Direttiva contro le clientele negli uffici regionali - QdS

Direttiva contro le clientele negli uffici regionali

Rossana Indelicato

Direttiva contro le clientele negli uffici regionali

martedì 23 Dicembre 2014

Direttiva del 24 ottobre 2014 del responsabile anticorruzione e trasparenza della Regione Siciliana, Luciana Giammanco. Contro rapporti di convenienza con esterni che stipulano contratti o chiedono autorizzazioni o altro

PALERMO – “Il comma 9, lett. e), dell’art. 1 della legge n. 190 del 6 novembre 2072, (recante ‘Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella Pubblica amministrazione’) obbliga le PP.AA. a svolgere una attività di monitoraggio in merito ai rapporti intercorrenti con i soggetti esterni che con le stesse stipulano contratti o i soggetti interessati a procedimenti di autorizzazione, concessione o erogazione di vantaggi economici di qualsiasi genere da parte dell’Amministrazione”. Esordisce così la direttiva del responsabile per la prevenzione della corruzione e per la trasparenza della Regione siciliana, Luciana Giammanco, del 24 ottobre 2014 relativa all’attuazione del Piano triennale di prevenzione della corruzione (Ptpc), che monitora i rapporti tra la Pubblica amministrazione e i soggetti esterni.
In particolare, tale disposizione è rivolta ai referenti per la prevenzione della corruzione e per la trasparenza, agli uffici di diretta collaborazione del presidente e degli assessori, ai responsabili del procedimento di pubblicazione dei contenuti nel sito istituzionale, al webmaster del sito istituzionale della Regione siciliana. Obiettivo della direttiva è quello di prevenire rapporti di “convenienza” e clientelismi di ogni sorta.
 
La sollecitazione è chiara: è dovere, si legge nel documento, eludere “rapporti di coniugio, parentela o affinità, né con i propri dipendenti, né con i dirigenti e i dipendenti dell’Amministrazione”. Devono essere garantite trasparenza e imparzialità, così come efficienza, controllo, pari opportunità, come disposto dal Dpr n. 62/2013 e dall’art. 1, legge regionale 15 maggio 2000 n. 10 del vigente Codice di comportamento dei dipendenti dell’Amministrazione regionale e degli enti.
Le Amministrazioni sono tenute, inoltre, come previsto dall’ art. 71 del Dpr 445 del 28 dicembre 2000, ad effettuare idonei controlli in tutti i casi in cui sorgono fondati dubbi sulla veridicità delle dichiarazioni sostitutive.
Il presidente della Regione, con decreto n. 231 del 30 luglio 2013, ha nominato responsabile per la Prevenzione della corruzione e per la Trasparenza Luciana Giammanco, dirigente generale del Dipartimento della funzione pubblica e del personale. “Il Responsabile – si legge nel Piano triennale di prevenzione della corruzione – è il riferimento per l’implementazione dell’intera politica di prevenzione della corruzione e per la trasparenza nell’ambito dell’Amministrazione regionale”. È il garante della buona fede degli enti pubblici e dell’affidamento degli incarichi dirigenziali, ruolo coadiuvato dai referenti dipartimentali.
La macchina dell’Amministrazione regionale, dunque, prevede un incarico e un volto specifico alla lotta alla corruzione e ne definisce le funzioni all’art. 43 del Dlgs n. 33/2013 e all’art. 15 del Dlgs n. 39/2013.
Diversi i compiti del responsabile anticorruzione: dall’elaborazione e aggiornamento annuale del Ptpc da sottoporre all’Organo di indirizzo politico, alla selezione e formazione dei dipendenti destinati ad operare in settori particolarmente esposti alla corruzione, alla valutazione dell’attuazione del piano e della sua idoneità. Assicura, inoltre, di concerto con il competente referente, l’effettiva rotazione degli incarichi nelle aree ad elevato rischio corruzione, così come si occupa di selezionare il personale di formazione. Tra le sue funzioni i decreti sopracitati includono la vigilanza sul rispetto delle norme in materia di inconferibilità ed incompatibilità, la predisposizione e l’aggiornamento annuale del Programma triennale per la trasparenza e l’integrità.
Luciana Giammanco ha inoltre il compito di emanare direttive per la corretta attuazione degli obblighi di pubblicazione di dati, documenti e informazioni, svolgere costante attività di monitoraggio sull’adempimento degli obblighi di pubblicazione previsti dalla normativa vigente. Funzione imprescindibile costituisce l’obbligo di segnalare all’organo competente (Oiv, Anac o Ufficio procedimenti disciplinari) i casi di mancato o ritardato adempimento. La cura, la diffusione, l’inserimento di valide informazioni esterne, interne o dei referenti del Ptpc e l’avvio di attività istruttorie in caso di segnalazioni fondate, sono altre funzioni fondamentali del responsabile anticorruzione disposte per legge.
Entro il 15 dicembre di ogni anno si tirano le somme, ma il termine è stato recentemente slittato dalla stessa autorità a livello nazionale. L’Anac, infatti, come ci ha riferito ieri la stessa dottoressa Giammanco “con avviso pubblicato in data 12/12/2014 nel proprio sito web, ha pubblicato la scheda standard che i Responsabili della prevenzione della corruzione sono tenuti a compilare per la predisposizione della Relazione annuale prevista dall’art. 1, comma 14, della legge n. 190/2012. Nello stesso avviso l’Anac, ha comunicato che la relazione dovrà essere pubblicata esclusivamente nel sito istituzionale di ogni Ente, entro il 31/12/2014, nella sezione "Amministrazione Trasparente", sotto sezione Altri contenuti-corruzione”.
La relazione sui risultati dell’attività viene anche trasmessa all’Organo di indirizzo politico. La predisposizione del Ptpc, redatto con il contributo del Servizio 5 trasparenza e semplificazione del Dipartimento regionale della funzione pubblica e del personale, deve infine tener conto delle normative sopravvenute che impongono adempimenti, compiti e finalità istituzionali, nonché rischi emersi successivamente alla predisposizione del documento e i nuovi indirizzi diramati dall’Organo di indirizzo politico.

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