Fondi Pac, come cancellare 300 mln alle infrastrutture - QdS

Fondi Pac, come cancellare 300 mln alle infrastrutture

Rosario Battiato

Fondi Pac, come cancellare 300 mln alle infrastrutture

venerdì 19 Dicembre 2014

Il taglio nella Legge di stabilità per finanziare gli sgravi contributivi delle assunzioni alle imprese in tutta Italia. Ferlito (Ance): non se ne comprende la logica, a meno di pensare ad altro

PALERMO – L’Ance Sicilia grida allo scandalo per quella che ormai è cronaca di uno scippo annunciato. La Legge di stabilità contiene il definanziamento dei fondi del Pac (Piano di azione e coesione) che allo scorso 30 settembre non risultavano impegnati in Sicilia e nelle altri regioni del Sud. Il ddl, che proprio ieri è stato portato in Aula al Senato, aveva comunque già ricevuto il via libera della Camera, dove si era consumata la bocciatura degli emendamenti di Sel e Forza Italia che avevano provato a salvare i fondi. Complessivamente si tratta di circa 500 milioni di euro in meno per la Sicilia (4 miliardi complessivamente) che saranno dirottati sul provvedimento per gli sgravi contributivi alle imprese di tutto il territorio nazionale che faranno assunzioni a tempo indeterminato.
Un taglio di risorse che mantiene una duplice valenza perché, oltre a ridurre risorse economiche per l’Isola, aggredisce la spesa per le infrastrutture. “In Sicilia, fra le varie misure, la riprogrammazione del Pac, per quanto riguarda le nuove infrastrutture, – si legge in una nota dell’Ance – prevedeva il cofinanziamento di opere strategiche per lo sviluppo dell’Isola: il collegamento viario Nord-Sud (399,2 milioni, di cui 25 di fondi Pac), alcuni tratti della bretella di collegamento con l’aeroporto di Comiso (44,92 milioni, di cui 30 di fondi Pac), lo scorrimento veloce Licodia Eubea- A/19 (113 milioni di fondi Pac), interventi nel porto di Gela (49 milioni, di cui 30 di fondi Pac) e interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico (79 milioni)”.
Complessivamente si tratta di 277 milioni di euro in meno, nonostante, secondo il documento del Pac, “dopo il 30 settembre la Regione abbia già impegnato una parte di queste somme”. Un gancio di sicuro effetto che potrebbe avere ulteriori ripercussioni sul futuro delle infrastrutture isolane in quanto a causa della mancanza di liquidità e dei vincoli del Patto di stabilità “per la Sicilia sarà assai difficile potere disporre delle risorse residue del Pac e di quelle previste per il 2015 dei 9 miliardi della nuova programmazione 2014-2020 del Fondo di sviluppo e coesione”.
“Colpisce soprattutto – ha commentato Salvo Ferlito, presidente dell’Ance Sicilia – che il governo nazionale ci tolga i fondi per la mitigazione del rischio idrogeologico, uno dei suoi cavalli di battaglia al punto che nello ‘Sblocca Italia’ ha stanziato 4 miliardi di euro. Non si comprende la logica e la coerenza di questa iniziativa, a meno che non si debba pensare ad altro”.
Soldi che al governo nazionale serviranno per sostenere le assunzioni delle imprese, ma che andranno a incidere direttamente sulla chiusura dei cantieri isolani causando ulteriori licenziamenti nel comparto edilizio. E a questo punto le responsabilità vanno condivise. “Infatti – ha aggiunto Ferlito – se è vero che la politica e la burocrazia regionali sono responsabili del tardato utilizzo di queste risorse, da un esecutivo come quello nazionale, caratterizzatosi per gli annunci sull’efficienza, ci si aspettano semmai interventi per sbloccare ed accelerare l’impiego di questi fondi a favore dei territori cui erano destinati, piuttosto che colpi di spugna per spostarli su misure forse utili alle promesse del momento ma non certo alla Sicilia”. Tutto questo mentre la deputazione regionale isolana a Roma sembra, salvo timide rimostranze, apparentemente appiattita sulle ragioni di partito.
 
Questo atteggiamento instilla in Ferlito “qualche dubbio sulla reale volontà e capacità dell’attuale governo nazionale di aiutare il Sud e la Sicilia ad uscire dalla crisi e dall’emarginazione economica e dal disastro sociale provocato da centinaia di migliaia di licenziamenti”.

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