Nino D’Asero: "Un piano serio per il turismo dell’Isola" - QdS

Nino D’Asero: “Un piano serio per il turismo dell’Isola”

Francesco Sanfilippo

Nino D’Asero: “Un piano serio per il turismo dell’Isola”

mercoledì 26 Novembre 2014

Forum con Nino D’Asero, presidente gruppo Ncd all’Ars

Come vivete il passaggio dal Pdl al Nuovo Centro Destra?
“La nostra origine è democristiana che significa confronto, rispetto dell’opinione diversa e selezione della classe dirigente, non dirigismo. Per noi, è stato d’obbligo transitare in Forza Italia, ma è stata una scelta vissuta male, perché il dirigismo che c’era, non era accettato così come le scelte dei candidati fatte dall’alto senza confronto con il territorio. Quando si è trattato di scegliere tra l’Italia e Forza Italia, abbiamo preferito la prima. Se esiste ancora questa realtà che non è finita nelle mani del grillismo, è perché il partito Ncd ha deciso di sostenere il Governo nazionale, impedendo che ne nascesse uno inadeguato. Oggi, difendiamo le Istituzioni e, a mio parere, occorre partire da queste ultime, altrimenti tutto crolla. Oggi, la burocrazia deve essere a supporto dell’attività dei cittadini, non ostacolarli. In Sicilia, esiste una micro-impresa che resiste e occorre che le Istituzioni siano a supporto dei cittadini. Quando vi è attività di verifica, non è necessario aggredire i cittadini che lavorano, devono esserci i controlli ma nel rispetto di chi lavora, non criminalizzandoli. Se non si servono i cittadini e le imprese che sono il nostro bastione economico, non si possono pagare le tasse e non esistono entrate e si creerà il deserto. Perciò, servono una rivoluzione culturale e una grande opera di sensibilizzazione, così che ciascuno capisca come dare un contributo a questa realtà”.
Il controllo della politica sulla burocrazia è venuto meno con la legge 10 del 2000 sulla dirigenza, dove avete lasciato il potere di decisione al burocrate?
“Quella legge è nata per separare la gestione dall’indirizzo politico, però ciò ha provocato delle storture. Per questo, sono stati creati due redditi, uno da lavoro e uno da risultato e alcuni burocrati vogliono entrambi senza assumersi responsabilità. Esiste, però, la legge 5 del 2011, che riguardava la semplificazione burocratica, che è rimasta inattuata, perché mancano i decreti attuativi, perché i burocrati sono restii a rendere applicabile una legge che può costituirgli una minaccia. Perciò, è necessario che la politica ricopra quel ruolo d’indirizzo che richiede una qualità che, oggi, è assente perché i cittadini stanno perdendo fiducia nelle Istituzioni. Invece, è necessario un grande impegno comune al di là dei pregiudizi ideologici che porti a un impegno per conseguire obiettivi realistici”.
Quali programmi volete portare avanti per la Sicilia?
“Occorre elaborare un piano serio per il turismo che porti la Sicilia a vendere il suo prodotto nel Mondo. Questo non può non prevedere di inserire la portualità turistica nel piano e un sistema di certificazione di qualità per alberghi, per ristoranti, per agenzie di viaggi e per le società di servizi. È necessario un sistema che crei una cultura dell’accoglienza, dove il turista sia attratto dal nostro prodotto. Tenendo conto che il turismo medio è andato perduto per l’azione condotta dai Paesi competitori come Grecia, Tunisia e Malta che hanno costi bassi rispetto ai nostri, non possiamo che agire su quello di qualità. Sull’agricoltura, la Sicilia ha una grande opportunità, perché si può puntare alla qualità e perché i nostri prodotti ricoprono una funzione importante per la nostra salute. Il grano prodotto in Sicilia corrisponde al 18% del suo potenziale, perché la nostra agricoltura fa parte di un sistema lobbistico, per cui incassa i soldi senza produrre. In questo modo, si è desertificata la nostra produzione, costringendoci a importare il grano dall’estero che non dà le stesse garanzie igienico-sanitarie. Questo processo si può fermare con un’agricoltura di qualità e si ha la possibilità di sponsorizzare i nostri prodotti attraverso Expo 2015, per cui ci sono due mesi per definire un programma che li valorizzi”.
È possibile l’applicazione degli articoli 36, 37 e 38 dello Statuto regionale?
“Sì, è uno dei temi in cui dobbiamo impegnarci, ma per farlo occorre stabilire un rapporto diverso con lo Stato e acquisire autorevolezza da parte delle Istituzioni, dove il Governo regionale non può agire senza tenere conto dell’Ars”.
 
