Camusso contesta Renzi e le misure del governo - QdS

Camusso contesta Renzi e le misure del governo

Oriana Sipala

Camusso contesta Renzi e le misure del governo

venerdì 22 Agosto 2014

Il sottosegretario all’Economia, Baretta, smentisce l’ipotesi del blocco contratti

ROMA – Sul tema del lavoro e della pubblica amministrazione l’intesa tra governo e sindacati non è mai scontata. Anzi, le ultime dichiarazioni di Susanna Camusso lasciano presagire confronti lunghi e complicati. “Non è nelle nostre intenzioni, ma potrebbe essere un autunno caldo”, avrebbe infatti affermato la leader della Cgil, aprendo un fronte con il governo sui suddetti temi. In particolare, sulla riforma della Pa, la Camusso avrebbe espresso delle perplessità: “Siamo preoccupati, non vediamo le risposte necessarie a una domanda molto importante: che tipo di amministrazione vogliamo in Italia? Il progetto presentato dal governo non soddisfa e non intacca le troppe rendite di posizione in campo”. Secondo la numero uno della Cgil, la riforma serve a ridurre il peso dei burocrati e ad aprire alla meritocrazia in ambito pubblico solo “a parole”. “In realtà – aggiunge – è il contrario: è come se si considerasse la Pubblica amministrazione lo staff della politica, anziché garantirle la terzietà. La politica non distingue fra funzione di Stato e funzione di governo”.
Sulle accuse al sindacato, considerato da Renzi una forza del “no”, il segretario generale della Cgil quindi replica: “Bubbole, il decreto legge del governo ha finito per preservare tutti quelli in grado di esercitare una lobby. Così si finisce solo per penalizzare i lavoratori. L’effetto è paradossale: ci troviamo a licenziare precari nei settori strategici: centri per l’impiego e tribunali, cioè lavoro e giustizia, le priorità – a parole – del governo”.
Di tutt’altri toni è il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, il quale ripone piena fiducia sul fatto che le risorse per la manovra 2015 arriveranno dalla spending review, ma anche da altre fonti, come “i risultati positivi a consuntivo della lotta all’evasione fiscale, le maggiori entrate Iva derivanti dai pagamenti dei debiti della P.a. e dall’ecobonus e i risparmi sullo spread”. “Non c’è, dunque nessuna ipotesi di lavoro nel governo e al Mef per intervenire sulle pensioni”, ha continuato il sottosegretario. Quella riportata dallo stesso Baretta in alcune interviste, ovvero la possibilità di un contributo di solidarietà sulle pensioni oltre i 2000 euro “è solo un’ipotesi personale”, precisa.
 
“C’è da riformare il sistema degli ammortizzatori sociali – continua Baretta sulle pensioni -, vorremmo introdurre, anche se con delle penalità, una maggiore flessibilità per chi vuole andare in pensione anticipatamente”. Circa l’ipotesi di intervenire sulle pensioni più alte, il sottosegretario afferma di trovare “singolare, in un Paese con disparità così evidenti, che non si possa nemmeno discuterne” e ricorda che quando si parla di una pensione netta di 3.500 euro al mese “siamo già nel novero dei redditi più alti che medi”. Baretta parla anche di un’altra ipotesi, quella che il governo intervenga sul sistema delle detrazioni: non “possiamo immaginare che le detrazioni sui mutui, per le spese veterinarie o le palestre possano essere ancora concesse a tutti a prescindere dal reddito”. Infine, sul paventato blocco del contratto degli statali e dei loro stipendi, Baretta smentisce, parlando di ipotesi che “mi risultano sconosciute”.

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