Spesa pubblica Beni culturali: -23% in 10 anni - QdS

Spesa pubblica Beni culturali: -23% in 10 anni

Gaia Perniciaro

Spesa pubblica Beni culturali: -23% in 10 anni

mercoledì 21 Gennaio 2015

Dal 2010 l’Italia è nella classifica europea dopo la Lituania e l’Estonia e dal 2011 ultimi tra 27 Paesi compresa la Grecia. Giglione: “Utilizzare al meglio i beni culturali anche con la collaborazione di altri assessorati”

PALERMO – “Il settore più bistrattato nel corso degli anni 2000 in Italia è quello della Cultura: un ambito in cui il divario tra azioni programmatiche e risultati effettivi è enorme, l’argomento più rilevante nelle dichiarazioni dei politici e il principale oggetto di taglio in tutte le fasi di restrizione della finanza pubblica”. A dichiararlo Mariella Volpe, responsabile Sistema conti pubblici territoriali presso l’Unità di valutazione degli investimenti pubblici nel presentare e commentare l’edizione 2013 delle Monografie regionali Cpt , quarta dall’avvio del progetto, dedicata a un’analisi del settore Cultura e servizi ricreativi.
“Adesso – continua Volpe – i flussi finanziari nel settore allargato della cultura nel corso degli anni 2000 si sono più che dimezzati a livello nazionale, sia in termini di totale della spesa pubblica, sia e soprattutto in termini di spesa per lo sviluppo”.
“Il divario fra le potenzialità degli attrattori culturali regionali e i risultati di accesso effettivo finora registrati – aggiunge Giuseppe Nobile per il Servizio statistica ed analisi economica del Nucleo regionale Cpt – sono al centro dell’azione dei responsabili delle politiche regionali per migliorare le prestazioni del settore, tuttavia, negli ultimi anni, la gestione dei beni culturali in Sicilia ha potuto disporre di minori risorse.
Nell’arco di un decennio il declino della spesa pubblica nel settore Cultura ha registrato un calo nazionale del 15% e un calo regionale del 23% (variazione da 150 euro procapite a 110 euro procapite), calo che si è sentito soprattutto nel volume degli investimenti con una leggera ripresa nel 2001 e nel 2008 in corrispondenza della chiusura dei cicli di programmazione comunitaria”.
Il processo di ricostruzione delle informazioni, relative al periodo 2000-2011, si fonda sulla rilevazione dei valori di spesa, di fonte Cpt e integrati con informazioni territoriali di fonte Istat e MiBAC, dei diversi soggetti che operano sul territorio regionale, siano essi appartenenti sia alla Pubblica amministrazione (Pa), che all’extra Pa nazionale o locale.
“Molto importante – racconta Volpe – è stato il ruolo delle risorse aggiuntive, che in alcuni anni hanno completamente soppiantato le risorse ordinarie (2005 e 2006) con un pesantissimo affetto sostitutivo e non aggiuntivo. Tutto questo ci ha portato già dal 2010 ad essere nella classifica europea dopo la Lituania e l’Estonia, nonostante l’enorme ricchezza del nostro patrimonio culturale, e dal 2011 ultimi tra 27 Paesi compresi quelli caratterizzati da squilibri di finanza pubblica più forti. Considerando poi che l’Italia è l’unico Paese a possedere dati su quello che viene chiamato settore pubblico allargato potremmo dire che in realtà il divario che ci separa con le altre nazioni è decisamente più grande”.
“Occorre utilizzare al meglio – dichiara Rino Giglione, dirigente generale dipartimento Beni culturali – i beni culturali, ma va rivisto l’intero sistema anche con la collaborazione di altri assessorati. L’utilizzo di questi dati è uno strumento importante di supporto”.
“Purtroppo  – conclude Nobile – non siamo in possesso di dati più recenti perché attendiamo la chiusura dei conti consuntivi degli enti pubblici, ma il rapporto annuale pubblicato a giugno 2014 dalla Fondazione Symbola con Unioncamere ha già registrato una crescita dell’export legato a cultura (+ 35%). Nonostante il calo generalizzato del complesso delle ‘sponsorizzazioni’ registrato negli ultimi anni quelle destinate alla cultura sono cresciute tra il 2012 e il 2013 del 6,3% arrivando a quota 159 milioni”.
 


Una scelta più selettiva dei progetti d’investimento
 
“La drastica riduzione degli investimenti nei beni culturali e calo di risorse finanziarie ha portato la Sicilia verso la messa in cantiere di iniziative di migliore qualità attraverso una scelta più selettiva dei progetti di investimento”. Lo dichiara Giuseppe Nobile per il Servizio Statistica ed Analisi Economica del Nucleo Regionale Cpt che, con la speranza che possano diventare buone pratiche per il futuro, racconta l’esperienza comune con i colleghi de Nucheo regionale del Veneto nell’attuazione di progetti come ‘meraviglie di Venezia’ e ‘Itinerari ambientali nella Valle dei Templi di Agrigento’.
“La scarsità di risorse – spiega e racconta Nobile – può diventare la fonte principale dell’innovazione. Il messaggio principale che vorremmo dare è quello di non fermare la fruizione di questi luoghi alla cristallizzazione nel tempo dello loro immagine e delle loro forme e contenuti, ma di studiare e conoscere l’evoluzione di un territorio oltre l’epoca archeologica per cui è famoso attraverso un raggio ampio su tutte le possibili attività interistituzionali che possono favorirlo, cercando di coinvolgere altri soggetti per la gestione e la valorizzazione del sito. Per un migliore utilizzo del territorio in termini di interconnessioni con altri settori e realtà del luogo la scuola è una parte attiva che va considerata e non vanno dimenticate le aziende agricole ed enogastronomiche locali”.

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