Rifiuti differenziati, bugie e speculazione - QdS

Rifiuti differenziati, bugie e speculazione

Carlo Alberto Tregua

Rifiuti differenziati, bugie e speculazione

giovedì 31 Luglio 2014

Utilizzare la scomposizione molecolare

Continuiamo a sentire da parte dei sindaci, non solo siciliani, la questione della raccolta differenziata dei rifiuti, come segmento indispensabile per il ciclo finale della loro utilizzazione.
Si tratta di una bugia per ingannare i cittadini, per giustificare l’incapacità dei sindaci stessi di eliminare una volta per tutte il problema dei rifiuti e per coprire, in buona o malafede, la speculazione e la corruzione che vi sono dietro il business delle discariche.
Non si capisce perché in Europa e nel Nord Italia non esistano discariche, mentre nel Centro-Sud del nostro Paese la ricerca affannosa di territori ove gettare la spazzatura è una costante di sindaci incapaci che, ripetiamo, coprono la corruzione e il malaffare.
Sabato scorso abbiamo fatto un forum con Pietro Colucci, amministratore delegato di un gruppo che si occupa da decenni di energia rinnovabile e trattamento dei rifiuti. Ci ha detto delle cose note agli addetti del settore, ma del tutto ignote ai sindaci meridionali.

Primo. I rifiuti fanno parte del ciclo produttivo, nel senso che tutti i prodotti contenuti sono attivi, prelevabili e utilizzabili ciascuno per il proprio filone (vetro, cellulosa, legno, metalli, fertilizzanti e via enumerando). Tutto il resto serve per estrarre biogas ed ottenere energia e teleriscaldamento. Infine, la cenere residua viene utilizzata come sotto asfalto di strade e autostrade.
Come si evince da questa breve sequenza, nulla dei rifiuti si getta, ma tutto viene utilizzato. Questo nei paesi civili, ma non nel Mezzogiorno d’Italia e nella nostra Sicilia.
Qui è finalmente scoppiata la tangentopoli delle discariche, porcherie di ogni tipo che Crocetta ha fatto bene a denunciare seppure con due anni di ritardo, nonostante l’assessore al ramo dell’epoca, Nicolò Marino, magistrato, venuto al nostro forum pubblicato il 25 settembre 2013, avesse denunciato con chiarezza il malaffare che c’è dietro le discariche.
Per produrre energia con impianti industriali bisogna eliminare le due definizioni utilizzate da falsi e incompetenti ambientalisti, ingenui o corrotti, che hanno sempre avversato tali definizioni: termovalorizzatori e inceneritori.

 
A Gerbido (Torino), dice Colucci, ci sono voluti sette anni per completare l’iter e costruire l’impianto industriale per la produzione di energia. Ad Acerra (Napoli) ce ne sono voluti ben dodici. In Sicilia, l’imputato Lombardo, nella sua qualità di presidente della Regione, ha carcerato gli impianti di termovalorizzazione. Non sappiamo se questi ultimi fossero di ultima generazione o antiquati. In quest’ultimo caso avrebbe fatto bene, e male nel caso precedente.
Da anni pubblichiamo le caratteristiche dell’impianto di Giubiasco (Bellinzona-Canton Ticino). Esso è costato meno di 300 mln di franchi svizzeri, accetta rifiuti differenziati o indifferenziati a tariffa diversa, produce energia elettrica e teleriscaldamento per il Cantone, impiega circa cento persone, produce utili annuali per oltre 2 milioni di franchi, non emette odori e rumori, con inquinamento zero.
Di questi esempi ve ne sono diverse decine in Italia, quasi tutti nel Centro-Nord, e in Europa ove le discariche non esistono da decenni.

Vi sono tali impianti nel cuore di Berlino, nel cuore di Vienna, nel cuore di Londra, nel cuore di Copenhagen. Tutto funziona alla perfezione, non ci sono tangenti, la gente non si accorge della spazzatura perché viene prelevata e inserita nell’ultimo segmento del ciclo produttivo.
C’è un’ulteriore novità nel settore: l’impianto di scomposizione molecolare, la cui tecnologia non ha ancora trovato spazio nel territorio italiano. Tale tecnologia è in possesso dell’ex ministro dell’Ambiente Willer Bordon.
A Londra, British Airways e British Petroleum scompongono i rifiuti in molecole e trasformate in jet ful, carburante per aerei, che proveniendo da fonti rinnovabili non è soggetto a accise, e quindi costa circa la metà del carburante fossile.
Come si evince dalle brevi note che precedono, vi sono diverse soluzioni per utilizzare i rifiuti. Le suggeriamo al presidente della Regione affinché emetta con urgenza un bando per venti impianti industriali di ultima generazione da insediare nelle undici desertiche aree industriali.
Questa sarebbe un’iniziativa seria e anticorruzione. Crocetta è capace di attivarla subito? Speriamo di sì!

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