Economia, timida ripresa ma la Sicilia deve correre più degli altri - QdS

Economia, timida ripresa ma la Sicilia deve correre più degli altri

redazione

Economia, timida ripresa ma la Sicilia deve correre più degli altri

martedì 30 Dicembre 2014

Le stime di Confindustria parlano di un 2015/2016 di graduale recupero per l’Italia. L’Isola non può restare ancora indietro. Dopo un 2014 difficile, il nuovo anno porta con sé numerose speranze e qualche incertezza

PALERMO – Addio a un 2014 difficile e benvenuto a un 2015 che si preannuncia pieno di speranze e allo stesso tempo carico di insidie.
A livello nazionale, le speranze sono affidate alle promesse di ripresa che il nuovo anno porta con sé. Secondo le stime, il Paese potrebbe iniziare a uscire dalla recessione a partire proprio dai prossimi mesi, così come evidenziato anche dalle previsioni di Confindustria.  “L’Italia – come si legge nell’ultimo rapporto sugli scenari economici del Centro studi dell’associazione – sarebbe ‘in uscita dalla recessione’: il Pil tonerà positivo dal primo trimestre 2015 con un più 0,2%, per poi salire gradualmente nel biennio”.
Allo stesso tempo, però, “cresce la disoccupazione”, con Confindustria che stima che in totale, tra disoccupati, part-time involontari, scoraggiati e quanti in attesa di una risposta saranno “8 milioni e 600 mila le persone a cui, in un modo o nell’altro” mancherà il lavoro.
Il 2015-2016 si prospetta come “un biennio di graduale recupero per l’Italia”: Confindustria lo delinea “con cautela”, in “contesto enigmatico”, anche se lo scenario economico globale si presenta migliore rispetto a qualche mese fa. L’incertezza, comunque, “rimane principale ostacolo”.
In tutto questo, se l’Italia si presenta timida e ancora incapace di lanciarsi verso una ripresa definitiva, la Sicilia rimane ancora più indietro, quasi l’ultima, malandata ruota di un carro che sembra finalmente pronto a ripartire. Se l’incertezza riguarda anche le regioni più ricche del Paese, essa ha ancora più effetto in quelle aree che già arrancavano prima dell’avvento della crisi economica globale.
La nostra regione sembra essere incapace di lasciarsi alle spalle tutte quelle criticità che l’hanno da sempre contraddistinta, anche a causa di una guida politica che non è riuscita a valorizzare le enormi potenzialità del territorio.
La speranza è che il 2015 possa rappresentare il primo tassello di una svolta che deve arrivare anche e soprattutto a livello politico-amministrativo, con una Regione che punti finalmente a mettere benzina nel serbatoio delle Piccole e medie imprese e a puntare finalmente sugli investimenti legati alle infrastrutture. Soltanto così le parole crescita e sviluppo potranno finalmente essere accostate alla Sicilia.
Tornando alla ripresa del Pil a livello nazionale, il Centro studi di Confindustria stima che esso inizi a risalire nel 2015 con un più 0,5% e proseguirà nel 2016 con un più 1,1%.
Il tasso di disoccupazione, però, “rimarrà ancorato sugli alti livelli di fine 2014”, salendo ancora dal 12,7% previsto in media d’anno al 12,9%, “mentre scenderà progressivamente nel 2016, di pari passo con la ripresa dell’occupazione, registrando un 12,6% in media d’anno (12,4% nel quarto trimestre)”.
Ma quali sono le ragioni che impediscono all’Italia e alla Sicilia di crescere definitivamente, lasciandosi alle spalle una crisi che sembra essere durata anche troppo? Tra le maggiori criticità del Paese, secondo Confindustria, c’è sempre la corruzione, “vero freno per il progresso economico e civile”.
Gli industriali stimano addirittura che “se con Mani Pulite l’Italia avesse ridotto la corruzione al livello della Francia (un punto in meno), il Pil sarebbe stato, nel 2014, di quasi 300 miliardi in più (circa 5 mila euro a persona)” nell’arco di vent’anni.
I casi che hanno investito quasi tutte le Regioni d’Italia – dalla Sicilia alla Lombardia, passando per il Lazio – e non ultima la questione Roma Capitale hanno posto la luce dei riflettori sulle tante zone oscure che hanno contraddistinto le stanze del potere italiane: un sistema che nel corso degli anni ha puntato ad arricchire un ristretto gruppo di persone a danno della collettività. E che a partire dal 2015 deve essere invertito.

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