Corrono Usa, Francia Cina e Giappone - QdS

Corrono Usa, Francia Cina e Giappone

Carlo Alberto Tregua

Corrono Usa, Francia Cina e Giappone

venerdì 04 Luglio 2014

Obama e Abe stampano moneta

Oggi cade il 238° anno dal giorno in cui 56 delegati in rappresentanza di 13 Stati firmarono la Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti. Era il 4 luglio 1776. Da allora molta strada ha fatto quella nazione che oggi conta 50 Stati. Un federalismo equilibrato fondato su due pilastri: la forte autonomia dei membri, da un canto, e l’interesse nazionale del governo centrale dall’altro.
Nel corso di questi secoli, gli Stati Uniti hanno primeggiato nell’economia e nel 2013, il Prodotto interno lordo di quel Paese era il primo del mondo con 16.761 mld di dollari.
Qualcuno dice che la Cina è pronta al sorpasso, ma coi suoi 9.317 mld di dollari di Pil ha ancora molta strada da fare da qui al 2030. Tuttavia, quel grande Paese, a conduzione centralizzata del Partito comunista, sta facendo progressi enormi che non avrebbe potuto realizzare se fosse stato una democrazia. Col tempo anche là avverrà la rivoluzione pacifica con l’abbattimento del loro muro ideale, Piazza Tienanmen.

Fra 10 giorni si celebra in Francia il 225° anno della presa della Bastiglia (14 luglio 1789). Il Paese transalpino, coi suoi 2.729 mld di Pil nel 2013 è il secondo per ricchezza prodotta nell’Unione europea. è un Paese ordinato in cui la burocrazia funziona bene, soddisfacendo mediamente i propri cittadini.
Anche merito dell’Ena (ècole nationale d’administration) che ha sfornato dirigenti pubblici di primo ordine con un profondo senso dello Stato, i quali hanno la consapevolezza che i francesi sono i loro datori di lavoro.
La Francia, con la presidenza di François Hollande è in forte declino, ma il popolo è forte e reagisce alla crisi con determinazione. Inoltre quel Paese non ha l’immenso debito pubblico dell’Italia.
La Francia è il primo Paese per numero di visitatori, ramo turistico e ramo affari. Parigi detiene il primato di turisti. Chi va in quella città, che una volta si chiamava Lutetia, non ha mai sufficiente tempo per visitare musei, mostre, pinacoteche, biblioteche, beni culturali, ambientali e naturalistici.
A Parigi non c’è crisi immobiliare e i prezzi lievitano sempre più superando i 10.000 euro per metro quadrato. L’Ile de France e Parigi sono la Francia, stretta attorno alla propria capitale.
 

Shinzō Abe è diventato primo ministro del Giappone prima nel 2006, quindi nel 2012. Quel Paese uscito dalla guerra in condizioni disastrose ha ricostruito in 70 anni la propria economia e, nel 2013, secondo dati Ocse, il suo Pil è stato di 4.928 miliardi di dollari, due volte e mezzo quello italiano.
Colà i terremoti sono all’ordine del giorno, ma quel popolo di persone sensate ha costruito tutti gli immobili con caratteristiche antisismiche, per cui essi resistono a scosse telluriche fino a quasi 7 gradi della scala Richter, senza subire nessun danno.
L’opposto si verifica nel nostro Paese ove terremoti più modesti fanno danni incalcolabili a persone e cose, anche perché da noi manca totalmente la prevenzione che dovrebbe essere messa in atto da Stato, Regioni e Comuni.
Il Giappone ha un debito pubblico enorme, superiore a quello italiano, ma in proporzione al Pil e alla popolazione (oltre 170 milioni di abitanti) è nettamente inferiore. Nonostante ciò, quell’economia cresce perché si innova continuamente ed ha un numero di brevetti fra i più alti al mondo.

La crisi, partita nel 2008 dagli Stati Uniti, ha investito tutte le nazioni ad economia avanzata, ma Obama ha consentito al presidente dell’epoca della Federal Reserve, Ben Bernanke, di stampare moneta e immettere fiumi di liquidità nel mercato.
Così ha evitato la stagninflazione che stava anche corrodendo il Giappone e ha corroso l’Europa. Nel Paese del Sol Levante precedenti governi hanno mantenuto un rigore fuori misura e con ciò depresso quell’economia. Shinzō Abe appena arrivato al potere ha cominciato a fare stampare moneta dalla sua banca nazionale che ha consentito all’economia di ripartire alla grande.
Mentre tutto ciò accadeva l’Europa è rimasta immobile. Il presidente della Bce, Mario Draghi, non ha facoltà di stampare moneta e, quindi, l’economia dei 28 Stati membri si è fermata, fatta eccezione per la Polonia e la Germania che hanno i tassi di crescita più alti.
La veloce carrellata che precede dovrebbe fare riflettere il governo centrale e le amministrazioni locali e regionali. Crescere si può, ma occorrono capacità e lungimiranza!

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