Anbc tiene un tesoro in naftalina - QdS

Anbc tiene un tesoro in naftalina

Carlo Alberto Tregua

Anbc tiene un tesoro in naftalina

mercoledì 12 Novembre 2014

13.189 beni confiscati 20 mld inutilizzati

L’Anbc (Associazione nazionale beni confiscati) ha la sede principale a Reggio Calabria ed è gestita da un direttore, il prefetto Umberto Postiglione. Ha il compito di mettere a reddito o in uso i beni confiscati alla criminalità organizzata che a luglio 2014 erano 13.189 in tutta Italia,  5.500 in Sicilia.
La stessa Anbc, da noi interpellata più volte, non ha saputo quantificare con precisione a quanti miliardi corrisponde il tesoro che essa amministra, eppure, un’amministrazione funzionante dovrebbe essere in grado, con una semplice somma del valore dei beni confiscati, a determinarne l’ammontare complessivo.
Si potrebbe obiettare che il valore assegnato ai beni confiscati potrebbe non essere quello di mercato. Ma questo è un altro discorso. Perché la stessa amministrazione ha il compito di determinare il valore reale dei beni che amministra.
Proprio in assenza di dati siamo costretti a fare delle stime, che come tutte le stime sono arbitrarie ed incerte. Tuttavia possiamo ragionevolmente affermare che il valore dei beni confiscati in tutta Italia superi i 20 miliardi e quelli confiscati in Sicilia più di 5 mld. 

Nella passerella di mercoledì 29 ottobre, il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha consegnato 530 beni confiscati allo stesso Stato, cioè a se stesso: una pantomima della quale non comprendiamo il significato. Infatti, non si capisce che senso abbia tale operazione, mentre sarebbe molto più logico che i beni in parola venissero venduti sul mercato, ovvero assegnati a soggetti del terzo settore per attività sociali, o anche utilizzati direttamente dalle pubbliche amministrazioni statali, regionali e locali al posto di immobili per i quali si spendono centinaia di milioni di affitti, arricchendo i palazzinari, soprattutto quelli romani e palermitani.
La questione più grave di questa vicenda è che, come abbiamo pubblicato nell’inchiesta del 23 ottobre, passano fino a 14 anni dal giorno della confisca a quello dell’assegnazione: una dimostrazione inequivocabile dell’inefficienza della burocrazia, che se ne infischia degli interessi generali.
Molti dei beni confiscati sono imprese agricole, industriali, commerciali, della grande distribuzione e via elencando. Imprese che dovrebbero essere messe all’asta per evitare di disperdere un patrimonio di occupazione e ricchezza.

 
L’Anbc dovrebbe essere gestita da un bravo manager che tenesse un conto economico efficiente dal quale potrebbero scaturire notevoli attività. Un bravo manager non darebbe mai in gestione le imprese confiscate ad amministratori giudiziari, spesso avvocati o fiscalisti, che non hanno alcuna cognizione della gestione d’impresa. Ma, appunto, tenterebbero di trovare degli acquirenti in condizioni di farle continuare, soprattutto se attive.
Sembra incredibile rilevare la situazione descritta, la quale fa disperdere risorse malavitose che potrebbero essere messe a profitto o, ripetiamo, a servizio di attività sociali del terzo settore.
Che si aspetta ad attivare questo processo positivo? Si aspetta che tutti i beni si depauperino? Il danno conseguente è enorme perché comunque si tratta di ricchezza che viene bruciata sull’altare dell’inefficienza e che viene sottratta a un ciclo positivo, che potrebbe dare lavoro a migliaia di persone e produrre reddito ed imposte conseguenti.

Certo non possiamo dar torto al direttore dell’Anbc, perché essendo un prefetto, non ha le sufficienti competenze per far funzionare una macchina economica complessa come dovrebbe essere. Fa del suo meglio per gestire in via burocratica l’enorme patrimonio di 13.189 beni che potrebbero generare utili e imposte per cifre rilevanti.
Non si capisce come lo Stato non si accorga di questo tesoro e, soprattutto, non si capisce come il ministro dell’Interno non si preoccupi di farlo diventare effettivamente un tesoro mentre oggi è un insieme di beni all’ammasso e in via di disfacimento: un vero peccato.
Il responsabile del Viminale, sotto cui il terreno frana (l’Ncd è accreditato del 2,7% dei consensi secondo unanimi sondaggi) sta facendo di tutto per autoeliminarsi. Non serve rianimare la sua immagine. Neanche la trasmissione di Fiorello e Baldini che, prendendo in giro Alfano, cercano di rianimarne la moscia immagine, ci riesce. L’Anbc è, dunque, un’organizzazione morta perché non fa quello che dovrebbe ma si occupa solo di fare circolare carte per osservare inutili formalità.

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