Quando fare una cosa? Ieri! - QdS

Quando fare una cosa? Ieri!

Carlo Alberto Tregua

Quando fare una cosa? Ieri!

mercoledì 03 Dicembre 2014
Ci sono tanti tira in lungo endemici e incorreggibili, ed altri tira in lungo perché disordinati, anche se animati di buona volontà. Poi ci sono quelli che non hanno volontà di fare, i cosiddetti nati stanchi. Sono coloro che preferiscono fare domani quello che potrebbero fare oggi.
C’è chi è dotato di iniziativa, cioè fa il locomotore. Costui agisce senza bisogno che qualcuno glielo dica o lo indirizzi, mentre altri, prima di muoversi, se lo fanno dire due o più volte. Altri ancora vanno avanti solo se qualcuno li spinge. Insomma, stanchi si nasce e si vive per riposare, tanto che è meglio dormire di giorno oltre che di notte.
Se poi si vede una persona che cerca di lavorare, bisogna distoglierla perché farebbe molta fatica, la fatica porta sudore, il sudore è umido, l’umidità fa male, ergo il lavoro fa male.
I nati stanchi cercano di fare il meno possibile ovvero far fare agli altri quello che dovrebbero fare loro stessi, assumendo che di troppo riposo non è mai morto nessuno. Infine, se gli viene voglia di lavorare si siedono e aspettano che gli passi.

Questo non è un inno a chi vede la vita in negativo, ma la evidenziazione di un certo modo di vedere la vita, un modo passivo, da parassita, da chi non vuol dare nessun contributo agli altri, ma cercare di ottenerlo gratuitamente e senza metterci nulla del proprio.
Se tutti fossero orientati al fare, al fare bene, ad ottenere risultati, metterebbero nell’angolo gli sfaccendati, quelli che sono un peso per la Comunità. Ci sono sempre stati i fattivi e i nullafacenti. La differenza sta nella conoscenza. Chi sa vale, chi più sa, più vale.
Per sapere, bisogna informarsi, ascoltare e leggere. Bisogna elaborare, valutare, dopo aver capito gli avvenimenti, le loro cause ed i loro effetti. Nessuno si dovrebbe muovere senza sapere in che direzione andare. Ognuno dovrebbe decidere prima di fare qualcosa; senza conoscenza non può essere in condizione di decidere.
La questione che prospettiamo non vale solo nel mondo delle attività economiche, ove senza efficienza ed organizzazione, oltre che senza capacità, non si ottengono risultati. Vale anche nel terzo settore, nel volontariato e nelle attività solidali, nelle quali vi sono, di solito, poche risorse che debbono essere utilizzate al massimo.
 

Per quanto precede, servono efficienza ed organizzazione, due qualità che si ottengono con lo studio e con la pratica, utilizzando metodi razionali, basati sulla logica, che è lo strumento per fare le cose in modo sistematico e senza sbavature.
Se qualcuno chiedesse quando dover fare una certa cosa, la risposta secca e sintomatica dovrebbe essere: ieri. Come dire che il tempo scandisce le attività di ogni genere. Esso va usato con grande attenzione perché è limitato e, come ogni cosa limitata, non deve costituire un abuso.
Peraltro il tempo è una convenzione fra le persone viventi. Esso non esiste, tanto è vero che nel corso dei secoli sono stati formulati più calendari e, ancora oggi, civiltà diverse usano calendari diversi. Tuttavia, il metronomo lo scandisce con precisione. Un’orchestra non potrebbe suonare senza il tempo, niente potrebbe funzionare senza orari. Si tratta di una condizione che è indispensabile perché vi possa essere una convivenza ragionevole. Ma quanta gente abusa del tempo? Quanti perditempo ci sono in giro?

Tanti! Persone su cui non si può contare, inaffidabili, capaci di profluvi di parole e di alimentare col fiato la loro bocca.
È ovvio che tutto non si può fare nello stesso tempo. Ne consegue che le attività da svolgere devono essere programmate, stabilendo, però, per ognuna di esse, un inizio ed una fine. Insomma, va sempre steso un cronoprogramma o, se volete una tabella di marcia, per stabilire quando una certa cosa si dovrà realizzare. Questo è anche un modo rispettoso nei confronti di terzi, i quali non debbono restare in balìa di chi deve fare le cose, ma sapere quando tali cose verranno fatte.
Muoversi nella vita in modo ordinato è un’altra forma di rispetto per il prossimo. Non si può pensare di rispettare i terzi se non si rispetta sé stessi. Ne consegue che solo chi rispetta sé stesso rispetta il prossimo.
Sembra un’osservazione banale, mentre si tratta di un comportamento importante che ognuno di noi deve tenere se vuole onorare la propria vita e, perché no? Anche l’altra vita che, prima o dopo, arriverà.

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