Fotovoltaico: quando l’impianto fa aumentare il valore catastale - QdS

Fotovoltaico: quando l’impianto fa aumentare il valore catastale

Bartolomeo Buscema

Fotovoltaico: quando l’impianto fa aumentare il valore catastale

mercoledì 10 Dicembre 2014

Circolare dell'Agenzia delle entrate, confermata dal ministro delle Finanze, considera immobili i pannelli. Oltre i 3 kWp la quota di ammortamento scende dal 9 al 4% dei costi

CATANIA – Secondo la circolare 36/E dell’Agenzia delle Entrate, gli impianti fotovoltaici sono da considerare beni immobili perché “non sono facilmente amovibili senza costi rilevanti”. Tale circolare ha scontentato parecchi proprietari d’impianti fotovoltaici a tal punto che c’è stata un’interrogazione parlamentare al ministro delle Finanze che, nei giorni scorsi, ha confermato quanto stabilito dalla circolare 36/E dell’Agenzia delle Entrate.
Quando si parla d’impianti  fotovoltaici, bisogna distinguere tra quelli di una certa taglia in genere poggiati su terreni, e quelli molto meno estesi installati sui tetti degli edifici. Per questi ultimi, lo scorso agosto il Governo si era impegnato a non scontentare i proprietari di piccoli impianti fotovoltaici, ma solo con l’attuazione della delega fiscale di cui alla legge n. 23 del 2014 si saprà come andrà a finire. Bisogna, dunque,aspettare ancora qualche mese.
Ricordiamo che nel controverso trattamento fiscale degli impianti fotovoltaici stabilito dall’Agenzia delle Entrate con la circolare numero 36/E, del 19 dicembre 2013, è stato chiarito che gli impianti fotovoltaici sono sempre considerati beni immobili, sia ai fini catastali che fiscali, salvo alcune eccezioni come gli impianti di potenza inferiore a 3 kWp e quelli che incrementano il valore catastale di un immobile in una percentuale inferiore al 15%.
Le conseguenze di tale chiarimento sono due. La prima è che un impianto fotovoltaico con potenza maggiore di 3 kWp, se ha un valore catastale superiore al 15% di quello dell’immobile servito, fa aumentare il valore catastale dell’edificio e le relative imposte.
La seconda conseguenza è che, essendo gli impianti considerati beni immobili, agli stessi si applicherà una percentuale di ammortamento del 4%. Ciò  comporta che se un’impresa, proprietaria di un impianto fotovoltaico, prima deduceva dal suo reddito una quota pari al 9% dei costi dell’impianto (l’aliquota di ammortamento prevista per i beni mobili), adesso deduce solo il 4% l’anno e, sebbene abbia un periodo di ammortamento più lungo, potrà abbattere il carico fiscale in maniera meno consistente.
Dal mese di agosto a oggi qualcosa in sede di commissioni parlamentari è stata fatta: c’è un impegno del Governo a modificare le condizioni di potenza installata per scongiurare l’aumento della rendita catastale nelle abitazioni servite da piccoli impianti fotovoltaici. In particolare, il limite di potenza passerebbe da 3 kWp a 7 kWp, favorendo così i piccoli impianti monofamiliari che, in generale, hanno potenze comprese tra 3 e 6 kWp.

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