Discariche a tempo determinato, per la Sicilia l’alternativa è energia - QdS

Discariche a tempo determinato, per la Sicilia l’alternativa è energia

Rosario Battiato

Discariche a tempo determinato, per la Sicilia l’alternativa è energia

giovedì 20 Novembre 2014

Il rapporto sul waste management di Althesys: altri due anni prima dello stop all’abbancamento dei rifiuti. Alcuni paesi europei hanno addirittura eliminato il ricorso all’interramento

PALERMO – Lo spazio è limitato, i rifiuti no. La capacità di abbancamento delle discariche nazionali potrebbe esaurirsi nel giro dei prossimi due anni, soprattutto in quelle regioni che le utilizzano come riferimento principale del proprio sistema di gestione. Il quadro completo è contenuto nel Was annual report sul ‘waste manegement’, messo a punto dal think tank italiano sull’industria del waste management di cui fa parte anche Althesys (la società di consulenza strategica ambientale), che rilancia le ben note preoccupazioni sul futuro della gestione dei rifiuti.
La situazione siciliana, tra le peggiori in Europa, si può considerare al centro del rischio.
Nell’Isola ci sono ben tredici siti (dieci pubblici e tre privati) che si spartiscono qualcosa come 2,2 milioni di tonnellate di rifiuti urbani (dati Ispra 2013), pari al 93% dei rifiuti prodotti (in Italia la media è del 37%). Due impianti, inoltre, attraversano una situazione particolarmente critica: la discarica di Valanghe d’Inverno della Oikos, in provincia di Catania, è in fase di chiusura dopo la negazione del rinnovo dell’autorizzazione integrata ambientale della scorsa estate, e la discarica di Mazzarà Sant’Andrea, in provincia di Messina, è stata sequestrata all’inizio di questo mese dopo il provvedimento del Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto. Ci sono circa 170 comuni che conferivano, o conferiscono, rifiuti in queste due discariche. Un esempio dell’inaffidabilità di un sistema che non offre alternative praticabili e che, nel giro di qualche mese, potrebbe rapidamente portare a un’emergenza senza precedenti.
Diversi Paesi europei hanno abolito del tutto, o quasi, le discariche, come la Svizzera. In Sicilia, invece, la scusa dell’emergenza perenne continua a determinarne la presenza o la richiesta di nuove. La Regione ha avviato dei bandi di gara europei da 70 milioni di euro per tre nuove piattaforme integrate di smaltimento di rifiuti, ma non ha ancora previsto una strategia complessiva per venire fuori dalla crisi proprio per il ritardo nell’aggiornamento del Piano Rifiuti.
Il commento che si legge nel rapporto di Althesys è chiaro: dai piani regionali emerge “la tendenza a continuare a puntare sulle discariche” oppure “a non prevedere soluzioni per lo smaltimento”. E resta ancora sospesa la questione degli impianti di valorizzazione energetica del rifiuto, che sono una realtà avviata soltanto in alcune zone d’Italia. Lo Sblocca Italia, recente convertito in legge, dovrebbe sopperire a questa grave falla nazionale, anche perché “la ricetta è già indicata dall’Europa e prevede da un lato l’aumento delle percentuali di raccolta differenziata e il recupero dei materiali e dall’altro la termovalorizzazione dei rifiuti indifferenziati”. La distanza che ci separa dalle migliori esperienze europee risiede proprio nel minore ricorso alla valorizzazione con recupero termico ed elettrico. E non solo. Le direttive europee in materia di rifiuti fissano anche precisi obiettivi da raggiungere della quota di riciclo: il 50% nel 2020 e il 70% nel 2030. Poi, la prevenzione con l’introduzione di un obiettivo di riduzione dei rifiuti alimentari del 30% entro il 2025.
Per la Sicilia resta un problema di difficile risoluzione, che abbraccia anche il sistema infrastrutturale sul quale pesano, tanto per cambiare, diverse incompiute. Secondo un recente report della Cisl ci sarebbero ben 8 impianti finanziati e mai attivati per un totale di 100 milioni di euro.

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