Ricerche e concessioni, offensiva dei comitatini contro il premier - QdS

Ricerche e concessioni, offensiva dei comitatini contro il premier

Rosario Battiato

Ricerche e concessioni, offensiva dei comitatini contro il premier

domenica 21 Settembre 2014

Ricorso al Tar Lazio contro il decreto del ministero Ambiente sulla compatibilità del progetto Off-shore ibleo. Comuni di Ragusa, Licata, Scicli, P. Montechiaro e S. Croce a fianco delle associazioni

PALERMO – Comincia il contrattacco. I cosiddetti “comitatini” – questo il termine sprezzante utilizzato dal premier Renzi per definire le associazioni ambientaliste – si sono organizzati e adesso, appoggiati dalle amministrazioni locali, si stanno attrezzando per far arenare i progetti energetici del governo nazionale. Nel mirino del ricorso al Tar del Lazio ci sono le trivellazioni al largo della costa siciliana.
I comuni di  Licata, Ragusa, Scicli, Palma di Montechiaro e Santa Croce Camerina, coalizzati con le associazioni ambientaliste (Greenpeace, Wwf, Legambiente, Lipu, Italia Nostra, Touring Club, Legacoop Pesca Sicilia e Anci) hanno fatto ricorso per bloccare il progetto che prevede la creazione di otto pozzi, una piattaforma e vari gasdotti al largo della costa tra Gela e Licata. Tutti compatti nell’opposizione al decreto 149/14, emanato dal ministro dell’Ambiente, che sancisce la compatibilità ambientale del progetto "Off-shore Ibleo" di Eni. Si tratta del decreto di Valutazione di impatto ambientale (Via), la cui conclusione è avvenuta il 27 maggio scorso e che, in dettaglio, riguarda due perforazioni “esplorative” (Centauro 1 e Gemini 1) e sei pozzi di produzione commerciale (Argo 2 e Cassiopea 1- 5)”.
Il gruppo è agguerrito e soprattutto, come si legge in una nota, “è la prima volta che un fronte così ampio si schiera compatto contro le trivellazioni off-shore, confermando che la tutela del mare e la volontà di seguire una strada ben diversa da quella fossile intrapresa dal governo e confermata con le forzature normative contenute nel cosiddetto decreto legge Sblocca Italia”.  
Lo scorso luglio Greenpeace ha realizzato un dossier molto approfondito sulla questione dell’off-shore ibleo.
In previsione non ci sarebbero soltanto i pozzi ma anche “la realizzazione di una serie di oleodotti (sealines) collegati a una nuova piattaforma, Prezioso K, che sorgerà nei pressi dell’attuale piattaforma Prezioso, e di un collettore degli oleodotti (Plem: pipeline end manifold)”. A queste costruzioni si aggiungerebbe “un’area a terra (onshore: 2.500 m ), ove è prevista la realizzazione di infrastrutture  di connessione con la rete distributiva (e stoccaggio temporaneo durante i lavori), situata a circa 5 km dal centro di Gela” all’interno della Zona a protezione speciale (Zps) “Torre Manfria, Biviere e Piana di Gela”, e prossima al Sito di interesse comunitario (Sic) “Biviere e Macconi di Gela”.
Nel suo rapporto l’associazione ambientalista ha poi evidenziato le complicazioni che potrebbero derivare per le attività produttive dell’area, pesca e turismo su tutte, e le pericolosità per il territorio considerando l’alto rischio geologico e il rischio ambientale.
Leoluca Orlando, sindaco di Palermo e presidente regionali dell’Anci, suona la carica. “Siamo lieti di apprendere che è stato depositato il ricorso al Tar per fermare il progetto OffShore Ibleo, al largo della costa tra Gela e Licata.
Anche l’AnciSicilia, infatti, nei mesi scorsi ha aderito alla battaglia giudiziaria promossa da varie associazioni ambientaliste, tra cui Greenpeace contro le trivellazioni”. Per il primo cittadino del capoluogo si tratta di un grande risultato perché “i comuni maggiormente interessati hanno accolto l’invito lanciato dalla nostra associazione, aderendo numerosi e compatti ad un’iniziativa in difesa del Mediterraneo, e in particolare, delle coste della Sicilia”.



Il senso di Matteo Renzi per gas e petrolio
 
PALERMO – L’architettura renziana della gestione energetica nazionale è molto chiara: potenziamento della produzione di idrocarburi. Non è una novità, lo diceva già diversi mesi fa, e adesso la strategia ha trovato conferma nei contenuti del decreto Sblocca Italia che alla voce “semplificazione idrocarburi” precisa che “oltre alle norme sulla realizzazione di infrastrutture necessarie per aumentare e differenziare i canali di approvvigionamento dall’estero, si è proceduto anche rispetto alla valorizzazione dei non trascurabili giacimenti di idrocarburi presenti sul territorio nazionale, sbloccando cospicui investimenti (ipotizzabili in 15 miliardi di euro)”.
In altri termini priorità alle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi e quelle di stoccaggio sotterraneo di gas naturale, “delineando quindi procedure chiare ma commisurate alla natura di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità”. Se non dovesse bastare si prevede anche la possibilità di bypassare del tutto Regioni e comuni attraverso l’introduzione di “un titolo concessorio unico, comprensivo delle attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi” nel principio di tutela costituzionale dell’ambiente.

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