Sull’emergenza credito che cosa può dirci?
“Sul problema del credito occorre fare molta attenzione, perché c’erano tre realtà Incac, Irfis e Crias che sono autonome poiché godono di fondi speciali a supporto della loro realtà. Questi fondi sono stati aggrediti e utilizzati per pagare le spese correnti in modo inappropriato. È stato toccato il fondo Irfis per i teatri, mentre quelli della Crias e dell’Ircac sono stati intaccati per pagare i forestali. Questi fondi che durano da trent’anni, non possono essere liquidati in poco tempo per altri scopi. Il 97% della nostra realtà imprenditoriale è costituito dalla piccola impresa e questi fondi danno respiro alla categoria. Perciò, il nostro dovere è di usare al meglio la legge sulla semplificazione della burocrazia, cui non può che seguire un uso diverso dei fondi comunitari”.
Che cosa si può fare per usare al meglio questi fondi Ue?
“Si ha ancora un anno per definire i finanziamenti del 2007/2013, per cui esiste ancora la possibilità di spendere una parte di quei fondi ancora disponibili. C’è il nuovo programma 2014/2020 e sono previsti anche altri interventi innovativi che l’Ue porta avanti in modo diretto verso gli operatori che ne fanno richiesta. Il programma Horizon 2020, in particolare, che riguarda la ricerca scientifica, l’inclusione sociale e innovazione, è una grande opportunità che dobbiamo essere pronti a cogliere. I fondi Ue non sono le uniche risorse finanziarie, perché ci sono alcuni fondi nazionali che li possono integrare e investimenti privati utilizzabili”.
 
Esistono temi con il Governo Crocetta per cui si possa arrivare a collaborare dopo due anni?
“Personalmente, ho visto che esiste una realtà anomala, ma esiste il rispetto istituzionale, poiché si dialoga, ma non si riesce a concretizzare. Il nostro partito ha dato disponibilità comportandoci in modo responsabile, cosa che, a volte, non è compreso. Di fronte alla possibilità di far crescere la Sicilia, ritengo che non ci debbano essere pregiudizi ideologici, ma che ci sia la volontà a superare questi problemi. Con l’azzeramento della seconda giunta, provocato anche dalla sollecitazione della nostra mozione di sfiducia, si è avuta l’inaugurazione del terzo governo Crocetta. In questo governo, esistono tante figure che lasciano ben sperare, dando riscontro alle nostre attese con risultati concreti. Non mancherà il nostro impegno, anche perché vedo una gran confusione, precarietà e difficoltà, ma anche necessità di soluzioni. Per questo, occorre dare una svolta, rendendo concrete le nostre reali possibilità. La Sicilia si salva con l’impegno di tutti”.
In commissione Affari Istituzionali state lavorando alla riforma delle Provincie. Quali sono le novità?
“Di recente, c’è stata l’audizione dell’Assessore agli Enti locali, Marcella Castronovo che ha lavorato nella Presidenza del Consiglio dei Ministri e che conosce bene la Legge Delrio. C’è una realtà delle provincie molto difficile e occorre garantire alcuni servizi essenziali. La riforma Delrio, del resto, non vuole creare nuovi soggetti, ma realizzare un’area vasta che badi alla programmazione. A gennaio la legge deve essere pronta per poi essere attuata l’8 aprile. Infine, i servizi pubblici locali costituiscono le emergenze da affrontare come i rifiuti, l’acqua e il dissesto idrogeologico. Su questi temi, occorre confrontarci nel tavolo delle riforme”.

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