Musica e business, alla Sicilia resta il talento - QdS

Musica e business, alla Sicilia resta il talento

Rosario Battiato

Musica e business, alla Sicilia resta il talento

martedì 19 Agosto 2014

Milano e Roma sono le capitali nazionali dell’industria musicale: assieme fatturano quasi sette miliardi sugli otto nazionali. Catania e Palermo distanti dai grandi centri che hanno fatto delle note un comparto produttivo

PALERMO – L’industria musicale italiana ha una capitale ben precisa e si chiama Milano. Nel capoluogo lombardo si concentrano infatti 3,6 miliardi su 8,2 del totale del business musicale nazionale. Al secondo posto troviamo Roma con 3,1 miliardi. Il resto è distribuito tra gli altri grandi centri nazionali, mentre per i poli musicali isolani c’è veramente poca roba. Lo studio è della Camera di Commercio di Milano che ha aggiornato i suoi dati al primo trimestre del 2014.
Per diversi anni Catania ha rappresentato una fucina di talenti dal calibro internazionale – Carmen Consoli, Franco Battiato, il siracusano Mario Venuti, Luca Madonia e il compianto organizzatore Francesco Virlinzi, l’uomo che portò i Rem nel capoluogo etneo – che però non si è mai legata a un modello di business vincente. In tempi recenti sono sorte nuove realtà interessanti, ad esempio c’è ZanneFestival che, pur essendo un’operazione di nicchia, ha raccolto il meglio dell’indie rock mondiale, mentre altre hanno chiuso i battenti. Il riferimento corre alla bella esperienza della Lomax, la sala concerti catanese che, dopo diversi anni di attività nel quartiere di San Cristoforo, è stata penalizzata dalla poca sensibilità delle amministrazioni comunali e da un furto che ha sancito l’impossibilità di continuare a far quadrare i conti.
I numeri dicono che gli affari con la musica si fanno altrove. In Lombardia il settore musicale vale circa 4 miliardi di euro, Roma si prende altri 3,1 miliardi. Le briciole, circa un miliardo, vanno poi distribuite tra le altre grandi città italiane. Il centro studi della Camera di Commercio di Milano ha rilevato che, al primo trimestre del 2014, una impresa musicale su cinque in Italia è lombarda, 1.999 (10mila addetti) su 9.952. E di queste ce ne sono 911 milanesi  con 6mila lavoratori su un totale nazionale di 50mila.
A livello nazionale, escludendo Roma e Milano, ci sono Napoli con 517, Torino con 420, Bologna con 219 e Cremona con 202. Per addetti, prime Roma con 12mila, Milano con 6mila, Ascoli, Firenze, Bologna e Torino, oltre mille. E la musica muove anche un indotto considerevole se consideriamo che concerto di un cantante italiano conosciuto porta in media alle imprese del settore alberghiero di Milano e provincia 70 mila euro al giorno in più (+2,3% l’occupazione delle camere). La cifra sale fino a 350mila euro per i nomi più importanti e sfiora i 700mila per i grandi tour-evento.
La prima siciliana per totale imprese nel settore musicale è Palermo, al diciannovesimo posto con 123 aziende, seguita a poca distanza da Catania a quota 116.
 Nota particolare per Enna che risulta la penultima provincia italiana con appena 11 imprese complessive. Scomponendo il dato, il miglior risultato delle siciliane è raggiunto nella categoria commercio-musica che vede Catania tra le prime dieci d’Italia con 46 imprese.
Le realtà isolane crollano, invece, nella classifica degli addetti piazzandosi nella parte bassa della classifica. Le prime due province sono sempre Catania (268) e Palermo (253) per un dato che è lievemente in controtendenza rispetto alla classifica delle imprese e che lascerebbe intendere una certa predominanza di lavoro sommerso che sfuggirebbe alla classificazione. L’unico risultato degno di nota, che piazza Catania e Palermo tra le prime quindici province d’Italia, riguarda il settore nel commercio-musica che vede 68 addetti per provincia. Il business musicale, da queste parte, non può considerarsi ancora maturo.

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