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Catania – Nessun “Piano organizzativo” e scarsa cultura del risultato

Desiree Miranda e Agostino Laudani

Catania – Nessun “Piano organizzativo” e scarsa cultura del risultato

sabato 10 Ottobre 2009

Il manager di Palazzo degli Elefanti sta formando i dirigenti su obiettivi da raggiungere e valutazione. Comune, parla il direttore Lanza: “I processi cambieranno solo nel lungo termine”

CATANIA – Esiste un Pops (Piano organizzativo per la produzione di servizi) nel Comune di Catania? Ovvero, l’ente ha un omologo di quello che in un’azienda si chiamerebbe Piano industriale? La risposta è no. E il direttore generale Maurizio Lanza preferisce piuttosto parlare di “affinamento della macchina organizzativa”, sostiene che bisogna “recuperare efficienza” e che questo va fatto guardando molto all’aspetto “culturale”.
Ovvero? “Il dirigente comunale – spiega Lanza, che abbiamo intervistato  per sapere di nuovi risultati raggiunti nell’organizzazione comunale – è culturalmente abituato ad un contesto in cui ragionare per obiettivi o valutare il proprio personale non è un fatto abituale, dove le logiche elementari della gestione delle risorse umane sono sconosciute”.
Insomma, per Lanza è un problema di mentalità. La macchina burocratica del Comune, sul piano organizzativo, ancora “fa acqua” e sembra un barca in avaria. Soprattutto perchè il lavoro si basa ancora soprattutto sulla carta mentre l’informatizzazione – per quanto ci siano progetti in corso – resta un obiettivo da raggiungere, prima o poi. Ci sono diversi dirigenti che ormai hanno una certa età e che non sanno affrontare in modo congruo le problematiche lavorative, soprattutto quelle che riguardano i processi gestionali del settore, ormai obsoleti e modificabili solo nel lungo termine.
“Pensare di incidere su questa cultura di un dirigente di una certa età è molto difficile, perché è inevitabile che un dirigente a pochi anni dalla pensione non pensi all’obiettivo a lungo termine”, prosegue Lanza, che comunque è speranzoso per il futuro, quando i più anziani saranno sostituiti dai giovani, cosa che accadrà in un tempo relativamente breve, considerando che nel prossimo triennio sono previsti circa 400 pensionamenti – gia avviati – che coinvolgono anche i dirigenti.
“Magari il giovane manager può immaginare uno sviluppo di carriera qui dentro, quindi se gli imponi un sistema lo segue, perché sa che così facendo avrà un riconoscimento – spiega il direttore generale. Manca proprio la cultura che serve perché il Comune etneo funzioni davvero. La valutazione del dipendente, ad esempio, necessaria per l’avanzamento di carriera dello stesso, non è mai stata considerata importante. Fino ad oggi i dipendenti del Comune di Catania sono sempre stati giudicati come i migliori dipendenti che si possano avere: nelle schede di valutazione hanno avuto sempre un bel “dieci” in tutti i fattori, ma la realtà dei fatti, la concretezza dei problemi che si affrontano continuamente nel Comune dimostrano il contrario. Ovvero: “se i dirigenti valutano benissimo i loro dipendenti, mentre i servizi non funzionano come dovrebbero, è evidente che questi dirigenti si stanno facendo un autogol”, ipotizza Lanza.
A quanto pare, però le cose stanno cambiando. “A volte – continua il direttore – ho la sensazione di parlare da solo, però molti iniziano a seguirmi. Ho fatto dei seminari per spiegare cos’è la valutazione, quali sono i rischi, ma prima che questa nuova cultura che cerco di diffondere venga assimilata da tutte e 20 le direzioni, dai circa 4000 dipendenti e dalle decine di dirigenti del Comune di Catania dovrà passare molto tempo”.

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