Stesse regole fra pubblici e privati - QdS

Stesse regole fra pubblici e privati

Carlo Alberto Tregua

Stesse regole fra pubblici e privati

martedì 13 Gennaio 2015

Ritorno a merito e responsabilità

Le leggi Brunetta che hanno inserito nella Pubblica amministrazione i valori di merito e responsabilità, per quanto annacquati, non hanno avuto alcun riflesso concreto perché non sono stati emanati i relativi decreti attuativi.
Perché questa omissione? La risposta è nella considerazione che il tacchino non ama il Natale. I decreti attuativi, infatti, dovevano essere preparati dai burocrati con i quali si doveva obbligatoriamente selezionare quella parte di dirigenti e dipendenti pubblici bravi, in fascia alta (il 25 %), un’altra parte, quelli normali (il 50%), e una terza parte di pessimi (il residuo 25 %).
In atto, invece, sono tutti uguali che lavorino bene o male, o che non lavorino per niente: un lavoro scollegato dagli obiettivi per cui dirigenti e dipendenti pubblici bravi e onesti e gli altri incapaci e corrotti percepiscono gli stessi emolumenti.
In Italia, vi sono 3,4 milioni di dipendenti pubblici e non va dimenticato quel milione di dipendenti delle partecipate di ogni livello.

La più grande concentrazione di dipendenti pubblici si trova a Roma, sede di Quirinale, Senato e Camera, Governo e Ministeri, Regione Lazio, Roma capitale, nonché tutti gli uffici periferici delle Regioni, gli uffici dell’Unione europea e chi più ne ha più ne metta. Tutti questi dipendenti pubblici non hanno sentito neanche un briciolo di crisi, ma hanno chiesto, con tracotanza, gli aumenti stipendiali quando la maggioranza dei cittadini italiani ha sofferto pesantemente, in questi sette anni.
I nodi sono venuti al pettine, i privilegi di dirigenti e dipendenti pubblici sono sempre più evidenti, l’insofferenza dei cittadini verso questi 4,4 milioni di privilegiati è chiara e con essa la crescita dell’indignazione e dell’incazzatura.
È ora che si arrivi a una svolta, rappresentata dalla riforma della Pubblica amministrazione, in preparazione a cura del ministro Marianna Madia, che dovrebbe andare in approvazione al Consiglio dei ministri del prossimo 20 febbraio, secondo quanto ha comunicato il presidente del Consiglio.
Non abbiamo ancora la bozza di questa riforma, per cui indichiamo le linee-guida che essa dovrebbe contenere, se si vuole fare sul serio.
 

La prima deve riguardare l’adozione di pari regole nel pubblico e nel privato. Regole basate sull’efficienza e sulla capacità di raggiungere i risultati. è vero che la Pubblica amministrazione non è un’impresa, ma è anche vero che tutte le Pubbliche amministrazioni sono aziende vere e proprie, seppure non abbiano scopo di lucro.
Esse debbono funzionare al meglio, utilizzando efficacemente la combinazione delle risorse umane e professionali, senza consentire ad alcuno di approfittare di rendite di posizione, ovvero di svolgere altri lavori, o ancora di percepire stipendi immeritatamente.
La seconda linea-guida riguarda l’azzeramento di tutti i compensi addizionali allo stipendio base, comprese le vergognose indennità di presenza (vigili urbani) o di viaggio (dipendenti delle Ferrovie dello Stato). Dopodiché eventuali compensi addizionali o premiali vanno attentamente vagliati perché corrispondano effettivamente a un super lavoro, non fine a se stesso ma che tenda a superrisultati.

Una terza linea-guida riguarda il complesso di premi e sanzioni che devono bilanciarsi in modo da mettere in competizione tutti i dirigenti e i dipendenti pubblici per fare di più e meglio, con una selezione precisa che tenga a gratificare i migliori e a sanzionare i peggiori. Senza una graduatoria redatta in base al merito, non vi può essere un cambiamento radicale del funzionamento delle Pubbliche amministrazioni.
Una quarta linea-guida deve riguardare i dirigenti, che, proprio perchè tali, non possono avere il contratto a tempo indeterminato. Parificarli al settore privato significa che essi sono soggetti alla stipula di contratti che possono essere risolti dal datore di lavoro pubblico per inefficienza o inefficacia.
Una quinta linea-guida deve riguardare l’obbligo di ogni dirigente e dipendente pubblico di portare sui siti qualunque cosa facciano, tutti i loro compensi ed emolumenti e i procedimenti, in nome del diritto dei cittadini di sapere quello che si fa nei palazzi.
Auguri, Renzi e Madia.

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