La Sicilia è seduta sulla miniera dei Beni Culturali - QdS

La Sicilia è seduta sulla miniera dei Beni Culturali

Carlo Alberto Tregua

La Sicilia è seduta sulla miniera dei Beni Culturali

venerdì 19 Settembre 2014

L’assessore pensa ad altro

Un proverbio dice che il Signore dà i biscotti a chi non ha i denti. Se l’immenso tesoro, la miniera d’oro dei beni culturali che si trova in Sicilia fosse in un’altra regione del Nord Italia o d’Europa, costituirebbe un motore turbo dell’economia, perché verrebbe messa a reddito.
Qui, invece, dirigenti regionali, dirigenti provinciali (soprintendenti), sottodirigenti, normali e non normali, dipendenti e tutti quelli che ruotano attorno a questa miniera d’oro si comportano come se non esistesse.
Il ministro Dario Franceschini ha disposto che i 400 musei statali sui circa 4.000 esistenti in Italia, restino aperti la prima domenica di ogni mese, con l’accesso gratuito a tutti i visitatori. L’iniziativa ha avuto già successo, perché in quella domenica le visite sono state fatte non solo dai singoli, ma da famiglie intere.
Franceschini ha tolto l’inutile esenzione agli over 65 (me compreso), cosicché gli incassi sono aumentati. Ma gli altri 3.600 musei dormono.

La Regione ha un’enormità di personale, quasi 20.000, di cui almeno 10.000 del tutto inutili alla produzione dei servizi. Eppure, i musei, i luoghi archeologici, le riserve marine, quelle ambientali e quant’altro vengono chiusi nei giorni festivi e la sera, senza alcun motivo. Ma intanto che si arreca questo danno alla Sicilia e ai turisti, dirigenti e dipendenti continuano a percepire regolarmente i loro lauti stipendi.
Non si capisce perché i dirigenti regionali non attuino un organizzato programma che metta sul sito tutti i beni culturali della Sicilia, ne organizzi le visite dei turisti e degli appassionati, promuova all’estero l’oro azzurro che c’è qui e, in definitiva, faccia aumentare i pernottamenti, attualmente miserevoli.
Poco tempo fa è stata pubblicata sulla Guri la legge n. 106/14, denominata Art Bonus. Con essa vengono messi a disposizione di cittadini, imprese, banche ed altri contribuenti deduzioni fiscali su liberalità e donazioni indirizzate ai beni culturali, nella misura del 65 per cento. 
Si tratta del bonus più alto d’Europa, ma nel periodo dall’approvazione ad oggi non ci risulta che abbia prodotto alcun effetto in Sicilia. Si tratta di un grave vulnus che ha una precisa responsabilità.
 

La responsabilità è dell’assessore al ramo, Pina Furnari, che da quanto ha assunto il ruolo, non ci risulta che abbia messo in moto un progetto per la valorizzazione e la messa a reddito dei beni culturali siciliani.
Le abbiamo chiesto, lo ripetiamo, nel corso del forum pubblicato il 18 giugno 2014, che ci facesse pervenire gli elenchi di tutti beni della Sicilia da restaurare, provincia per provincia, in modo che pubblicandoli gratuitamente si potesse attirare l’attenzione di mecenati e sponsor. Ancora questi elenchi non ci sono arrivati. Non ne comprendiamo la ragione, quando l’interesse dell’assessore dovrebbe essere quello di attirare gli sponsor.
Né sappiamo se i soprintendenti si siano messi alla ricerca di mecenati, come impone la richiamata legge, o se abbiano ottenuto finanziamenti.
Insomma, ora lo strumento c’è, è forte e deve essere messo in atto senza tentennamenti né alcuna perdita di tempo. 

Mettere in vetrina (web) i beni culturali della Sicilia, con un ordine preciso, in base alla tipologia, spiegando gli itinerari, gli orari e i modi per poterli visitare, farebbe crescere, soprattutto in bassa stagione, il numero dei visitatori e dei pernottamenti. Ovviamente, l’azione dell’assessore e del dg dovrebbe viaggiare in sintonia con i sindaci, in modo da creare una forte sinergia tendente a fare massa critica che ottenga, appunto, il risultato di attrarre turisti da tutto il mondo.
È ora che gli sfaticati dirigenti regionali e locali si mettano in testa che devono guadagnarsi i lauti stipendi che percepiscono e possono farlo solo se dimostrano che raggiungono risultati. Un dirigente vale solo in base ai risultati raggiunti. Con la crisi che ci attanaglia non possiamo più permetterci dirigenti che occupano seggiole tanto per trascorrere il tempo. Lo stipendio dev’essere ragguagliato al risultato: scarsi risultati, scarsi stipendi.
La questione è chiara: i destinatari di queste osservazioni possono far finta di niente, ma nel medio periodo soccomberanno di fronte alle proteste dei siciliani.

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