiore rispetto a quella italiana.
 
E altrettanto superiore risulta la percentuale di Enti locali della medesima circoscrizione territoriale che dichiara di aver speso somme comprese tra i 100 e i 300 mila euro (23%). Ma gli importi più consistenti sono detenuti ancora una volta dal Settentrione: nel Nord – Est il 35,5% dei Comuni ha investito dai 500 ai 700 mila euro (la percentuale è del 15% a livello nazionale). Importante evidenziare la tendenza rilevata secondo cui l’importo di spesa cresce in modo direttamente proporzionale alla dimensione dei Comuni, ovvero il numero di abitanti in essi residenti.
Al fine di migliorare la qualità dei servizi offerti spesso i Comuni stipulano protocolli d’intesa con comunità di accoglienza, enti del terzo settore, questura, servizi sanitari, prefettura, servizi scolastici e tribunale dei minori. Ed è grazie ad un impegno simile che si è andata sempre più riducendo la quota di minori divenuti irreperibili. A livello nazionale rileviamo come sul totale di 6.551 minori presenti nei centri di prima accoglienza, sono stati 1.730 quelli ad essersi dati alla fuga (circa il 26% del totale).
 
Nel 2006 in Italia l’incidenza alla fuga si attestava al 62%: in termini assoluti 3.783 mnsa irreperibili rispetto al totale di 6.102 presi in carico. Se dunque la situazione risulta migliorata a livello nazionale, certamente non si potrà dire la stessa cosa per quel che riguarda la Sicilia: infatti, nell’Isola rispetto ai 735 minori accolti nei centri di prima accoglienza, sono stati ben 290 quelli ad essersi resi irreperibili con un’incidenza pari al 39,5%. Certamente sono numerosi i passi in avanti, ma la strada per migliorare l’efficacia dei servizi e ridurre a zero la percentuale dei minori in fuga è ancora lunga.

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