Cittadino che denunzia non è delatore - QdS

Cittadino che denunzia non è delatore

Carlo Alberto Tregua

Cittadino che denunzia non è delatore

sabato 24 Gennaio 2015

Attivare numero per i Comuni

L’evasione fiscale e contributiva è uno dei cancri più gravi dello stato di salute del nostro Paese. Gli altri due sono la corruzione e la criminalità.
Secondo il governatore di Bankitalia, Visco, l’economia illegale vale il 10% del Pil, sarebbero circa 160 miliardi, una cifra enorme. Da essa scaturisce l’evasione perché tutto il circolante in nero, ovvero le sovrafatturazioni, oppure l’aumento dei costi non vero, creano un insieme di distorsioni che portano iniquità tra i cittadini e disparità fra gli operatori economici. 
Infatti, i cittadini che non pagano le imposte ma usufruiscano ugualmente dei servizi, di fatto caricano sui cittadini onesti quella parte dei costi non corrisposti dalle relative imposte.
Nel mondo delle imprese, chi evade è avvantaggiato rispetto a chi corrisponde imposte e contributi previdenziali, danneggiandolo.
Si è posto il problema, in quest’ultimo decennio, su come scoprire gli evasori. Da poco tempo Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza sono in condizione di accedere ai conti e ai depositi bancari per fare controlli incrociati. La circolazione dei contanti è limitata a 999 euro per transazione, da 1.000 euro occorre la traccia.

La GdF ha istituito il numero 117 a cui ogni cittadino può effettuare segnalazioni sul tenore di vita di altri cittadini che magari non hanno dichiarato redditi adeguati. Sbirciando nel sito di un capoluogo isolano abbiamo visto che c’è un consigliere comunale che ha dichiarato nel 2014, per l’anno 2013, l’enorme reddito di 6.500 euro.
Mascherata sotto la privacy, l’autorità competente ha di fatto negato la pubblicazione degli elenchi delle dichiarazioni dei redditi. Non si capisce quale violazione vi possa essere se viene pubblicato, sul sito dell’Agenzia delle Entrate, comune per comune, il reddito complessivo delle persone fisiche: nome, cognome, importo. Io sarei onorato di trovarmi in quell’elenco.
Peraltro, tutti coloro che rivestono funzioni pubbliche o politiche hanno già depositato la loro dichiarazione dei redditi e l’elenco delle proprietà. A tutti costoro non è successo nulla.
Il cittadino che volesse sapere quale sia stato il reddito complessivo dichiarato da un parlamentare nazionale, o consigliere regionale e locale non ha che da andare sul sito dell’ente.
 

Segnalare alla GdF posizioni sospette non è, dunque,  delazione, bensì un atto di equità sociale che deve aiutare la macchina pubblica a scoprire i cattivi cittadini, quelli che non pagano le imposte.
Anzi, oltre al 117, andrebbe istituito un altro numero unico nazionale per comunicare ai vigili urbani di ogni comune eventuali abusi, evasioni o comportamenti sospetti di concittadini.
Insomma, la gravità dell’evasione, estesa e profonda, comporta anche la necessità di un controllo sociale, senza del quale è difficile far emergere comportamenti scorretti.
Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza, sono in condizione di monitorare il rapporto fra tenore di vita e redditi di ognuno dei 60 milioni di cittadini. Però, non avendo sufficiente personale, anche per la difficoltà di trasferire da altre amministrazioni ulteriori dipendenti e dirigenti, (nonostante la leggi di mobilità), è impensabile che possano andare a scoprire tutti gli evasori, i grandi e i piccoli. 

Si stima che le imposte non incassate dallo Stato superino i 100 mld l’anno. Di essi l’Agenzia delle Entrate riesce a portarne a casa 13 o 14. Ciò significa che più di otto decimi dell’evasione rimane nascosta. Se lo Stato riuscisse ad incassare l’ottantina di miliardi mancanti, potrebbe destinarli ad investimenti ed infrastrutture e con ciò creare 80.000 posti di lavoro.
Naturalmente la lotta all’evasione e il reperimento dei tributi non pagati non deve costituire un alibi per foraggiare gli sprechi ed il clientelismo diffuso nella Cosa pubblica. Una saggia gestione delle risorse disponibili dovrebbe comportare un equilibrio fra entrate ed uscite, in modo che queste ultime siano utilizzate al meglio per produrre i servizi di cui hanno bisogno i cittadini.
Invitiamo tutti i nostri lettori ad evitare di guardare solo dentro il proprio uscio perché così facendo non aiutano la collettività a crescere. Essa può crescere solo se si diffonde il principio che tutti debbano dare in funzione di quanto prendono e che nessuno, ma proprio nessuno, si possa sottrarre al proprio dovere di contribuire alle spese dello Stato, spese, però, molto oculate.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017