In Sicilia 1 startup per ogni impresa fallita - QdS

In Sicilia 1 startup per ogni impresa fallita

Gianluca Di Maita

In Sicilia 1 startup per ogni impresa fallita

domenica 23 Novembre 2014

Il grado di reattività ai fallimenti in un’analisi condotta dall’Ufficio studi della Camera di Commercio di Monza e Brianza. Tra gennaio e settembre in tutta Italia sono nate 286.000 aziende innovative, il picco al Sud

PALERMO – Per ogni impresa fallita nascono 27 start-up. Questo il bilancio dei primi nove mesi del 2014, come evidenziato da uno studio condotto dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Monza e Brianza. Mentre durante l’anno in corso sono fallite 10.483 imprese, sono nate più di 286mila start-up, con un exploit nel Sud Italia.
Nella nostra Regione per esempio, per ogni impresa fallita ve ne sono state 35 che hanno iniziato la propria attività. Un rapporto incoraggiante se paragonato ad una regione leader come la Lombardia. Qui per ogni impresa che ha chiuso i battenti vi sono solo 18 start-up che nascono. È bene tuttavia precisare che rispetto alla Sicilia, la Lombardia presenta il doppio delle imprese che si sono iscritte tra Gennaio e Settembre 2014 (44.735 rispetto alle 22.034 siciliane). Nonostante ciò il risultato conseguito dalle regioni meridionali è positivo, soprattutto se paragonato a zone del Centro e del Nord-Italia, dove le differenze in termini di nuove iscrizioni si appiattiscono. Un esempio su tutti può essere il confronto tra la Puglia e l’Emilia-Romagna.
 
Nella prima regione le nuove iscrizioni sono state nei primi nove mesi pari a 18.861, contro le 20.953 emiliane. Una differenza c’è, ma esigua. Ma andando a vedere il rapporto tra i fallimenti e le nuove iscrizioni il divario diventa molto più ampio, con risvolti a favore della regione pugliese. Mentre in quest’ultima il rapporto è quasi di 38 nuove imprese per ogni fallimento, in Emilia il rapporto scende a 27 start-up per ogni fallimento.
In ogni caso, a guidare le file meridionali nonostante l’ottimo risultato siciliano, vi è la Basilicata con un indice di reattività pari a 47, dove tuttavia vi è un tessuto imprenditoriale abbastanza ridotto. Seguono il Molise con 41,1 (per cui vale lo stesso discorso fatto per la Basilicata), la Calabria con 40, la Sardegna con 38 e la Puglia con 37.
Se la natalità delle start-up registra dati estremamente positivi (+120%), stesso discorso non si può fare per quanto riguarda gli investimenti. Lo rivela il secondo studio “The Italian Start-Up Ecosystem: who’s who”, condotto dall’Associazione Italia Startup.
Partendo da una mappa aggiornata delle start-up italiane si può rilevare che: su 2.716 nuove imprese innovative, sono 197 quelle finanziate, 36 gli investitori istituzionali (di cui 6 pubblici e 30 privati), 100 gli incubatori e acceleratori (60 pubblici e 40 privati), 38 i parchi scientifici e tecnologici, 62 gli spazi di co-working, 52 le competizioni dedicate alle start-up. Il trend degli investimenti che fino al 2013 si faceva forte di un continuo e stabile
+15%, nell’anno in corso ha cambiato rotta. All’aumento del 17% degli investitori business angel, family office e generic incubatori, è seguito un drastico calo del 33% degli investitori istituzionali. E sempre per quanto riguarda gli investimenti ecco che emerge il gap tra Nord e Sud. Nel 75% dei casi questi sono presenti nelle regioni settentrionali, nel 19% nel Centro e solo nel 6% dei casi nelle regioni meridionali.

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