Messina - Sogepat, partecipata fantasma - QdS

Messina – Sogepat, partecipata fantasma

Lina Bruno

Messina – Sogepat, partecipata fantasma

giovedì 30 Ottobre 2014

La società andrebbe rifinanziata. Una strada poco praticabile, per il vice sindaco Signorino. Entro il 30 novembre si potrebbero avviare iniziative, il potenziale è di un mln €

MESSINA – Una partecipata che da tempo ha perso ogni attrattiva per Enti pubblici e organismi privati ma che potrebbe invece finanziare ancora qualche infrastruttura con il residuo disponibile di circa  980 mila euro, ma i progetti vanno presentati entro il 30 novembre. La Sogepat fu costituita nel 1999 con il 51%  di capitale pubblico e 49% privato per gestire il patto territoriale di Messina e le agevolazioni previste dalla legge 488/92 a favore delle imprese con unità produttive in zone svantaggiate.
All’inizio era previsto un investimento di oltre 59 mln di euro per  41 progetti ma dopo rinunce e revoche la società si trovò a gestire circa 36 mln di euro erogati dal Ministero dello sviluppo economico per 27 imprese che hanno occupato, secondo quanto è stato relazionato, 465 persone. 
Nel 2010 la società è stata posta in liquidazione visto che le finalità per cui era nata si erano in linea di massima esaurite e i soci non avevano alcun interesse a sborsare denaro. Anzi Comune di Messina e Provincia avevano deciso di uscire dalla Società senza però concretizzare mai nulla. Il commissario liquidatore, l’avvocato Silvano Martella, spiega che i tentativi di chiudere la società sono stati rallentati dallo stesso ministero dello Sviluppo economico perché intanto c’erano tutta una serie di obblighi normativi da adempiere a cui si era aggiunta la gestione delle proroghe concesse alle imprese e delle rimodulazioni del finanziamento residuo. Il primo decreto di rimodulazione è del 2003 per un importo di circa cinque milioni di euro, risorse che sono state destinate a dieci iniziative nel settore turistico alberghiero con la previsione occupazionale di 108  lavoratori. Nel 2009 poi è arrivata la proroga di due anni  per l’entrata a regime delle attività. 
Dopo quattro anni  la Sogepat continua a sopravvivere con circa 20 mila euro di debiti, due dipendenti licenziati ma con un filo che la lega alla possibilità di utilizzare quanto resta delle rimodulazioni del finanziamento iniziale. Per accedere ai fondi ministeriali intanto la Società deve essere rimessa in bonis, i progetti devono prevedere opere infrastrutturali di interesse pubblico ed essere consegnate entro fine novembre, in caso contrario i 980 mila euro andranno persi.
Dall’esito dell’assemblea programmata per il prossimo 11 novembre si saprà se Messina perderà l’ennesima occasione.
Tra gli enti pubblici che costituiscono la Sogepat, le quote maggiori li detengono Camera di Commercio, Comune di Messina e Provincia, tra i privati domina Confindustria con 127 quote. Chi ha interesse a rifinanziare la società? Se ci fosse un progetto condiviso, si potrebbe dire, ad esclusione di qualche situazione,  un pò tutti i soci visto che si parla di realizzare infrastrutture di utilità pubblica.
Per mesi si è ipotizzato che il Comune di Messina, presentasse il progetto della riqualificazione del mercato Zaera, ampliato di un piano dedicato all’e-commerce e alla diffusione di prodotti tipici, facendosi magari carico di mettere in sesto la società. Strada che il vice sindaco Guido Signorino adesso ritiene poco praticabile per la complessità delle procedure e dell’opera, per le risorse che vanno anticipate senza la certezza dei tempi del finanziamento, per la volontà espressa più volte  da Palazzo Zanca di cedere le proprie 49 quote.
L’assessore al bilancio e ai rapporti con le partecipate però non esclude sull’ipotesi ulteriori riflessioni prima della scadenza dei termini. Un progetto sulla riqualificazione della sede della Camera di Commercio pare che lo presenti Confindustria. “Va ridato decoro al plesso di piazza Cavallotti – dice il presidente Alfredo Schipani – con interventi che non impegnano oltre i 980 mila euro, risorse che non possono andare perse;  sulla messa in bonis ci si dovrà confrontare con gli altri soci”.

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