Deputati asini, burocrati incompetenti - QdS

Deputati asini, burocrati incompetenti

Carlo Alberto Tregua

Deputati asini, burocrati incompetenti

martedì 12 Agosto 2014

Ars: catastrofe legislativa

Elenchiamo la catastrofe legislativa dell’Assemblea regionale siciliana: la Legge di Stabilità 2014 (L.r. n. 5/14) formata da 50 articoli, di cui ben 33 impugnati giustamente dal Commissario dello Stato. Manovra bis (L.r. 13/2014): formata da 16 articoli, di cui solo uno impugnato; eureka! Infine, la Manovra-ter (L.r. da pubblicare) formata da 76 articoli, di cui 21 impugnati.
Pensiamo che sia un record difficilmente eguagliabile da qualunque altra Regione italiana, a Statuto ordinario o speciale.
L’Assemblea regionale costa ai siciliani 160 milioni l’anno, più di 13 al mese, per ottenere questo squallido risultato. Il Consiglio regionale della Lombardia, che ha identiche funzioni senza il privilegio dello Statuto speciale, costa 100 milioni in meno, cioè 60 milioni.
Non è comprensibile come i novanta consiglieri-deputati, indipendentemente dalle loro casacche, possano approvare disegni di legge che poi vengono regolarmente falcidiate dal Commissario dello Stato. O sono asini, nel senso di ignoranti, o in malafede.

Nessuno si offenda per quello che scriviamo: non c’è niente di personale. Il rilievo riguarda la funzione di chi ha responsabilità istituzionali e dovrebbe onorarle con competenza, conoscenza e professionalità.
Co-responsabili della catastrofe legislativa regionale sono gli oltre quaranta dirigenti dell’Ars che percepiscono fra i 150 e gli oltre 250 mila euro l’anno. Costoro dovrebbero conoscere le modalità di formazione delle leggi, sapere a memoria quali presentano elementi di incostituzionalità, quindi soggetti al machete del Commissario dello Stato.
Siccome non riteniamo che siano ignoranti, nel senso che ignorano la legge e le modalità per formarla, dobbiamo pensare che sono in malafede, per reggere il sacco ai consiglieri-deputati.
Quale sembra la logica di questa squallida faccenda: noi dirigenti prepariamo i testi, voi consiglieri-deputati li approvate, infischiandovene della Costituzione, quell’arcigno Commissario poi ce li boccia. Quindi, cari clienti e privilegiati di turno, non prendetevela con noi.
Si dovrebbero vergognare, burocrati e consiglieri-deputati. Altro che guadagnare 20 mila euro al mese!

 
Ho letto le 18 pagine del ricorso presentato alla Corte Costituzionale dal prefetto Carmelo Aronica. I rilievi mi sembrano ineccepibili, per quanto io non sia un giurista. Si vedrà se la Consulta li accoglierà, tutti o in parte.
Ma intanto, risulta evidente che i legislatori siciliani hanno la coda di paglia. Se fossero sicuri del fatto loro, il ddl impugnato potrebbe essere ugualmente promulgato dal presidente della Regione, salvo a pagarne le conseguenze nel caso di censura da parte della Suprema Corte.
Dalla lettura di tutto il ricorso e della parte del ddl impugnato, si desume una grande superficialità nell’indicare le procedure e le coperture finanziarie, per cui c’era da aspettarsi l’estesa bocciatura.
Non sappiamo di che cosa abbia parlato il presidente della Regione quando si è recato negli uffici del Commissario, dal momento che sembra non avere tenuto conto delle sue indicazioni.

Fra gli altri, è stato bocciato l’articolo 68 in materia di trasparenza e pubblicità sull’attività amministrativa degli enti territoriali siciliani e delle loro partecipate.
L’obiettivo è sacrosanto, dal momento che solo due siciliani su dieci vanno sui siti Internet e che l’opinione pubblica viene informata delle azioni degli enti territoriali solo attraverso i quotidiani. Perciò non si capisce perché sia stato inserito nel comma 6 anche il periodico.
Hanno sbagliato, secondo noi, alcuni giornalisti a scrivere che l’articolo è stato bocciato per un cavillo. Non è vero. è stato bocciato perché degli incompetenti hanno previsto che la copertura della spesa poteva avvenire mediante l’utilizzo di 2 milioni di euro impegnati nell’esercizio 2013 ai sensi dell’articolo 55 della L.r. 9/2013.
Chiediamo ai soloni dell’Ars come potevano essere utilizzate tali somme se, a seguito di giudizio di parifica della Corte dei Conti sul conto consuntivo dell’esercizio 2013, erano state trasformate in residui passivi. Di fatto cancellate.
C’è di più. Anche se non fosse stato impugnato, l’articolo 68 non poteva essere operativo, perché i 2 milioni non c’erano più.
Kafka non avrebbe saputo fare meglio.

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